La relazione è lo strumento migliore che lo psichiatra possa utilizzare per essere efficace nei suoi interventi di diagnosi e di cura della malattia mentale.
Sia che si tratti di patologie non troppo gravi (ansia, fobia sociale, insonnia, ciclotimia, sindrome pre-mestruale, etc.) oppure di disturbi più complessi e destrutturanti (schizofrenia, disturbo bipolare, depressione grave, etc.) uno psichiatra si affiderà alla relazione con il paziente per almeno 4 motivi:
- Essere efficace nel superare pudori e reticenze nella raccolta dei dati anamnestici
- Ottenere informazioni circa i sintomi presenti dei quali la persona è consapevole (timidezza, fobie, sintomi psicosomatici, etc.)
- Riuscire ad intuire tutti quei segni e sintomi dei quali la persona non riconosce la presenza o il loro essere problematici (accelerazione del pensiero, deliri, allucinazioni, idee di riferimento, etc.)
- Costruire un solido rapporto medico-paziente che permetta di essere efficaci nell’istruire la persona circa la sua malattia e nel suscitare l’aderenza alle cure senza interventi coatti (TSO)
Inoltre lasciatemi dire che, anche nel momento in cui venisse scoperta la “pillola perfetta” per i disturbi mentali, la competenza relazionale rimarrebbe sempre appannaggio dello psichiatra esperto per la semplice ragione che, dopo il controllo dei sintomi, il recupero dell’armonia passa sempre dalla rielaborazione di un vissuto doloroso come quello della malattia psichica.
Infine ricordiamoci che anche il migliore dei farmaci va sempre prescritto bene, dopo una diagnosi accurata, e va somministrato a persone che devono esser state consapevolizzate circa i loro disturbi, per lo meno in un mondo nel quale le parole “umanità” e “rispetto” abbiano ancora un senso.
Il principale sforzo dello psichiatra durante l’incontro con il paziente sarà sempre quello di trasmettere la sincera sensazione che la persona sarà accettata, valutata e compresa come un individuo unico con problemi propri, e gli psichiatri che tenteranno di immergersi con la giusta distanza relazionale nelle esperienze e nei vissuti dei pazienti favoriranno l’insorgere di un legame autentico.
“Ogni volta che due persone s’incontrano ci sono in realtà sei persone presenti. Per ogni uomo ce n’è uno per come egli stesso si vede, uno per come lo vede l’altro e uno per come egli realmente è” (William James)
Quando una persona si rivolge ad un medico, in particolare ad uno psichiatra, è spesso ansioso, scettico o addirittura sospettoso. Pur avendo messo da parte il senso di vergogna e di fallimento che spesso viene correlato all’incontro con un professionista della salute mentale, un individuo può essere frenato da tutti i luoghi comuni o i tabù che sono presenti quando si parla di psichiatria o psicoterapia.
Di conseguenza verbalizzerà con tranquillità e scioltezza i pensieri che lo affliggevano prima dell’incontro con il medico:
“Mi ascolterà?” … “Riuscirà a capire quello che provo?”
“Sarà in grado di curarmi?” … “Posso fidarmi di una persona che non conosco?” …
Sarà quindi fondamentale comunicargli esplicitamente che abbiamo compreso i suoi dubbi e che siamo interessati a comprenderli.
Sono inutili le rassicurazioni tipiche o le “ramanzine” di una certa classe medica paternalistica e, spesso, giudicante: la persona non è venuta da noi per essere stupidamente rassicurata. Favorite l’insorgere di domande scomode.
Lo psichiatra per primo, per essere efficace, dovrà essere a proprio agio, dato che il paziente percepirà immediatamente la nostra ansia o la nostra perdita di controllo, anche minima.
Quale atteggiamento ci faciliterà nella relazione medico-paziente? Di sicuro è bene ricordarsi sempre di essere di fronte ad un altro essere umano che vuole essere compreso, che con noi condivide più similitudini che differenze e che, come noi, cerca solo di essere compreso.
L’obiettivo principale è instaurare una relazione autentica, prima di occuparci di fare una diagnosi e di curarlo, dato che senza questo aggancio non avremo alcuna speranza di essere di aiuto.
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[…] questi stili di lavoro possano essere efficaci nel formulare una buona diagnosi sarà quello di una ottima competenza relazionale che riesca a trasmettere al paziente un interesse genuino a lui rivolto. E’ evidente che la […]