Ognuno di noi nasconde dei segreti?
Quando affermiamo pubblicamente di non avere segreti o cose da nascondere probabilmente affermiamo il falso, e probabilmente non siamo neppure consapevoli di raccontare una bugia agli altri e a noi stessi.
Il film di Oliver Stone del 2016, “Snowden“, che racconta la storia di Edward Snowden, il tecnico informatico della CIA che qualche anno fa rivelò informazioni segrete sui sistemi elettronici di controllo dei cittadini, porta in evidenza una domanda di grossa rilevanza: Siamo tutti potenzialmente controllabili ed osservabili nella nostra quotidianità?
L’Utopia della Privacy negli anni 2000
Non vi racconterò il film, non preoccupatevi. Ma in questa mia riflessione, che riguarda il fatto che ognuno di noi abbia dei seri motivi per preoccuparsi di poter essere controllato, farò qualche riferimento al film.
Tutto questo mio ragionamento parte da una scena del film nella quale la fidanzata di Edward Snowden dice: “…ma a me che cosa interessa se mi controllano il telefono od il computer? Io non ho nulla da nascondere!“. A quel punto il protagonista le risponde: “Ho capito… allora saresti cosí gentile da spiegarmi come mai ieri sera stavi flirtando con quell’uomo, su quel sito di incontri dove ci siamo conosciuti?”
I servizi segreti americani, nel 2013, erano già in grado di prendere possesso della camera di un telefono ed usarla per spiare le persone, senza parlare poi di email, chat, telefonate, etc.
Edward Snowden fu scelto per errore dalla CIA, basandosi solo sulle sue indiscusse capacità di hacker ma valutando in maniera superficiale la sua psicologia profonda, sfumatamente narcisistica ed antisociale, che lo spingeva ad un rigore etico e morale che poco aveva a che vedere con il normale modus operandi dell’intelligence.
Questa “leggerezza” nella selezione di questo geniale collaboratore costò cara alla CIA dato che Edward Snowden, con l’aiuto di Glen Greenwald del The Guardian, rivelò al mondo numerose informazioni sui programmi di intercettazione telefonica tra USA ed Europa, la gestione dei metadati delle trasmissioni informatiche, PRISM e Tempora ed i vari programmi di sorveglianza sul web.
La vita di ogni essere umano si basa sulla gestione di Segreti, Buoni o Cattivi.
Sigmund Freud diceva che tutte le persone adulte hanno dei segreti, ed che è normale che sia cosí. In realtà egli affermava una cosa un pochino più profonda, ovvero che ogni persona non può permettersi di esternare sempre ed in ogni momento i suoi contenuti interni, consci o meno.
Se ci pensate bene le cose stanno proprio cosí. Quando sento certe persone che manifestano un loro rigore morale a parole, affermando “Io dico sempre quello che penso” oppure “Che mi controllino pure, io non ho nulla da nascondere” quella parte di me che funziona in automatico sui binari della psicoanalisi mi suggerisce di alzare le antenne e di diffidare.
Segreti, bugie ed omissioni non sono di per loro cose buone o cattive, e la loro gestione sta alla base della nostra vita di relazione. Che ci piaccia o meno. Ad esempio se io nascondo al fisco dei miei guadagni per non pagare le tasse commetto un reato; al contrario se dico ad un’amica che lei è molto carina quando invece non lo è affatto, utilizzo una bugia per altri fini. Insomma la variabilità è infinita quando si parla di segreti.
Quindi i nostri equilibri relazionali, sociali e sovranazionali sono in qualche misura basati sulla gestione del non detto, dell’omesso, del mediato e del secretato.
Che cosa ci insegna il caso di Edward Snowden?
L’intuizione più importante di Edward Snowden è stata probabilmente la seguente: un conto è avere la possibilitá di accedere alle aree segrete degli individui quando è necessario, ad esempio, per questioni di sicurezza nazionale o di anticrimine, un’altro discorso è quello di abbattere la possibilità per tutti gli esseri umani di poter gestire i propri personali segreti.
Questa è una mia personale traduzione del messaggio presente nel lavoro di Snowden. Gli esseri umani per poter mantenere stabile la relazione con gli altri e per i propri equiliri interiori necessitano di avere delle aree segrete, dei contenuti profondi sui quali poter mantenere il controllo e decidere se, a chi, quando e come rivelarli.
E questo il senso delle parole di Freud “Le persone adulte hanno sempre dei segreti”, e devono anche essere in grado di mantenerli al contrario dei bambini che tendono sempre a riconsegnare ogni segreto ai propri genitori. Una persona adulta è tale quando pone dei confini tra il proprio spazio interno ed il mondo esterno e quando è in grado di mantenerli.
Io credo che Edward Snowden non criticasse la possibilitá di indagare sul terrorismo, sul crimine o su eventi che potessero mettere a repentaglio la sicurezza nazionale. Snowden affermava con forza la necessità di dare misura, resnsabilità e senso all’invasione dello spazio privato della gente.
In estrema sintesi la perdita della propria intimità non è banalmente una questione di Privacy, ma comporta la perdita della gestione adulta e responsabile di un proprio spazio interiore con conseguenze importanti sulla solidità del proprio Io e della propria identità. Sia come persone, sia come gruppi o nazioni.
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