Sapete quante volte i pazienti che seguo negli ambulatori della ASL mi confidano che erano molto nervosi alla prima visita con uno psichiatra? Bhe, fidatevi se vi dico che sono molti!
Probabilmente se abitassimo a Ney York le persone non vedrebbero l’ora di comunicare a tutti che sono in terapia da uno psichiatra, perchè farebbe assolutamente trendy. Ma in Italia non è così.
In ogni caso, qualsiasi sia la ragione per la quale ci si rivolge ad uno psichiatra, è importante avere bene in testa che ci si dovrà alleare con lui in un rapporto di reciproca fiducia, che sarà finalizzato a determinare con massima precisione la diagnosi del disturbo che ci affligge, per poi impostare insieme una terapia adeguata: nessuno psichiatra può prescrivere a colpo sicuro un farmaco (uno o più) od un’intervento psicoterapico che al 100% andrà bene e non darà effetti collaterali senza prima conoscerci al meglio, magari in due o più sedute.
Quali sono le preoccupazioni quando si va dallo psichiatra?
Spesso le fonti maggiori di ansia sono in relazione (1) alla possibilità che ci vengano prescritti dei farmaci (2) all’idea di essere violati nella nostra intimità e costretti a comunicare pensieri troppo dolorosi o troppo privati.
Rispetto ai farmaci la prima cosa che dovete sapere è che i farmaci per il sistema nervoso (psicofarmaci) moderni sono molto ben tollerati e gli psichiatri utilizzano sempre il criterio di provare con dosaggi molto bassi per poi salire piano piano (ovviamente salvo stati patologici particolarmente gravi che possono richiedere, come in altre discipline mediche, interventi più decisi).
Uno dei classici errori che si possono commettere è pensare “questa terapia mi ha dato effetti collaterali, perciò cambio psichiatra dato che non conosce il suo lavoro“, infatti lo psichiatra inizialmente imposta una terapia farmacologica standard, da adattare sulla base di ciò che riferisce il paziente.
Quindi come bisogna muoversi se si assume un farmaco e questo ci da problemi?…ovviamente chiamare lo psichiatra e dirglielo immediatamente: qualsiasi cosa succeda, qualsiasi dubbio abbiate sulla terapia in corso, chiedete direttamente a lui, perchè attraverso le vostre domande si potrà generare quel rapporto di fiducia indispensabile per una buona riuscita della terapia. Fidatevi del vostro psichiatra, che molto probabilmente avrà valutatoto centinaia di casi come il vostro.
Ricordate che spesso un bravo psichiatra ha un “intuito farmacologico” speciale, anche grazie al vostro aiuto ed alla sua esperienza, nel trovare combinazioni vincenti di psicofarmaci adatti a voi ed al vostro caso, ma tutto questo avviene solo ed esclusivamente quando spiegate nel dettaglio effetti negativi e positivi di una data terapia. Altra cosa fondamentale da sapere è che non esiste un farmaco che andrà bene per sempre.
E’ probabile che nel corso del tempo potrebbe essere necessario cambiare quel dato farmaco. Da un lato perchè l’organismo si “abitua” e l’effetto può cambiare, da un altro per prevenire effetti collaterali, dato che esiste una terapia d’attacco e una di mantenimento. Quindi è un ragionamento scorretto pensare: ho preso questo farmaco, mi sono scomparsi tutti i sintomi, di conseguenza alla visita di controllo non ci vado più, e se continuerò a stare bene tra un po di tempo smetterò di prenderlo.
Questo ragionamento è sbagliato per varie ragioni: lo psichiatra sa quando è il momento di fare una rivalutazione della terapia, sa quando è il caso di aumentare o diminuire la terapia per prevenire le ricadute, ad esempio, nei cambi di stagione, certi farmaci assunti nel lungo termine e poi interrotti senza le dovute cautele possono dare effetti molto spiacevoli, e infine, a seconda del farmaco, è anche possibile che assunto per lungo tempo dia tolleranza e anche dipendenza, è quindi alcune categorie di farmaci vanno scalati con modalità precise, e lo psichiatra sa come fare, e come aiutarvi, sempre sulla base delle vostre indicazioni.
Come si svolge una visita con lo psichiatra?
Passiamo adesso al secondo punto: lo psichiatra mi farà domande difficili o dolorose o imbarazzanti. Tutte queste tre ipotesi sono senza dubbio possibili, ma il punto non è mai il “cosa”, ma il “come”. Lo psichiatra saprà senza dubbio arrivare ai punti critici del vostro colloquio con modalità delicate e molto rispettose. Vedrete che comunicherete cose difficili con una certa facilità.
Ma cosa ci chiederà questo benedetto psichiatra?! E’ probabile che la prima domanda sia molto libera: “Come state oggi?” oppure “Come vanno le cose ultimamente?”. In seguito, come spesso accade anche in altre visite specialistiche, vi verranno fatte domande sulle vostre precedenti malattie, sui vostri genitori, sui farmaci che avete assunto o che state ancora assumendo, sulla relazione con i vostri genitori, mariti, mogli o figli.
Se avete fatto in passato esami ematici o strumentali di rilievo è molto importante portarli con voi dato che lo psichiatra ha anche le competenze di un qualsiasi medico e potra mettere in correlazione alcuni referti con il problema psichico attuale.
Ricordiamoci che la cosa più importante in psichiatria rimane la “relazione”: uno bravo psichiatra sprà instaurare una buona relazione con voi e dall’analisi della relazione saprà ottenere informazioni preziosissime per aliutarvi.
Quindi è senz’altro importante affidarsi a professionisti bravi, capaci, ritenuti competenti anche da altri pazienti, ma ancora più importante è che vi convincano a livello “di pelle”. Ha senso sentire il parere di un altro psichiatra solo dopo diverse sedute ed interventi terapeutici andati a vuoto, mentre non ha senso cambiare 8 psichiatri in un mese, perchè bisognerà dare il tempo all’organismo e alla nostra mente di essere cambiati da un farmaco, da una psicoterapia o da altri tipi di interventi.
Ricordate che da punto di vista umano, uno psichiatra non è un distributore automatico di farmaci che stampa in automatico le ricette, ma è una persona come voi, e come tutte le persone può ispirare fiducia, simpatia, professionalità o diffidenza. Il mio consiglio sincero è, se si ha la possibilità di valutare più opzioni, di affidarsi ad uno psichiatra che ispiri grande fiducia e competenza istintivamente.
Ricordate infine che se siete riusciti ad arrivare al traguardo di avere un appuntamento prenotato con uno specialista psichiatra, questo significa che avete avuto il coraggio e la consapevolezza di aver affrontato un problema che vi stava generando grosso disagio, magari da anni: fatevi i complimenti perchè questo è il primo passo verso un miglior livello di salute e serenità! Quindi adesso andate senza preoccupazioni dal vostro nuovo psichiatra.
In bocca al lupo! 🙂
????Lasciatemi dire ancora una cosa… I farmaci o le psicoterapie “classiche” non sono l’unica opzione per riuscire a “risalire in superficie” quando la depressione si manifesta! Provate a leggere questo libro: “Superare la depressione. Un programma di terapia cognitivo-comportamentale“, potrebbe favorire e migliorare la risposta al trattamento psicofarmacologico. In ogni caso chiedete sempre conferma al vostro medico o al vostro psichiatra per valutare se questa possibilità può fare per voi. La terapia cognitivo comportamentale è una risorsa importante, da affiancare alla terapia psicofarmacologica per potenziare il trattamento e per evitare ricadute. Acquistatelo al miglior prezzo su Amazon.it:
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Vengo seguito dal CIM dopo anni di analisi privata, ora la psichiatra del CIM è stata sostituita e il dottore che ha preso il suo posto al nostro primo incontro non mi ha dato fiducia e anzi ha avuto un atteggiamento quasi scocciato e molti presuntuoso, forse dato dal fatto che sedere dall’altro lato della scrivania gli ha dato segni di onnipotenza, già il fatto che io porti occhiali da sole anche quando piove e indossarli al primo incontro con lui non gli ha suggerito la domanda come mai? Ma solo se fossi ceco….poi ha criticato la terapia di tre psichiatri attribuendola come sbagliata( dopo dieci minuti del nostro primo incontro) e poi essendo io difficile come persona tendo a scherzare nel rispondere e questo lo ha infastidito dicendo che il mio analista che mi ha seguito per anni era un poveraccio…..insomma più che da un psichiatra ho pensato che forse lui avesse più problemi di me………come primo incontro non mi è sembrato professionale ed anzi mi sono sentito in forte difficoltà.
Roberto da Roma , graziev
Caro Dr. Rosso, mi sono appena iscritto al suo sito.
Sono un medico di 61 anni, da circa dieci in totale depressione. Negli ultimi due anni ho lavorato in un Distretto di Terni. La cosa mi ha fatto crollare dfinitivamente. Vengo da 5 anni in malattie infettive, quindi infettivologo, e 25 anni presso un Ser.T. della zona. La mia domanda non è tecnica, relativa alle dcisioni di un suo collega solo psichiatra. Alla prima e fin’ora unica seduta, mi ha detto di esere solo di stampo farmacologico. In compenso mi ha imposto un ricovero presso l’SPDC (un SIM con degenza) dove lui lavora (è una struttura ASL) altrimenti non poteva fare niente per me. Ha voluto sapere della terapia in atto ( Efexor 300×2 al mattino + Gabapenti 300 x 3/die) e nient’altro, non una domanda. Non so cosa fare, poi in questo periodo un ricovero mi pesa e tanto.La ringrazio per il suo tempo.
Buongiorno dottore mi chiamo rosa ho 46 e da mesi che ho dolori alla testa e confusa e anche la mente confusa dolori in diversi punti del corpo il mio medico dice che e ansia da prima mi ha prescritto subrans e nn ha funzionato ora prendo samyr e xanax la sera ma non vedo risultati lui dice che sono io troppo ansiosa ma io non mi sento ansiosa e ho tremolio alle gambe e braccia sono disperata.