Partiamo da una premessa: l’intervento con la malattia psichiatrica grave è un atto di altissima specializzazione pluriprofessionale e non un gesto di umana carità nei confronti di persone derelitte.
Sebbene si possa molto giovare del cosiddetto “buonsenso” e di elementi derivati dall’esperienza, l’efficenza e l’efficacia di una equipe di lavoro psichiatrica non è basato minimamente su queste due (potenziali) qualità, quantomeno nelle sue premesse concettuali.
Vi faccio un esempio. Nella mia vita professionale ho incontrato spesso operatori che ritenevano di poter avere qualità insite naturalmente in loro che li avrebbero resi ottimi membri di equipe di lavoro in psichiatria.
Questo perchè in psichiatria e psicologia qualunque persona ritiene di potersi formare delle opinioni senza aver studiato la materia basandosi su sensazioni e ipotetiche qualità personologiche. Come se l’alta specializzazione, ad esempio, di una neurochirurgia possa essere affidata di volta in volta a personale reclutato qua e là tra un ambulatorio e una corsia a casaccio.
Allo stesso modo l’esperienza in se non rappresenterà mai un valore assoluto.
L’esempio che faccio sempre è quello di una persona che tenta di far volare uno shuttle nello spazio semplicemente passandoci del tempo sopra, osservando i bottoni e le manopole della cabina di pilotaggio, senza aver mai studiato un libro al riguardo o essere mai stato formato a tale compito.
Siamo d’accordo che non ci riuscirà mai?
Allo stesso modo aver trascorso molto tempo con dei pazienti affetti da patologia psichiatrica non ci renderà automaticamente bravi e preparati all’intervento di aiuto su di essi.
Credo che almeno quattro elementi possano definire la professionalità di un membro di una equipe di lavoro psichiatrico: Cultura, Capacità di confronto, Elasticità e Prudenza.
Cultura: conoscere le dimensioni mediche e psicologiche della malattia mentale è, a vari livelli di profondità, imprescindibile per qualsiasi membro di una equipe. La cultura non solo è uno strumento di conoscenza ma anche uno dei più efficaci antidoti al burn out.
Capacità di confronto: saper comunicare mediante la giusta terminologia, passare consegne adeguate e puntuali, sentire il bisogno del parere altrui per formarsi il proprio sono le fondamenta della giusta attitudine relazionale all’interno di un gruppo di lavoro. La capacità di confronto deve essere autentica e non solo “di facciata”, in un equipe di lavoro che funziona i pareri dei vari membri sono la vera risorsa.
Elasticità: i ruoli in psichiatria non si basano per nulla su quello che uno formalmente fa ma al contrario si fondano sul concetto di identità professionale. A esempio io medico posso fare un iniezione ad un paziente al posto di un infermiere o fare un’attività riabilitativa al posto di un educatore se questo fornisce senso e valore alla relazione terapeutica. In sintesi, tutti i ruoli in una equipe di lavoro psichiatrica devono sempre avere fondamenta culturali: si può fare (quasi) tutto se si sa cosa si sta facendo e perchè.
Prudenza: è questa la qualità di chi ha interiorizzato a fondo il concetto che la natura dell’essere umano, psichicamente sano o meno, è aleatoria e, in qualche misura, imprevedibile. Nessuna grande teoria di riferimento potrà mai darci garanzia di comprensione assoluta di una persona e della sua malattia. D’altra parte la prudenza non deve mai trasformarsi in immobilismo.
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D’altro canto, lo studio della materia non può considerarsi valore assoluto; è indispensabile un’esperienza ragionata, valutata, confrontata e condivisa. Comunque, senza una capacità empatica e relazionale in psichiatria non si ottiene nulla