…la Realtà?
Quando tu ti sei svegliato questa mattina hai ritrovato il mondo come lo hai lasciato prima di chiudere gli occhi. Tu eri ancora te stesso, ed il luogo in cui hai dormito era sempre lo stesso. Il mondo esterno non è cambiato così come la storia che lo ha modellato. Il futuro rimane inconoscibile. In altre parole tu ti sei svegliato nella realtà. Ma che cosa è la realtà?
Una risposta semplicistica potrebbe essere: tutto ciò che appare ai nostri cinque sensi, tutto quello che possiamo vedere, annusare, toccare e così via. Ma questa risposta non tiene conto di alcune entità “più problematiche” come gli elettroni, la recessione economica o il numero 7, che non si possono percepire, ma che sono molto reali. Si dovrebbero anche ignorare, secondo questa definizione,il fenomeno degli arti fantasma o le allucinazioni olfattive: entrambe possono apparire vividamente reali, ma non possiamo dire che questi elementi sono parte della realtà. Potremmo modificare la definizione di realtà con tutto ciò che sembra percepibile ad un gruppo sufficientemente ampio di persone, escludendo in tal modo allucinazioni soggettive. Purtroppo ci sono anche allucinazioni sperimentate da gruppi di molti soggetti, come ad esempio un delirio di massa nota come koro, osservato principalmente nel Sud-Est asiatico, che implica la convinzione che i propri genitali stiano rientrando nel proprio corpo. In occidente l’esempio più calzante è quello della transustanziazione nel rituale eucaristico. Anche se molta gente crede fortemente in qualcosa, questa condizione non lo rende necessariamente reale.
Un altro segno caratteristico della realtà è la sua capacità di “resistenza” all’influenza della mente umana e delle sue capacità di percezione: Philip K. Dick, il famoso scrittore di fantascienza, definiva il fenomeno della realtà come quello che, anche se smettiamo di credere in esso, non scompare. Molte cose cedono e si deformano sotto la pressione dei nostri desideri, ma la realtà è testarda, e permane. Solo perché credo che ci sia una ciambella di fronte a me, non significa che ci sia davvero. Ma anche questa definizione è problematica e fortemente antropica, seppur tenti di allontanarsi dalla percezione umana. Le cose che non vogliamo considerare come reali possono essere fortemente resilienti, come chiunque sia mai stato rimasto intrappolato in un incubo sa. E alcune cose che sono reali, come i mercati azionari, non rientrano in questa definizione perché se tutti smettesseo di credere in loro, anch’essi cesserebbero di esistere.
Ci sono due definizioni di realtà che sono molto più convincenti….
La prima identifica la realtà con “un mondo senza di noi”, un mondo non contaminato dai desideri umani e dalle intenzioni. Secondo questa definizione, un sacco di cose che di solito consideriamo come reali, come le lingue, le guerre, la crisi finanziaria, lasciano spazio alla vera realtà. Questo punto di vista elimina la soggettività umana dallo scenario.
Il secondo identifica la realtà con le cose più fondamentali da cui tutto il resto dipende. Nel mondo materiale, le molecole dipendono dai loro atomi costituenti, gli atomi dagli elettroni e da un nucleo, che a sua volta dipende protoni e neutroni, e così via. In questa gerarchia, ogni livello dipende da quello sottostante, in una catena di dipendenza gerarchica. Questa definizione è ancora più restrittivo di quella che fa riferimento al “mondo senza di noi”, in quanto alcune cose come l’Everest, New York o il sole non contano come parte della realtà, poichè la realtà è limitata alla fondazione costitutiva della materia sulla quale il mondo intero dipende e non su cluster di materia definibili a se stanti.
Tutto il resto è percezione, nella sua definizione più allargata, che è la realtà per l’uomo dalla quale, volenti o nolenti, non possiamo fuggire.
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