E’ in atto una rivoluzione, non possiamo fermarla; ma possiamo guidarla, occorrono coraggio e umiltà per riconoscerla, ammetterne l’esistenza ed accettarla. Come cambierà il ruolo del professionista della salute mentale nella rivoluzione digitale in medicina e psichiatria?
L’avvento delle tecnologie digitali nel mondo della sanità, in particolare della salute mentale, è ormai realtà, l’approccio e il modo di comunicare del medico al paziente sono già ora e saranno oggetto di una trasformazione radicale. Le reazioni dei professionisti della salute mentale si collocano lungo un continuum: dagli entusiasti, si passa per gli indifferenti a coloro che negano.
Siamo di fronte, è il caso di dirlo, a una resistenza nel senso psicoanalitico del termine, a un meccanismo di difesa di negazione, ad opera di alcuni professionisti della salute. Pressappoco sentiamo ripetere le seguenti frasi: “La psichiatria e la psicoterapia non potranno mai essere performate tramite device digitali”; “Sono branche basate sulla relazione, non subiranno nessun cambiamento ad opera delle tecnologie”; “Meno male che vado in pensione”. I più indifferenti si limitano ad affermare: “Magari le tecnologie digitali verranno integrate nella pratica clinica ma non la stravolgeranno mai”.
I numeri e le opinioni di esperti però non lasciano adito a dubbi: (Maron et al., 2019; Recchia et al. 2019; Cho & Lee, 2019) siamo ormai all’inizio della fase di crescita esponenziale del digitale in medicina. La salute mentale, in particolare, per le sue caratteristiche sarà una delle branche che più risentirà di tale rivoluzione. La psichiatria, priva di biomarker ed esami strumentali, si basa moltissimo sul vissuto e su quanto ci riferisce il paziente, sia per la diagnosi che per il monitoraggio della terapia; le visite e molti dei trattamenti si fondano sulla parola, e infine per alcune visite può essere sufficiente la presenza in remoto del paziente (Eberhard, 2018). Nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato l’esistenza di circa 15000 app per cellulari dedicate alla salute mentale (Anthes, 2016).
Siamo innanzi a una rivoluzione digitale che cambierà il mondo della salute mentale, della psichiatria e della psicoterapia. E’ un dovere etico e professionale dei medici, degli psichiatri e di tutti i professionisti della salute mentale (PSS), prendere atto di questo fenomeno per impegnarsi nell’indirizzarlo. E’ responsabilità infatti di tutti noi medici e PSS che tale cambiamento venga portato avanti a tutela del miglioramento della salute mentale di tutti, nel rispetto della persona umana e della riservatezza dei suoi dati sensibili. Dobbiamo vigilare che lo sviluppo digitale in medicina sia portatore di una reale valenza terapeutica e sanitaria. Per contro, scotomizzare tale cambiamento e negarlo, aumenta invece il rischio che alcune delle sue componenti possano intraprendere direzioni sbagliate.
Volenti o nolenti, entusiasti o timorosi per gli sviluppi futuri di questa rivoluzione, dobbiamo dare il nostro contributo per tutelare la salute mentale di tutti.
Watzlawick diceva che alla comunicazione e alla persuasione non possiamo opporci, possiamo solo scegliere se gestirla a fin di bene, o negandone il suo potere, correre il rischio che questo venga utilizzato per fini scorretti.
Come medici, se sapremo adattarci, non saremo destituiti del nostro ruolo di cura, ma avremo a disposizione nuovi mezzi per esercitarlo. In questo momento è più che mai decisivo utilizzare il carisma terapeutico della nostra figura per formarci, informare, proporre e creare occasioni di confronto, al fine di ottenere il meglio da questa rivoluzione digitale che è in atto, in psichiatria e in tutta la medicina, e ormai non può più essere fermata. Sta a noi diventare dei punti di riferimento per i pazienti in questo cambiamento che potrebbe portare i seguenti vantaggi (Chandran et al. 2019; Maron et al., 2019; Gremyr et al., 2019):
- Ridurre il tempo di attesa e i costi degli interventi erogati.
- Ridurre la spesa sanitaria pubblica.
- Permettere al personale di dedicarsi maggiormente alla cura del paziente snellendo i processi burocratici e di raccolta dati.
- Facilitare l’accesso alle cure per coloro che vivono in zone mal collegate ai centri terapeutici.
- Migliorare l’alleanza terapeutica rendendo il paziente co-protagonista nell’ individualizzazione del processo di cura.
- Migliorare gli algoritmi diagnostici, di decision-making e terapeutici.
- Raccogliere in maniera più efficace dati che saranno così confrontabili e condivisibili più agilmente.
- Potenziare grazie ai punti precedenti la ricerca in ambito clinico-terapeutico.
- In definitiva migliorare l’outcome dei nostri pazienti.
Bibliografia:
Anthes E., Mental Healt: there is an app for that. Nature, 2016; 532; 20-23
Chandran S., Mathur S., Rao K. M., Media and the role of digital psychiatry in mental health, 2019; Vol 2, No. 1, 34-44
Cho CH. & Lee HC., Could digital Therapeutics be a Game Changer in Psychiatry? Psychiatry Investugation, 2019;Feb; 16(2): 97–98.
Eberhard J., Inaugural Editorial, Digital Psychiatry, 2018; Vol 1, No. 1, 1
Gremyr A., Malm U., Laudin L., Andersson AC., Media and the role of digital psychiatry in mental health, 2019; Vol 2, No. 1, 8-13
Maron E., Baldwin D. S., Balotsev R., Manifesto for an international digital mental health network, Digital Psychiatry, 2019; Vol 2, No. 1, 14-24
Recchia G., Beccaria M., Vergnano M., Rosso V. , Digital Therapeutics DTx – Research and Development of a new, innovative Digital Health Technology, intervento al 5th European Conference on Integrated Care and Assertive Outreach, 5 Settembre, 2019 Verona.
Watzlawick P. , Il linguaggio del cambiamento, G. Feltrinelli Editore Milano, 1980
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