Da dove deriva la nostra Felicità?
La felicità sembra essere connessa al soddisfacimento dei nostri bisogni ed al perseguire i nostri desideri. E la Volontà? E’ il collante, la matrice profonda che ci guida e ci sostiene.
L’essere umano nasce con diversi bisogni, è quasi puro animale se osservato nel suo stato iniziale. I bisogni come il cibo, il sonno, il respirare, la sicurezza, la sessualità sono fenomeni la cui soddisfazione estingue le reazioni ad essi; sono come il moto di un’altalena che raggiunto l’apice del suo moto torna verso terra.
Soddisfatto un dato bisogno, possiamo essere certi che tornerà nella stessa forma. La ciclicità dei bisogni ci tiene legati all’esistenza e ne definisce la sua temporalità più profonda. Ma i bisogni non sono forse la forma immatura dei desideri? Provate a dire ad un bambino di tre anni che il cibo oggi non c’è o che lo potrà avere solo il giorno dopo.
Non esiste il domani per un bambino, non esiste l’attesa, non è possibile restare nel bisogno e quel bambino, da un certo punto di vista, rimarrà sempre dentro di noi.
La crescita di ogni essere umano passa, come la crisalide alla farfalla, dal luogo dei bisogni al luogo dei desideri; e, al contrario di quanto accade per un bisogno, la soddisfazione di un desiderio ne porta ad uno nuovo e più evoluto. Ma il desiderio è anche un rimpianto, una nostalgia verso qualcosa che un tempo c’era ed è andato perduto, se ne sente soltanto un richiamo lontano e irraggiungibile, come osservando le stelle.
Desideri vs Bisogni
“Desiderio” dal latino sidus, sideris, che significa stella o costellazione. Il “de” privativo di de/siderare, nell’antico linguaggio augurale dei marinai, indicava il cessare di vedere, il disorientamento e la brama di punti di riferimento.
Sembrerebbe quasi un “bisogno” ma il modo in cui potremo soddisfarlo è più importante del soddisfacimento in se. Senza “buoni punti di riferimento”, “senza riconoscere la giusta stella” non ritroveremo la rotta.
Quella parte di felicità “animale” connessa ai bisogni è facile da raggiungere e ritorna sempre uguale a se stessa, mentre quella più connessa alla nostra “umanità”, e quindi al “desiderare”, non credo sia legata al soddisfacimento del desiderio in se. Questa parte, così importante ed originale, della felicità dell’uomo credo sia intimamente connessa ad un sentimento di fiducia nell’essere capaci di desiderare davvero qualche cosa. Ed in questo caso la volontà nel realizzare un desiderio è secondaria rispetto alla profondità del desiderio stesso.
Il passaggio tra “bisogno” e “desiderio” è proprio in quell’atto magico di volontà direzionata non nel campo del “soddisfacimento” ma nella direzione della possibilità di “inibizione”, in cui gli impulsi arcaici potranno essere sospesi. Se un fortissimo bisogno non appagato porterà alla morte un fortissimo desiderio mai raggiunto potrà permeare di senso un’esistenza.
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