All’inizio della sua storia il Pramipexolo venne sintetizzato con l’obiettivo di creare un antidepressivo; gli studi iniziali sui modelli animali spinsero i ricercatori a credere che avrebbe potuto funzionare meglio nella Malattia di Parkinson e l’azienda produttrice preferì svilupparlo per questa condizione neurologica.
Il Pramipexolo, inizialmente commercializzato dalla Boehringer Ingelheim con il nome commerciale di Mirapexin™, è attualmente disponibile come farmaco equivalente e si trova formulato come compresse in vari dosaggi (0,088mg, 0,18mg, 0,7mg, 1,1mg); è un agonista dopaminergico non ergotaminico e, similmente al Ropinirolo, presenta una elevata affinità per i recettori postsinaptici D2 e per i sottotipi recettoriali D3. Il Pramipexolo ha scarsa affinità per i recettori dopaminergici D1, adrenergici, serotoninergici e colinergici.
Il Pramipexolo mantiene l’indicazione al trattamento degli stadi iniziali della malattia di Parkinson, da solo o in associazione con la levodopa, con l’obiettivo di tentare di ritardare la terapia con la sola levodopa. In Psichiatria il Pramipexolo ha l’indicazione off-label al trattamento della cosiddetta Sindrome delle Gambe senza Riposo ed in varie sindromi depressive: in particolare nella Depressione Resistente al Trattamento e nella cosiddetta Depressione anergica o Atipica (con faticabilità, scarsa energia, riduzione della concentrazione, scarsa iniziativa). Nel caso delle forme depressive resistenti viene associato ad altri farmaci antidepressivi, mentre nel caso delle forme depressive anergiche, od atipiche, si può tentare l’utilizzo in monoterapia. Di recente è stata verificata l’efficacia del Pramipexolo nei pazienti con fibromialgia. Infine il Pramipexolo viene anche usato nel trattamento a lungo termine della cefalea a grappolo, e per limitare gli effetti collaterali sulla funzione sessuale degli SSRI.
Bibliografia:
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