Senso del Meraviglioso e Desiderio: due elementi che stanno alla base della costruzione di un Essere Umano
La formazione dell’uomo rappresenta un dei grandi temi del presente, in quanto profondamente fondante la nostra speranza per un migliore futuro.
La mia osservazione, come psichiatra, riguardante la sfida che la formazione dell’uomo rappresenta per la nostra società non può che essere fortemente connotata dalle dimensioni dell’emotività. In questo senso, io credo fortemente che le uniche cose che possano rimanere come patrimonio inestimabile ed indelebile di un percorso educativo siano il senso del meraviglioso ed il desiderio.
Meraviglia e desiderio sono due stati interni solo intuitivamente percepibili. Con grande difficoltà uno psichiatra potrebbe descriverli con efficacia. E’ piuttosto il lavoro di un poeta. Questi due concetti sono, di fatto, l’unica vera ragione per cui siamo spinti verso il mondo e connotano profondamente il nostro personale modo di stare nel mondo.
Sono, per l’uomo, i due più efficaci strumenti di cura e di resilienza, ovvero di appianamento del dolore per la transitorietà del nostro esistere.
Ogni giorno mi ritrovo a contatto con la dimensione della disperazione, dell’inadeguatezza e della perdita di senso di altre persone.
Spesso mi chiedo cosa differenzia nelle fondamenta chi ha normalizzato il rapporto con il mondo da chi non ce l’ha ancora fatta. Non ho dubbi che alla base di tutto stiano le dimensioni biochimiche che stiamo, a fatica, definendo, guadagnando nuove acquisizioni con costanza ma con un processo di sempre maggior fatica che cresce con andamento geometrico man mano che ci avviciniamo al “core”.
Ma io so che non avrò il tempo per sapere la verità sull’uomo, dovrò accontentarmi di metaforizzare ed allegorizzare per orientarmi, conscio che la dimensione del mito accompagnerà ancora per molti secoli i temerari interessati al “vero”.
Ricordo benissimo la prima volta che mi sono immerso nel mistero e nel meraviglioso. Io, mio padre ed un cielo stellato sono stati il più grande momento formativo della mia vità, e quella condizione dell’animo non mi ha mai abbandonato.
Eravamo in una campagna ligure, durante una cena con amici.
Ci siamo allontanati verso un prato e mio padre mi ha fatto guardare in alto. Tutto quì. Tante persone hanno provato ad insegnarmi delle cose, per mandato professionale, per vezzo o per dovere, ma sono certo che nessuno ha mai fatto di meglio per me. Mia madre mi acquisto il primo Apple, macchina dei sogni per un bimbo di 12 anni. Mi abbonò ad Omni, che non capivo ma che guardavo stupefatto. Qualche tempo dopo vidi il film “Incontri Ravvicinati del terzo tipo”, anzi di quel film ne ho impressa nella mente la locandina in cui una strada, sotto un cielo stellato puntava verso montagne lontane oltre le quali si intravvedeva una luce.
Erano sparsi per tutta Genova, attaccati ai muri ed ai lampioni.
Sempre con mio padre vidi quel film ed iniziai a desiderare di essere in un luogo in cui, in realtà non sono mai stato veramente, ma che sono certo esistere; un luogo a metà tra terra e cielo, oscuro ma punteggiato da miliardi di luci, miliardi di mondi. Sento che tutto è per me nato da lì. Immagino che qualche cosa di simile sia accaduto anche agli altri esseri umani. E’ venuto poi il desiderio, logica, anzi emotiva conseguenza della meraviglia.
La felicità per una persona sta nella sua capacità di desiderare davvero qualche cosa. Di questo ne sono sicuro in ogni fibra del mio essere.
L’intima ultima domanda, la vera richiesta di chi è perso nel proprio esistere è quello di infondere la passione dentro di lui, di insegnargli a desiderare veramente.
L’uomo sa che sapere desiderare con passione è l’unica via alla felicità. Il desiderio traccia la strada, esudirlo non è indispensabile, anzi alle volte è sconsigliabile.
Al di fuori dei miei genitori ho avuto un unico altro educatore, il mio primo maestro delle elementari. Il suo vero merito è stato quello di “lasciarmi fare” di “fidarsi di me” quasi completamente. Anche con lui ricordo di cieli stellati, di prati brulicanti di vita, di domande che mi faceva e di poche risposte che mi dava.
Dopo quel tempo tutto è stato importante per me, ma niente così essenziale.
Come quando fai un fuoco, dopo avere disposto la legna ed aver acceso, il più è fatto…
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Molto bello Vale!!
Toccante e vero!
Ti ringrazio
Ne condivido un brano, citandoti ovviamente!
Sperando di non farti dispiacere
Un abbraccio
Grazie di averlo letto! ?