L’invito, che spesso i politici fanno, a “sognare un’Italia diversa” è stato, ed è, un tentativo di controllo.
Sono troppi anni che ci chiedono di credere al “sogno” di un’Italia nuova come se fosse possibile far accadere le cose semplicemente pensandole. Noi non possiamo realizzare un sogno se non sappiamo chi siamo, dove siamo e che risorse abbiamo, dato che, in generale, la realizzazione di un progetto richiede sempre un’azione più o meno faticosa di pianificazione. Questa è un’ottima ragione per la quale nessun politico dovrebbe, oggi, invitare gli italiani a “sognare” un paese diverso. L’Italia ha già troppo sognato. Nell’eccitamento emotivo delle illusioni tutti noi abbiamo disimparato lo sguardo lucido e concreto che permette di orientarci e di capire chi siamo e dove siamo.
Spero che non ci sia solo “l’italia che va a letto presto”, “l’Italia che “sogna”. Spero che ci sia un’Italia che, in questo momento, stia vegliando, e che trascorra le notti a cercare di informarsi, di sapere, di conoscere le cose senza temere di affrontare la “complessità” del mondo, senza accettare le “realtà semplificate” che ci propongono per farci dormire bene e sognare un Italia che probabilmente neppure desideriamo davvero.
Non di sogni c’è bisogno, ma di risvegli.
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