Il termine Disturbo Borderline di Personalità, o semplicemente Personalità Borderline, ha le sue radici nella psichiatria degli anni ’30 e ’40, quando alcuni clinici iniziarono a descrivere un gruppo di pazienti piuttosto speciali che non erano così malati da essere etichettati come schizofrenici o psicotici ma che erano senz’altro troppo disturbati per i trattamenti psicoterapici dell’epoca, psicoanalisi in particolare.
Questi primi psichiatri erano entrati in contatto con una sindrome caotica che non era possibile far rientrare in nessuna diagnosi secondo i criteri di allora. Probabilmente i primi psichiatri che analizzarono efficacemente il problema furono Gunderson e Singer nel 1975: dopo aver riesaminato profondamente la letteratura allora presente, e forti di una grossa esperienza clinica personale, descrissero sei caratteristiche di base che potessero definire il paziente affetto da Disturbo Borderline di Personalità:
- Affettività intensa di natura prevalentemente depressiva o rabbiosa
- Impulsività
- Adattamento superficiale nelle Situazioni Sociali
- Possibilità di episodi Psicotici Transitori
- Tendenza a perdere i nessi associativi se sottoposti a Tests Proiettivi o ad altre situazioni non strutturate
- Modalità di Relazione instabile che può passare dall’estrema dipendenza alla superficialità
In realtà molti di questi criteri sono correlati tra loro. Infatti il paziente Borderline fatica tremendamente nel tentativo di stabilire delle relazioni esclusive con un’unica persona con la quale non corra il rischio di essere abbandonato.
Quando una relazione con queste caratteristiche viene a formarsi e l’intimità si struttura, due nuove forme di angoscia pervadono la persona affetta da Disturbo Borderline di Personalità: per un verso iniziano a temere di essere inglobate e controllate dalla persona dalla quale dipendono temendo di perdere la propria identità ed autonomia, per l’altro sperimentano episodici ritorni di angoscie di abbandono che possono prendere la forma di una gelosia patologica o di una vera e propria dipendenza affettiva.
Dopo Gunderson e Singer, uno dei più importanti contributi alla definizione del paziente affetto da Disturbo Borderline di Personalità, fu quello dato da Otto Kernberg il quale tentò di definire questa tipologia di pazienti secondo un’ottica psicoanalitica dando origine alla definizione di Organizzazione Borderline di Personalità. Secondo Otto Kernberg i pazienti Borderline presentano una Debolezza dell’Io che configura dei Meccanismi di Difesa Primitivi e delle Relazioni Oggettuali Problematiche.
Cosa significa Debolezza dell’Io?
Sul piano del funzionamento normale di un individuo, l’Io serve ad almeno due cose: posticipare e modulare la scarica degli impulsi, dell’istintualità, e a gestire in maniera funzionale alcune espressione affettive negative come l’Ansia. Secondo Otto Kernberg i pazienti affetti dal Disturbo Borderline di Personalità sono incapaci di organizzare le forze dell’Io in queste direzioni.
Quali sono i Meccanismi di Difesa Primitivi?
Il meccanismo di difesa più importante del paziente Borderline, che viene messo in azione ogni qual volta si sente in pericolo, angosciato, rabbioso o depresso è quello della Scissione.
Le operazioni di Scissione in questo genere di pazienti si manifestano in vari modi: (1) manifestazione di comportamenti contraddittori che non preoccupano la persona, e verso i quali manifesta minimizzazione o blando diniego (2) Divisione netta in gruppi di Buoni e di Cattivi di tutte le persone che fanno parte del suo ambiente (3) coesistenza di prospettive ed immagini di se stesso contraddittorie che si alternano nello spazio mentale, definendo una certa instabilità e senso di vuoto.
Cosa si intende per Relazioni Oggettuali Problematiche?
Per effetto del meccanismo di difesa della Scissione, i pazienti affetti da Disturbo Borderline di Personalità non considerano negli altri l’insieme di qualità positive e negative che definiscono la complessita di ogni essere umano.
Al contrario la tendenza è quella di, come prima accennato, dividere gli individui in “Angeli o Demoni”: il paziente Borderline, non riuscendo ad integrare gli aspetti affettivi e quelli aggressivi del prossimo è costretto a vivere la relazione con le altre persone come marcatamente instabile e fonte di ansia, delusione o rabbia. Sono frequenti i litigi al lavoro, le divisioni all’interno della famiglia, le relazioni sentimentali molto tormentate.
In ultima analisi le caratteristiche cliniche sono riassumibili in questa maniera: questi pazienti esprimono un’ansia liberamente fluttuante e non spiegabile, frequentemente presentano sintomi ossessivi, fobie multiple (timore di essere danneggiati, di essere controllati, del parere degli altri, etc.), reazioni di distacco dalla realtà (non riescono a spiegare il perchè dei loro comportamenti e in che modo sono connessi con un retro-pensiero logico che frequentemente manca), ipocondria, spunti paranoidi, sessualità perversa polimorfa spesso non soddisfabile, tendenza a condotte di abuso (di farmaci, di sostanze, di cibo, di gioco d’azzardo).
Sebbene il Disturbo Borderline di Personalità venne inserito a tutti gli effetti nel DSM-III degli anni ’80, secondo molti studiosi della materia psichiatrica esso potrebbe essere una variante molto complessa dei Disturbi Affettivi.
In effetti alcune teorie indicherebbero che i pazienti Borderline potrebbero essere una variante a cicli ultra-rapidi di un Disturbo Bipolare. In ogni caso le correlazioni tra Disturbo Borderline e Disturbi Affettivi sono molte. Anche la stessa Depressione è molto presente nel paziente Borderline, non in termini di Depressione Maggiore ma con caratteristiche di solitudine, vuoto, preoccupazioni di perdita, gesti suicidari sia dimostrativi che, alle volte, efficaci.
Interventi Terapeutici nel Disturbo Borderline di Personalità
- La Psicoterapia: è probabilmente l’approccio principale è più efficace a questa patologia. L’intervento cognitivo-comportamentale risulta sempre essere il migliore, sebbene un atteggiamento psicoanaliticamente orientato possa essere una risorsa da non perdere. In ogni caso le caratteristiche della psicoterapia del pazientew borderline devono rispettare alcune caratteristiche: (1) Definire una cornice terapeutica stabile in termini di orari, luoghi e durata delle sedute che andrà poi “difesa” e mantenuta ad ogni costo (2) Evitare un atteggiamento del terapeuta di tipo passivo, troppo da psicoanalista, questo tipo di paziente richiede un buon livello di interazione ed una giusta dosa di silenzio (3) Il terapeuta dovrà essere bravo ad accogliere e a contenere la rabbia del paziente, evitando reazioni simmetriche (4) Affrontare apertamente i comportamenti autodistruttivi o pericolosi favorendo un confronto diretto con essi dato che il paziente borderline può e deve sempre essere riportato al dato di realtà (5) Tentare di stabilire sempre quale sentimento sta dietro alle azioni del paziente borderline, dato che il Borderline agisce le cose prima di pensarle sarà utile ricordare il significato profondo delle azioni (6) Riuscire sempre a mantenere il discorso sul qui ed ora della psicoterapia nel tentativo di delimitare gli spostamenti del paziente sull’esterno, dato che se la persona comprenderà cosa accade tra lui ed il terapeuta, probabilmente, riuscirà anche ad estendere queste nuove acquisizioni anche al resto della sua esistenza
- Ospedalizzazione: alle volte il Setting più definito di tutti può proprio essere il ricovero ospedaliero. Quando ansi, angoscia o depressione o condotte autolesive diventano troppo rischiose, ricorrere ad un ricovero può essere di primaria importanza e di grossa utilità per tenere in sicurezza la persona.
- Terapia della Famiglia: l’approccio sistemico ha mostrato un buon livello di successo nel trattamento del Disturbo Borderline di Personalità.
- Terapia Psicofarmacologica: purtroppo gli interventi farmacologici non hanno grosse evidenze scientifiche. In realtà la psicofarmacologia può solo essere d’aiuto sul piano sintomatico ma spesso i tempi dell’organizzazione borderline di personalità non coincidono con quelli della effettiva risposta terapeutica, ad esempio, di un antidepressivo. Inoltre è necessario porre particolare attenzione nell’utilizzo di farmaci come ipnotici ed ansiolitici benzodiazepinici vista l’alta tendenza del paziente Borderline a sviluppare dipendenza. Ci sono blande evidenze circa l’utilizzo dell’acido valproico (e forse del litio)rispetto al controllo dei sintomi legati all’impulsività, ma gli studi sono aneddotici e poco replicati. I farmaci antipsicotici possono essere utili durante condizioni acute di massiccio distacco dalla realtà o francamente psicotiche ma con modalità transitorie e utilizzando massima cautela.
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
Ultimi post di Valerio Rosso (vedi tutti)
- Trauma, MicroTrauma e Stress Nascosto: The Ghost in The Machine - 19/11/2023
- Potomania: cosa devi sapere su questo Disturbo Mentale - 16/11/2023
- Il Mito della Colazione - 07/11/2023
Interessante!Purtroppo l’associazione psicoterapia alla terapia farmacologica non è sempre condiviso dallo psichiatra,non è semplice
personalizzare la comunicazione,sono d’accordo che sia l’approccio
più sicuro e duraturo del tx.
c.p.psicoterapeuta medico chirurgo,ad indirizzo ipnosi clinica.
ciao carlo! grazie di avermi letto! iscriviti al mio blog se ti va… a presto!