Impulsività: viene sempre vista come una qualità negativa. Spesso lo è. Ma alle volte è una via di accesso alle profondità della nostra psiche.
Accade un evento e si esprime una reazione… tra stimolo e risposta ogni essere umano esprime una complessa attivazione psichica, e più la risposta è rapida, più entriamo nel regno dell’impulsività.
Tra stimolo e risposta possiamo esercitare la nostra capacità di scelta perchè l’impulsività non è un meccanismo “on-off” ma è, in realtà un micro-evento mentale tanto più affascinante quanto più lo si tenta di approfondire, e non lo si giudica alla stregua di un accadimento meccanico.
È questo l’ambito in cui si esercita una forma di volontà “altra” che può esprime il nostro livello di libertà ed il nostro grado di maturità. A me piace pensare all’impulsività come ad uno scarto evolutivo di quel riflesso motorio rapido che ci può tornare utile tanto nell’affrontare i pericoli di una foresta quanto al volante della nostra macchina, ma che è ben lontano dall’arco riflesso neuromuscolare, automatico e non finalizzato, a cui spesso la si assimila.
L’impulsività è figlia di quelle articolate risposte comportamentali “salva-vita” scolpite nella nostra evoluzione, nel momento in cui vengono declinate nella complessità degli eventi relazionali, che sono la “nuova selva” dell’umanità contemporanea in cui si gioca il modo in cui riusciremo a stare nel mondo.
La risposta relazionale rapida, solo in apparenza cortocircuitaria, ha la stupefacente caratteristica di essere trasparente, primigenia e rivelatrice non tanto di un “modo di funzionamento” in se dell’individuo, piuttosto esprime, in tutte le sue conseguenze, i tratti profondi della psiche, l’architettura profonda dell’anima, nel bene e nel male. La sua analisi è una via privilegiata di accesso a quello che siamo veramente.
L’impulsività è, giustamente, incompatibile con la responsabilità ed il ruolo professionale, per come l’uomo li ha sempre intesi, perchè non ammette diplomazia e mediazione. Ci si vergogna dell’impulsività perchè ci fa sentire nudi.
Ma di una persona “impulsiva” ci si potrà, paradossalmente e dentro determinati limiti, fidare di più, perché le brutte sorprese che la cattiveria umana sa dispensare appartengono alle persone che sanno giocare sulla dilatazione temporale, che sanno dilazionare le conclusioni e che, di fatto, gettano le basi per falsificare ciò che veramente sono per un qualche fine, a volte buono, a volte cattivo.
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