Qualcosa sta cambiando nel Mondo in cui viviamo.
Si, è vero, il Mondo è sempre cambiato sin dal suo inizio, ma quello che sta accadendo in questi primi anni del nuovo Millennio ha delle caratteristiche di eccezionalità.
Con questa affermazione intendo dire che si stanno stravolgendo le coordinate di base su cui la nostra mente si mette in relazione con il mondo, ovvero lo spazio-tempo e la possibilità di autodeterminarsi, ovvero la capacità di agire la nostra libertà.
Cerco con tutte le mie forze di non sentirmi “catastrofista” mentre vi espongo questo mio pensiero, d’altra parte le incognite che emergono da questa mia analisi sono più che sufficienti per suscitare in me un senso di “non famigliare”, di perturbante o di Unheimlich come direbbero gli psicoanalisti tedeschi.
Io partirei dal fatto che, di sicuro, i molti vantaggi che questa società ci sta offrendo avranno un prezzo da pagare in termini di nostro personale riadattamento.
Questo lo darei per scontato.
In realtà questa mia riflessione riguarda la necessità di dover valutare se i vantaggi che questo nuovo modo di stare nel mondo ci offre siano o meno superiori agli svantaggi. Ma questa è una valutazione che, ovviamente, dovremmo fare assieme.
Per questo vi voglio dare degli spunti di riflessione.
Ragionando su quali siano le dimensioni esistenziali che stanno realmente cambiate in questi primi anni del 2000, ho dovuto faticare abbastanza per riuscire a concettualizzare ciò che in realtà è sotto gli occhi di tutti. Questo perché i cambiamenti epocali che ci stanno riguardando hanno delle caratteristiche di pervasività tali da passare quasi inosservate, pur nella loro enormità.
I 4 punti che riporto di seguito sono, a mio modesto parere, le quattro dimensioni della nostra esistenza che più massicciamente stanno cambiando il funzionamento della nostra mente, trasformandola ed influenzandola con modalità che non sono al momento prevedibili.
(1) La Velocità
Nella Società attuale la velocità, è ormai una dimensione antropologica ineludibile. O siamo veloci o non siamo. Tutto è velocissimo: il lavoro, l’amore, l’amicizia. I dati che provengono dall’economia indicano chiaramente che quello su cui stiamo viaggiando è un “treno” che non può rallentare, pena la sgretolazione della società così come la conosciamo. Come si adatterà la nostra Mente all’accelerazione dell’ambiente in cui viviamo? Il nostro cervello è di certo uno strumento molto versatile, ma si è evoluto in un contesto molto diverso da quello in cui stiamo vivendo. Quando ci viene richiesto di mantenere ritmi di vita, di comunicazione e di produttività molto elevati quello che tutti subiamo, senza rendercene conto, è una deformazione della variabile del tempo che è intimamente connessa a quella della velocità: il tempo in cui viviamo risulta distorto e si accelera anch’esso, con il risultato che ci sembra di averne sempre meno. Il “tempo”, per gli esseri umani, coincide con la “percezione del tempo” per cui sarà il vissuto del nostro tempo a risultare poco soddisfacente.
(2) Le Relazioni Digitali
Il ‘900 è stato il secolo nel quale abbiamo assistito all’inizio della comunicazione a distanza tra esseri umani, questi primi anni del 2000 saranno ricordati per l’inizio delle relazioni tra esseri umani mediate dalla tecnologia, ovvero la cosiddetta “rivoluzione” dei social media. Come si adatterà la nostra Mente all’impatto delle tecnologie digitali nell’ambito della relazione? Tramite i social media abbiamo la possibilità di coltivare relazioni superando i confini dello spazio, ma non solo. La comunicazione tra esseri umani mediata dal digitale assume caratteristiche inaspettate: si enfatizzano i nostri aspetti narcisistici ed emergono dimensioni profonde che solitamente nascondiamo nella vita analogica. La curiosa e bizzarra sensazione, con la quale il nostro cervello nel bene e nel male si troverà a fare i conti, è quella di vivere due esistenze parallele in due luoghi, il mondo reale e quello virtuale, che solo in parte sono in contatto. È molto interessante ascoltare quello che Sean Parker, inventore di Napster e fra i primi collaboratori di Mark Zuckerberg, dice al riguardo.
(3) L’Eccesso di Possibilità
L’esorbitante incremento delle possibilità di scelta, ovvero il cosiddetto “eccesso di opzioni” è il terzo e ultimo grande cambiamento che sta influenzando la nostra mente. Al riguardo ho già scritto un pensiero su questo blog. Stiamo assistendo ad un eccesso di possibilità di scelta in tutti gli ambiti della nostra vita: dal consumo dei beni, a quello dei contenuti (audio, video, letterari) di cui possiamo fruire o, più in generale, alle possibili direzioni che la nostra vita può prendere. Che cosa accade alla mente dell’essere umano quando le possibilità di scelta sono eccessive? Un esempio banale di come questo eccesso di opzioni possa influenzare la nostra mente, nel bene e nel male, è la possibilità di movimento che abbiamo sul pianeta: ogni essere umano, potenzialmente, ha la libertà di recarsi in ogni luogo del mondo superando confini spazio-temporali impensabili solo 100 anni fa. Per non parlare dei progressi della tecnologia aerospaziale del prossimo futuro che, a quanto pare, renderà possibile la conquista dello spazio anche ai non addetti ai lavori (vedi i progetti del famoso Elon Musk). Tutte queste possibilità/opportunità ci renderanno davvero più liberi?
(4) Il danno Climatico e l’imminente collasso dell’ecologia planetaria
La crescita impetuosa e costante dei consumi non è più sostenibile sul piano ambientale e, davvero molto presto, ci sarà un prezzo da pagare per tutta l’umanità. Tutti noi veniamo a conoscenza di come il nostro pianeta sia stato sfruttato e martoriato dalla razza umana ma la reazione più frequente è quella del diniego. Semplicemente facciamo finta di niente oppure ci raccontiamo che “le cose non sono poi così gravi”. La razza umana, consapevole delle sue colpe, tenta di negare la realtà. Volete degli esempi? Una trentina di anni fa sarebbe stato considerato stupido comprare bottiglie di plastica piene d’acqua in un mondo dove c’è l’acqua corrente. Oggi nel mondo si vendono circa un milione di bottigliette di plastica piene d’acqua al minuto con un impatto incalcolabile sull’ecologia del pianeta. Quali conseguenza ha sulla nostra mente il pensare di appartenere ad una razza votata al suicidio di massa in nome della crescita dei bisogni superflui? Senza contare il fatto che i danni ecologici, climatici e l’inquinamento hanno conseguenze dirette sul cervello che è il luogo biologico dove la nostra mente nasce.
Queste considerazioni potranno sembrare allarmistiche, un pochino strambe o esorbitanti, in realtà esse rappresentano un invito ad approfondire come la nostra mente sia un oggetto meraviglioso e potente, ma anche delicato e bisognoso di attenzioni.
È sciocco a mio parere sottovalutare le conseguenze sulla nostra mente di un ambiente totalmente stravolto in alcune sue dimensioni “classiche”, nell’arco di poche decine di anni.
Velocità eccessiva, relazioni basate sul digital, eccesso di possibilità e stravolgimenti dell’ecosistema avranno di certo un impatto sulla nostra mente.
Il fatto è che la maggior parte di noi da per scontato il benessere mentale e non lo ritiene mai a rischio quanto quello, ad esempio, del proprio corpo, ma voglio ripeterlo: i cambiamenti sociali, tecnologici, ecologici e di lifestyle che ci stanno riguardando avranno, in qualche maniera, ripercussioni dirette sulla nostra psiche.
Di questo ne sono sicuro.
Il punto è capire quali saranno.
Voi che ne pensate?
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Gentile Dottore, condivido totalmente la sua analisi. E la considero un tipo di analisi valida in ottica antropologico-mentale, che è la disciplina di cui mi occupo. Come sa meglio di me, l’antropologia, aldilà di qualsiasi teoria evolutiva, prevede la necessità-possibilità che il progresso, inteso come sviluppo, dell’essere umano avvenga attraverso una serie di accessi grazie ai quali la nostra mente ha l’improvvisa sensazione di aderire come convenienza. Una convenienza di tipo adattativo, ovviamente. Tutto questo, prevede morti e feriti, esattamente come è accaduto fino adesso e come probabilmente continuerà ad accadere. Certo, sono d’accordo con lei, quando fa riferimento ad una strumentazione che sta profondamente modificando il nostro modo di stare al mondo, con una mente che non ha la possibilità di sedimentare queste modifiche. D’altra parte, sempre dal punto di vista antropologico, in ogni epoca le vecchie generazioni hanno avuto difficoltà a comprendere quelle nuove e alla fine ha sempre vinto fortunatamente la vita. Cari saluti, Alessandro Bertirotti.
Grazie di aver letto il mio blog e grazie del commento davvero pertinente ed interessante! Si, credo anche io che le cose andranno bene alla fine. ✌️?
Io non sarei così ottimista. L’adattamento o abituazione a certe situazioni, per non dire l’evoluzione, han certo tempi lunghi e l’accelerazione è stata eccessiva nelle ultime decadi. Da ultimo ho l’impressione che il cervello, così sovraccarico di stimoli sensoriali di ogni genere non possa più funzionare, teso com’è a scansionare l’orizzonte alla ricerca del pericolo. E non sa che è la tv essendo ancora quello del paleoloitico. La neocorteccia può ben poco vs il sistema limbico. Né i ritmi esistenziali contronatura possono vs i ritmi naturali e biologici. Per non dire del DNA come antenna ricevente, campo quantico e persino campi morfogenetici. Detto da ‘dilettante’ ovviamente. E la vedo male, molto male.
Personalmente mi ritengo ottimista rispetto al fatto che le cose andranno comunque avanti, peró in modi e tempi che nessuno puó immaginare…
Interessante è capire come il vecchio paradigma dell’organizzazione delle nostre società, lo Stato – Nazione – Patria, che è, fondamentalmente militare, gerarchico, con relazioni determinate dal potere, si appropriera’ dei nuovi dispositivi tecnologici che il “nuovo” paradigma, il capitalismo finanziario globale, ha espresso. Prevedo grossi problemi per quanto riguarda la digitalizzazione delle nostre vite che andrà a determinare un livello di controllo e coercizione incompatibile con la libertà individuale. Prevedo grossi problemi anche nella gestione della crisi climatica: nessuno stato vorrà farsi carico della riduzione delle emissioni di gas serra.