Preoccuparsi può essere utile quando è necessario agire e risolvere un problema. Tuttavia, essere troppo preoccupato per ogni cosa e per troppo tempo non è affatto utile, perché questo eccesso di pensiero può generare dubbi e timori che ci bloccano, possono esaurire la nostra energia emotiva, aumentando i nostri livelli di ansia e, in generale, interferire con il tentativo di perseguire una vita serena.
Il cosiddetto “eccesso di pensiero“, spesso definito anche “ruminazione mentale” è una forma di pensiero circolare, quasi obbligato che rende l’individuo prigioniero di un percorso senza via di uscita.
La ruminazione può infatti essere definito come un insieme di pensieri ripetuti e ripetitivi solitamente caratterizzati da contenuti negativi e di dubbio che possono riguardare eventi del passato, del presente o prospettive di cambiamento future che hanno come conseguenza quella di produrre effetti negativi sul tono dell’umore. La letteratura suggerisce che le donne hanno una maggiore tendenza a ruminare rispetto agli uomini. In generale questo pensiero eccessivo può essere davvero deleterio per la nostra quotidianità non solo per il fatto che costituisce un fattore di rischio per la depressione, ma anche perchè rafforza i pensieri negativi in senso lato, interferisce con la soluzione interpersonale dei problemi, indebolisce la motivazione e, nel tempo, tende ad ostacolare le relazioni sociali. In che modo si può arrivare a queste conseguenze così dannose? In primo luogo il ruminare eccessivamente porta la persona a concentrarsi più sulle cause e sul perchè di un dato problema anziché sulle sue possibili soluzioni; inoltre il ruminare eccessivamente porta la persona a concentrarsi solo sugli aspetti negativi, sul ciò che è andato storto in una data situazione impedendo di poter apprezzare quanto di positivoci può essere, alimentando una forma di pensiero pessimistico.
Quindi quando io manifesto un “eccesso di pensiero” inizio a ripetere a me stesso “Perché queste cose capita sempre a me? Che cosa ho fatto per meritare questo?”. In questo caso la mia cascata di ragionamenti non è funzionale proprio perchè si concentra esclusivamente sui “perché?”. Per uscire da questa “palude” psichica si ha bisogno di dedicarsi a tutte quelle domande che possono portare alla risoluzione del problema. La domanda che una persona dovrebbe farsi è: “Come posso risolvere questo problema?”. Quando io entro in contatto con questa nuova prospettiva, sto affermando a me stesso che l’intento è quello di intervenire per risolvere il problema. Quindi il mio pensare diverrà utile e funzionale quando la domanda che mi porrò più spesso sarà “come?”, ovvero “come” le situazioni e gli eventi accadono, e “come” io potrò risolverli. In questo caso, il focus del pensiero diverrà la ricerca della soluzione del problema.
In pratica ci sono alcune strategie che la persona “ruminante” potrà mettere in pratica per affrontare il cosiddetto “eccesso di pensiero”. Ecco i consigli:
- Può essere utile apprendere il rilassamento: seduti comodamente su di una sedia, vi invito ad impostare una sveglia tra 5 minuti e a restare immobili, seduti e con la schiena dritta, gli occhi chiusi, il corpo più rilassato possibile e le mani sulle cosce. Il vostro unico compito per questi 5 minuti sarà solo quello di prestare attenzione all’aria che entra ed esce spontaneamente dalle vostre narici, al movimento della pancia e del petto che si sollevano e si abbassano, senza modificare il flusso del respiro. Facendo questo, sarà inevitabile che di tanto in tanto vi renderete conto di esservi distratti pensando ad altro. Quando accadrà, l’altro vostro compito sarà quello di portare attenzione, per un pochino di tempo ai pensieri su cui siete scivolati. Poi, senza opporvi a questi pensieri, ma lasciandoli dissolvere spontaneamente, tentate di riportarvi sul respiro. Non esiste uno scopo, un obiettivo, né una valutazione da dare a questi 5 minuti di rilassamento se non quello di allontanarsi dall’obbligo di pensare ad ogni costo.
- Allenarsi ad accettare le incertezze della vita mediante la vosatra capacità di stare con voi stessi nel presente: le persone che soffrono di preoccupazione cronica non riescono a sopportare il dubbio o l’imprevedibilità. Sfidare quell’intolleranza all’incertezza è il segreto per scacciare l’ansia prodotta dalle preoccupazioni. La ruminazione, di solito, si concentra o sul passato o sul futuro, su quello che è stato o su quello che “potrebbe succedere”. Concentrarvi su ciò che vi sta accadendo adesso vi aiuterà a liberarvi dalle preoccupazioni su ciò che succederà in futuro, e a vivere il presente con maggiore consapevolezza. Questa strategia si basa sull’osservazione e sulla descrizione a voi stessi, in una sorta di ascolto interiore, dei vostri sentimenti, per poi lasciarli andare e cercare di identificare quale pensiero vi causa dei problemi. Allo stesso tempo questo esercizio, vi aiuta a entrare in contatto con le vostre emozioni.
- Saper scegliere le persone che ci fanno stare bene: tutte le emozioni possono essere contagiose, e chi ci sta intorno ha su di noi un’influenza molto maggiore di quella che a volte percepiamo. La verità è che molte persone, a volte senza nemmeno accorgersene, riversano i loro problemi su di noi, o intensificano le nostre preoccupazioni con la loro attitudine: queste persone, anche se possono avere un ruolo importante nella nostra vita, vanno scacciate. Punto.
- Farsi aiutare: valutate, nel caso che i vostri sforzi di contrastare la vostra tendenza a rimuginare non vadano a buon fine, l’eventualità di un aiuto specialistico. Una valutazione psichiatrica può essere il primo passo da fare dato che, a volte, la rimuginazione eccessiva sui problemi potrebbe essere dovuta ad un disturbo ossessivo-compulsivo. In generale tenete conto che gli approcci psicoterapici più adeguati alla correzione di questo stile di pensiero disfunzionale sono rappresentati sia dalla Psicoterapia Cognitivo-comportamentale sia dalla Mindfulness.
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