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Valerio Rosso

Psichiatria, Salute Mentale e Neuroscienze

Gaslighting, ovvero il reato di fare impazzire un’altra persona

04/01/2017 da Valerio Rosso 6 commenti

Il termine Gaslighting deriva da un film degli anni ’40 nel quale un marito crudele pianifica di far impazzire la moglie, e di convincere gli altri della sua follia, usando manipolazioni relazionali e stratagemmi per creare un’atmosfera misteriosa e terrorizzante nell’ambiente dove essi vivono.

Il termine deriva da un’opera di teatro del 1938 “Gas light” dalla quale è stato adattato il film “Gaslight” del 1944, uscito in Italia con il titolo di “Angoscia“; questo film rappresenta una pietra miliare dei rapporti tra il Cinema e la Psichiatria: azioni incessanti di manipolazione psicologica possono realmente indurre, in soggetti deboli e suggestionabili, dei reali sintomi di malattia psichiatrica. Il marito riesce infine a portare la moglie alla follia manipolando in maniera fine e quasi impercettibile alcuni elementi dell’ambiente, ad esempio affievolendo le luci a gas (“Gaslight” in inglese) della loro casa, cosa che la moglie effettivamente percepisce ma che il marito insiste essere solo frutto della sua immaginazione.

Il Gaslighting è un concetto poco frequentato dalla psicopatologia forense italiana, al contrario di quella anglosassone dove è possibile trovarlo descritto in diverse sentenze sia nel suo significato specifico che in quello più esteso di fenomeno di manipolazione della psiche di un’altro individuo.

Il Gaslighting può essere definito come un comportamento che il soggetto abusante mette in atto per minare la fiducia che la vittima ripone in sé stessa, dei suoi giudizi di realtà, inducendole sentimenti di confusione sino al vero e proprio distacco dalla realtà, portandola a dubitare di stare impazzendo. SI definisce Gaslighter il soggetto che mette in atto questa fine e progressiva manipolazione mentale, che può annullare alla base ogni certezza, alla stregua di un vero e proprio “lavaggio del cervello”. Questo tipo di manipolazione è difficile da definire poichè può assumere diversissime ed innumerevoli forme, ma è sempre insidiosa e sottile, sempre operata da un soggetto molto intelligente e prevaricante che la mette in pratica a piccole dosi quotidiane. Rappresenta una forma di violenza spesso finalizzata ad un qualche guadagno secondario, anche se può essere agita gratuitamente da personalità sadiche.

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In Italia il Gaslighting viene solo indirettamente riconosciuto come reato. In passato il concetto di “manipolazione della mente” era stato preso in considerazione dall’art 613 c.p. in seguito abrogato, poichè venne ritenuto, in potenza, un escamotage per incriminare i convincimenti personali e le idee. L’eliminazione di quell’articolo ha senza dubbio lasciato un vuoto normativo sulle condotte del Gaslighting: a titolo di nota si rammenta che l’ex art. 613-bis recitava: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque mediante tecniche di condizionamento della personalità o di suggestione praticate con mezzi materiali o psicologici, pone taluno in uno stato di soggezione continuativa tale da escludere o da limitare grandemente la libertà di autodeterminazione è punito con la reclusione da due a sei anni”.

Allo stato attuale il Gaslighting può essere fatto rientrare in quegli articoli del Codice Penale che riguardano i maltrattamenti in famiglia e sul lavoro anche a livello psicologico in relazione all’art. 571 c.p.

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Quando ed in quali modi il Gaslighting può essere messo in atto?

Raramente il Gaslighting prende la forma descritta nel film descritto in precedenza. La normalità prende altre forme, addirittura più subdole: tutte le volte che i nostri sentimenti sono messi in discussione, le nostre convinzioni denigrate, le nostre aspirazioni messe in ridicolo oppure osteggiate; quando veniamo portati a sentirci sbagliati, oppure sistematicamente demoliti psicologicamente al punto di arrivare noi stessi a dubitare dei nostri principi per chiedere all’altro di decidere per noi.

Il termine Gaslighting può quindi indicare ogni forma di manipolazione o prevaricazione psicologica tra marito-moglie, genitori-figli, fidanzati, colleghi di lavoro. Tutte le volte che qualcuno altera la realtà e l’ambiente circostante per confondere un’altra persona, ed i casi vi assicuro che sono numerosi, si sta commettendo un abuso psicologico con possibili gravi conseguenze per la mente della persona abusata.

Il Gaslighting, specie nelle forme più sfumate, è un abuso difficile da rilevare anche a fini medico-legali o psichiatrico-forensi perché molto raramente è accompagnato da violenza fisica o aggressività verbale. Spesso l’abusante si comporta in maniera gentile ed educata, esprimendo falsi sentimenti di comprensione e vicinanza. I gesti manipolativi avvengono in modo sottile, superando raramente  la soglia subliminale.

Il comportamento di chi subisce il Gaslighting attraversa 3 tipiche fasi:
1.Incredulità: la vittima non crede a quello che sta accadendo ed il grande sbaglio è quello di accanirsi a voler convincere del suo punto di vista, peraltro corretto, il soggetto che agisce la manipolazione su di lui, non consapevole della volontarietà dei comportamenti di Gaslighting.
2.Difesa: la vittima tenta di difendersi tramite meccanismi che la condurranno inevitabilmente al fallimento, ovvero con rabbia ed aggressività, sostenendo la sua posizione di persona lucida ed in grado di vagliare la realtà in maniera adeguata.
3.Depressione: il soggetto abusato accetta ciò che il manipolatore ha “inoculato” nella sua mente, si arrende a delle evidenze che non esistono, si rassegna, diventa insicuro, suggestionabile, mansueto ed estremamente vulnerabile e dipendente dal giudizio dell’abusatore. A questo livello il manipolato abbandona la propria percezione della realtà iniziando ad esprimere franchi sintomi psichiatrici simil-psicotici, di pseudo-demenza oppure di panico e di perdita di controllo.

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CEO a valeriorosso.com
Mi chiamo Valerio Rosso e sono un medico, psichiatra e psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico. Da anni divulgo i principali temi della Salute Mentale, delle Neuroscienze e della Medicina Digitale come blogger e come YouTuber. Alcune persone mi conoscono anche come musicista (cercatemi su Spotify, iTunes e YouTube Music).
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Archiviato in:Criminologia, Psichiatria Contrassegnato con: gaslighting, indurre alla pazzia, psichiatria forense

Interazioni del lettore

Commenti

  1. Helena dice

    27/01/2018 alle 4:01 am

    Non vorrei ammetterlo. Non ci posso credere che mi stia succedendo. Ho i dolori al petto. Sento l’angoscia sento l’ansia. Mi sento sola. Non posso parlarne con nessuno. Duro una fatica a stare insieme al marito crescendo una figlia. È vergognoso raccontare i dubbi che sento nel vivere il nostro rapporto. Mi fa pesare ogni giorno, ogni decisìne, ogni cosa. Sono la sua serva, lui rifiuta parlarne. Comincio a perdere la memoria, il collegamento alle cose. Nascondo tutto tra le mura, mi sento isolata e cosi isolo la bambina, per fatica fisica e psicologica. Troppe cose da fare da sola in casa e fuori. A piedi sempre da sola. Sembro una pazza incapace di poter fare, per la stanchezza per il carico delle responsabilità. Non capisco più nulla. Mi cominciò a organizzare male. Mi stanco troppo presto. Lui rifiuta la terapia di copia, come se la copia non siamo mai stati. Sono solo la sua serva. Sono la sua Schiava, per apparire una donna felice, sposata, con figlia. Sono in prigione tra le mura di casa. La sua casa. Non ho niente. Non so cosa fare. Come uscirne. Mi confonde in continuazione.
    Proverò parlare con la pediatra di figlia, non so se mi vorrà credere. Sarà difficile parlarne.. Forse impossibile, per la vergognea, per la mia credibilità, per la fatica quotidiana che devo sostenere. Mi dispiace. Sono stanca.
    Non voglio sentirmi vittima. Non voglio essere vittima. Ma sono completamente dipendente da lui. Quindi? Sono in guai.

    Rispondi
  2. anonimo dice

    14/02/2018 alle 10:45 pm

    Buongiorno dottore,

    Mi chiedevo se fosse possibile parlare in merito a questo argomento,
    Sono un ragazzo di 29 anni, inconsapevolmente credo di essere stato vittima di questa “tecnica”, se così si può definire.
    Ho una famiglia, ma vivo da solo, sto cercando qualcuno con cui parlare. L’unico che è abbastanza maturo in famiglia per affrontare questi argomenti, ma purtroppo tende sempre un po’ a sminuire. Vede, non metto in dubbio che potrebbe essere la cosa migliore da fare, ma sento un grande senso di fallimento in me, inizialmente perchè non mi sentivo all’altezza della ragazza con cui vivevo, ora invece che ho fatto un po’ di chiarezza, ce l’ho con me per essermi lasciato trasportare dalle emozioni, e non essermi tirato indietro alle prime avvisaglie di maltrattamenti…diretti o indiretti che fossero.
    Fortunatamente ho un lavoro, ma dopo la rottura avvenuta un paio di settimane fa, molto spesso mi trovo a riflettere sul perchè sto al mondo. Mi piace il lavoro che faccio, e ci metto discreta passione…ma nel profondo sento che qualcosa si è rovinato. E’ come se avessi perso fiducia nei rapporti umani.
    Io seguo una cura per disturbi di ansia sociale, Per alcuni versi mi ritengo una persona forte, su altri aspetti un po’ meno. Il vedere la persona che diceva di amarmi, predersi gioco a tal punto di me, noncurante del fatto che le dicessi che …non volevo più vivere… insomma mi chiedo davvero se sbaglio io qualcosa, perchè sono arrivato a sentirmi così, e se riuscirò a fidarmi di qualcuno in futuro.
    La cosa più brutta è la solitudine dottore, credo che si può superare qualsiasi cosa quando si sente che qualcuno ci tiene a noi, ma ho come l’impressione che quando provo a parlare a qualcuno come ora sto facendo con lei, o non trovi le parole giuste, o trovi dall’altra parte una certa superficialità. Io vorrei tanto non dover più sentire questo senso di solitudine nel mio profondo, sono arrivato a pensare che le persone non mi danno risposte “soddisfacenti” perchè forse i miei non sono problemi reali, magari i loro sono molto più importanti. Eppure, vorrei almeno non dover pensare che la mia vita sia inutile.

    Mi scusi se ho scambiato questa pagina per un posto dove sfogarsi, ma ne avevo il bisogno.

    Buona giornata

    Rispondi
  3. Giorgio dice

    22/03/2018 alle 8:46 am

    Sono convinto, che tale tecnica e/o fenomeno è sempre esistito,basato su rapporti inconsci e poi consci una volta analizzati,sui rapporti di valore ed appartenenza delle persone l’uno all’altra.
    Ed oggi,nel finto bisogno di essere speciali,si è perso quel valore,ed in un mondo dove tutto sembra accessibile,le ultime barriere contro il decadimento sociale sono le tradizioni e la struttura patriarchiale.
    Per questo vi invito ad osseravare i video di un noto psicologo,Jordan B.Peterson,esaustivo sotto ogni punto di vista,anche se in finale risultiamo come il folklore del romanzo “Zorba il Greco”.
    Buona giornata

    Rispondi
  4. Ross dice

    22/07/2021 alle 4:01 pm

    Salve,anch’io credo di essere vittima di gaslighting da parte della mia famiglia sorelle madre e ex marito ci stanno riyscirndo a farmi impazzire tra settimana mixe preso il panico anche perché c’era qualcosa che sentivo mi hanno fatto sllobtsnare dxi miei figli sto refisttnvo ma non fo fino a quando

    Rispondi

Trackback

  1. Disturbi ed Anomalie della Funzione Genitoriale - Valerio Rosso ha detto:
    05/04/2017 alle 5:18 am

    […] tanto da spingere gli interlocutori a dubitare delle loro stesse percezioni. Una sorta di Effetto Gaslighting nel quale l’unico guadagno secondario è un rinforzo narcisistico, assolutamente necessario […]

    Rispondi
  2. Cinema e Psichiatria: una storia comune lunga un secolo - Valerio Rosso ha detto:
    21/07/2017 alle 9:19 am

    […] titolo originale Gaslight deriva l’espressione “gaslighting” che indica una forma di violenza psicologica attraverso cui la vittima viene indotta a […]

    Rispondi

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