“Non c’è parola più grande dell’amicizia per descrivere la storia di popoli diversi”
Baci Perugina? No, Matteo Renzi.
A chi interessa la Verità? Noiosa e troppo complicata, bisogna studiare… 🙂
E’ senz’altro vero che un buon comunicatore è per forza di cose un semplificatore. Prendiamo ad esempio la mattina nella quale Matteo Renzi parlò ad Harvard. Il premier si recò nel tempio della cultura anglosassone con lo stesso spirito con cui sarebbe andato a inaugurare un centro commerciale o ad aprire il nuovo anno alla Borsa di Milano. Tutte cose che, senz’altro, un primo ministro dovrebbe fare ma accorgendosi che sono differenti e rispettando le loro differenze. Per Renzi invece sono la stessa cosa: occasioni di visibilità, interamente prive di contenuti.
Dunque più che un rottamatore Renzi è stato, in effetti, un semplificatore assoluto che riesce a banalizzare tutto ciò che tocca riducendolo a puro evento mediatico, dunque equivalente a qualsiasi altro che attiri l’attenzione di ogni media possibile senza cornici di riferimento e senza valori: il suo riferimento è quello dei reality show nei quali l’obiettivo è di arrivare superficialmente a tutti gli utenti ma guardandosi bene dal correre il rischio che possa diventare un’esperienza autentica e dunque cambiare davvero qualcosa.
In questo momento storico di confusione la capacità ed il coraggio scriteriato della semplificazione sembra essere una sorta di super-potere. Il semplificatore non cambierà il mondo ma batterà sempre, in contesti Pop, chi davvero vuole cambiarlo sperando che la gente riesca a capire complicate slides di macroeconomia o di ecologia.
Inoltre Renzi non sarebbe, ad onor del vero, neppure un vero “semplificatore” dato che non ha neppure materiale complesso da ridurre. Renzi ha avuto sempre idee molto semplici spinte avanti con la magia nera della ripetizione, che ha poco a che vedere con le strategia ben più raffinate del Content Marketing dei nuovi media.
Potremmo dire che usa Twitter come se fosse in TV negli anni ’80 di Berlusconi, ma questa miscela di vecchio e di nuovo in Italia sembrava funzionare. Ma è proprio così?
Eccovi un esempio pratico della strategia mediatica di Matteo Renzi: tutti criticano il suo inglese e lo tacciano di provincialismo e di ignoranza ma questo apparente punto di debolezza può essere convertito in un messaggio positivo ed utilizzato. Grazie alla ripetizione ossessiva, tipica delle pubblicità anni ’80, Matteo Renzi ha generato dei capolavori kitsch di semplicità comunicativa che hanno acquisito senso proprio perchè ripetuti a raffica, senza pudore, ovunque con la stessa attitudine di un bimbo studioso e pacioccone al saggio di fine anno.
Non ha ancora raggiunto la perversa perfezione formale di Berlusconi davanti a Bush ma ne ha capito il significato profondo: lo dici in italiano e sei in un film di Pierino, lo dici in inglese, ed eccoti ad Harvard con gli attoniti astanti che pensano (realmente, dato che sono anglosassoni…) “…ha lasciato a casa il mandolino ed i baffi neri e almeno si sforza… ci prova a cercare di diventare come noi popolo evoluto…”.
Forse, alla fine, i provinciali siamo noi che ne critichiamo la pronuncia, quando in cuor nostro sappiamo di non essere più fluent di lui nonostante ci siamo segregati in casa nei primaverili week-end di sole a guardarci le serie coi sottotitoli.
Nel frattempo che noi criticavamo in maniera saccente, in giro per il mondo, c’era un ragazzotto con la faccia da bamboccio che col suo inglese da dispense in edicola, con i suoi semplici concetti che hanno indignato per mesi gli intellettuali di un mainstream che non esiste, ma anche con l’attitudine approssimata e un pochino cazzara di noi blogger di second’ordine si è preso governo e parlamento e va a fare jogging con il sindaco di Chicago.
Come si dice “che invidia!” in inglese?! 🙂
Unica consolazione di blogger invidioso e livido di rabbia per il successo degli altri, perchè di vero “successo” all’italiana si è trattato, l’ho avuta aprendo il sito del nostro premier matteorenzi.it… una vera bruttura! Dal rottamatore dedito ai social media mi aspettavo di più… 🙂
Vi lascio con la proporzione matematica riassuntiva del successo mediatico italiano:
Jovanotti:Rap=Bocelli:Lirica
=
Allevi:Classica=Renzi:Politica
…si legge jovanotti sta al rap come bocelli sta alla lirica come allevi sta alla classica come renzi sta alla politica… 🙁
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
[…] è affermare o alludere o far “passare” come messaggi impliciti cose non vere mediante meccanismi di comunicazione manipolatoria. Questo non solo non è etico, ma dovrebbe, a mio parere, essere oggetto di estrema attenzione, […]