La prima volta che mi hanno detto che soffrivo di Fibrillazione Atriale ho pensato che mi stessero prendendo in giro ed ho detto al mio collega “Sono sportivo, non bevo, non fumo, non mi drogo, nessun caffè… perchè proprio io?!”
Dopo aver insegnato alle altre persone come fare a gestire situazioni di malattia sul piano psicologico e psichiatrico, adesso tocca a me dimostrare a me stesso che con la Fibrillazione Atriale la mia vita probabilmente un pochino cambierà, ma potrà rimanere sufficientemente intensa, divertente e piena di passione.
Poche ore dopo essere atterrato a New York ecco tornare improvvisamente tutti quei sintomi che ho conosciuto per la prima volta sette mesi fa: forti palpitazioni, farfalle nel torace, polso aritmico, tachicardia, debolezza estrema, una forte sensazione di irrequietezza ed ansia.
Se state pensando che potrei essere uno Psichiatra che soffre di attacchi di panico, non è cosí.
Alle 2:30 del mattino gli operatori telefonici del “911” di New York, sono precisi e professionali. Allo stesso modo i paramedici del Servizio Ambulanza del Mount Sinai Hospital ed il medico (specializzando, direi…) che si è occupato di me, sono stati molto gentili ed efficenti anche se, da orgoglioso campanilista, il nostro 118 ed i medici della stragande maggioranza dei DEA italiani non sono da meno, …e ve lo dico per esperienza personale. ?
Al di la di queste considerazioni, vorrei parlarvi di come una Malattia possa cambiare la vita emotiva di una persona. Non solo una malattia, ma molti sono gli eventi della Vita che ci possono fare sentire incapaci di reagire o gettarci nello sconforto più buio.
Tutti i pensieri che seguono sono frutto del faticoso lavoro della mia mente (✌️?) durante una notte passata al Mount Sinai Hospital di New York, durante e dopo il mio secondo episodio di Fibrillazione Atriale. Vi posso garantire che il mio stato d’animo ed il mio umore, durante quelle ore trascorse in ospedale, non erano dei migliori anche perchè, per uno strano gioco di movimenti della mia mente, alla preoccupazione del momento presente si sommavano misteriosamente emozioni e ricordi degli ultimi anni della mia vita, tutto sommto non facili.
È possibile controllare il modo in cui ci sentiamo?
Molte persone credono che il loro umore sia inluenzato da fattori che sfuggono dal loro controllo. Ma stanno proprio cosí le cose?
Non è infrequente che le persone attribuiscano il loro “stare male” sul piano psicologico a modifiche ormonali, alla biochimica della loro mente o ancora ad eventi della loro vita, magari dell’infanzia, che ancora agitano il loro mondo interiore.
Infine quasi tutte le persone ritengono che sia normale ed inevitabile avere una condizione protratta di malessere psicologico se si manifestano delle malattie o se siamo afflitti da eventi di vita negativi di un certo rilievo (divorzio, separazione, licenziamento, lutti).
Di sicuro c’è del vero in ognuna delle precedenti affermazioni, ma l’elemento importante sul quale vorrei dirigere l’attenzione è il seguente: tutti i sentimenti frustranti e negativi che possono derivare dai fattori sopracitati sono davvero al di fuori del nostro controllo e della nostra volontá di superarli?
Quello che voglio comunicare, in poche parole, è che sono i nostri pensieri ed il nostro modo di porci nei confronti della vita a governare i nostri sentimenti e le nostre emozioni, e non gli eventi esterni. Sulla base di questo ognuno può imparare a mantenere il controllo sui propri pensieri nel “qui-ed-ora” della propria esistenza.
Per illustrare l’importante relazione tra i nostri pensieri ed il nostro umore, e le reciproche influenze, proviamo a considerare i molti modi con i quali si può reagire ad un complimento. Supponiamo che qualcuno vi dica: “Tu mi piaci davvero, penso che sei senz’altro una brava persona”.
Come può far sentire questa affermazione? Probabilmente la maggior parte della gente può sentirsi felice di ricevere un tale apprezzamento, ma alcuni potranno sentirsi tristi, in colpa o addirittura arrabbiati. Com’è possibile?
La risposta sta nei differenti pensieri ed atteggiamenti presenti “a priori” nella mente di chi riceve un complimento. Volete alcuni esempi? Eccoli:
- “Il Dr. Rosso mi dice questo solo per tirarmi su di morale perchè si è accorto che non valgo niente e sono un incapace” (Tristezza)
- “Perchè il Dr. Rosso mi sta adulando? Forse vorrà qualche favore da me? Questo atteggiamento non è onesto…” (Rabbia e Sospettosità)
- “Poverino, pensa che io sono una brava persona ma non è vero, mi sta sovrastimando… se sapesse chi sono davvero!” (Colpa)
- “Sono felice di essere stimato dal Dr. Rosso, sono contento che si sia accorto che sono una persona in gamba” (Positività)
Se questi stati d’animo cosí diversi possono emergere in un contesto positivo, perchè non può esserci la stessa variabilità anche quando qualche cosa di negativo accade? In effetti il nostro modo di reagire agli eventi risiede in tutti quei pensieri, preconcetti ed atteggiamenti che sono presenti nella nostra mente prima che le cose accadano.
Imparare a controllare alcuni di questi pensieri ed atteggiamenti che esistono in noi al di la di tutto, può effettivamente modificare il nostro stato d’animo; di sicuro sono richiesti impegno e pereveranza ma i risultati possono ripagare dello sforzo!
Giuto perchè lo sappiate, questo genere di approccio deriva dalla Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale che si basa sulla possibilità di imparare a modificare il modo in cui pensiamo e, di conseguenza, il nostro comportamento ed i nostri stati d’animo.
I pensieri che dobbiamo riuscire a cambiare sono presenti da cosí tanto tempo nella nostra mente, sempre uguali, che non li traduciamo neppure più in parole, ma la loro forma sempre uguale e ripetitiva influenza il nostro modo di reagire agli eventi esterni.
La prima cosa che dovremo fare, quindi, sarà quella di iniziare di nuovo a “dare voce” a questi pensieri, traducendoli di nuovo in parole e frasi sulle quali potremo riuscire a lavorare. Infatti traducendo i nostri pensieri distorti, contorti (e negativi…) in parole sarà più facile renerci conto che essi sono semplicemente sbagliati.
Quali sono le forme più frequenti di “Pensiero Distorto”?
Non è facile, senza una certa preparazione professionale, riconoscere quali sono i nostri “pensieri distorti”, ovvero quei preconcetti o atteggiamenti negativi e contorti che permettono agli eventi esterni, positivi o negativi, di agire sul nostro umore. La lista che vi propongo mi aveva molto colpito la prima volta che la studiai ed allo stesso modo, in questa forma più scorrevole e facile da capire, spero potrà esservi d’aiuto.
Una premessa è però d’obbligo. Ci sono molte situazioni nelle quali provare sentimenti negativi è normale, sano ed appropriato. Imparare quando accettare questi sentimenti e come farci fronte è altrettanto importante dell’imparare a sbarazzarsi dei pensieri distorti e dei sentimenti che ne derivano. Spesso un terapeuta serve a questo: guidare, mediante un punto di vista esterno e neutrale, a capire cosa possiamo cambiare e cosa dobbiamo accettare.
Dopo aver sgombrato il campo dal fraintendimento che dobbiamo essere sempre felici ed in perfetto controllo delle nostre emozioni, eccovi la lista degli 8 più importanti “Pensieri Distorti”:
(1) Il Filtro Mentale
Capita spesso di isolare, da una situazione vissuta, un singolo dettaglio completamente negativo, memorizzarlo e poi fare riferimento in futuro solo a quello. In questo modo tutte le situazioni simili verranno vissute come negative. É come focalizzarsi su di una goccia d’inchiostro gettata in un secchio d’acqua: all’inizio sarà molto evidente, ma se si aspetta qualche tempo essa sparirà completamente e l’acqua sembrerà completamente limpida. Eccovi un esempio di vita reale del pensiero distorto del “filtro mentale”: dopo undiscorso o una presentazione ai propri colleghi si ricevono molti commenti positivi, ma anche una critica. Il filtro mentale farà si che ci si focalizzerà per molti giorni sul quel singolo commento negativo.
(2) Pensiero tipo “Tutto-o-Niente”
È quell’atteggiamento molto diffuso tramite il quale si vede il mondo secondo le du uniche categorie del Bianco o del Nero. Ad esempio se una situazione nonè esattamente un perfetto successo, si è portati a valutarla come un totale fallimento: una ragazza che sta seguendo una dieta e una sera mangia un gelato, sarà portata a pensare “Ho rovinato tutto, la mia dieta è un fallimento…”. Una possibile conseguenza di questa demoralizzazione potrebbe portare a divorare un intero barattolo di gelato come reazione alla rabbia!
(3) La Generalizzazione eccessiva
È quel pensiero distorto che fa si che un singolo evento, come ad esempio un rifiuto amoroso o l’essere respinti ad un colloquio di lavoro, venga esteso anche a tutti i possibili eventi futuri. Spesso le parole “sempre” o “mai più” risuonano nella mente di chi applica questa modalità di pensiero. La generalizzazione eccessiva è un meccanismo mentale molto potente che può sostenere pensieri molto depressivi. Ad esempio se un uccello evaqua i suo escrementi sul parabrezza della mia macchina si potrebbe erroneamente pensare: “Ecco la mia solita sfortuna! Gli uccelli non fanno altro che cagare sempre sulla mia auto!”
(4) Rifiuto a priori degli aspetti positivi
Avviene ogni qual volta non vogliamo ammettere che stiamo avendo delle esperienze positive, insistendo sul fatto che esse semplicemente “non contano”. Se si sta facendo un buon lavoro, si potrà insistere a dire che non è cosí buono, o abbastanza buono, o che chiunque avrebbe potuto farlo cosí. Rifiutare gli aspetti oggettivamente positivi della propria esistenza è un meccanismo automatico che spesso passa attraverso il paragone con altre persone che noi consideriamo migliori di noi.
(5) Saltare troppo velocemente a delle conclusioni
Questo genere di pensieri si installano nella nostra mente ogni volta che interpretiamo le cose in maniera negativa senza avere delle prove che supportino le nostre conclusioni. Eccovi alcuni esempi: (a) La lettura della mente altrui: senza averne le prove si può ritenere che qualcuno stia reagendo negativamente a noi, al nostro lavoro o che sia ostile (b) Predizione del Futuro: affidarsi troppo alla nostra sensazione che le cose andranno male, “mi è successo una volta, mi succederà di nuovo”, “non sto bene oggi, allora anche domani starò male”.
(6) Il Ragionamento Emozionale
Questo atteggiamento molto pericoloso accade quando si ritiene che le nostre emozioni negative riflettano in maniera attendibile il modo nel quale le cose stanno andando o come andranno in futuro. Eccovi degli esempi pratici: “Sono terrorizzato di andare in aereo, questo perchè deve essere un’esperienza pericolosa”, “Mi sento in colpa, allora devo aver davvero commesso qualche cosa di brutto”, “Mi sento cosí inferiore agli altri perchè probabilmente sono davvero una persona di serie B”.
(7) Il Principio dell’Etichettamento
Etichettare le situazioni e gli eventi è una forma estrema dl pensiero tutto-o-niente. Invece di dire a noi stessi “Io ho fatto un errore” decido di attaccare un’etichetta a me stesso dicendo “Sono un fallito”, “Non riuscirò mai a …”. L’etichettamento è una forma di pensiero molto irrazionale che è sempre in agguato e che ci porta a pensare che noi siamo quello che facciamo ogni tanto, oppure ci porta ad id ntificarci con un difetto fisico che abbiamo o con una malattia di cui soffriamo (ad esempio, io ho la depressione ma non sono la mia depressione). Allo stesso modo possiamo essere prtati ad etichettare anche le altre persone. L’etichettamento è una forma estrema di pregiudizio che allontana da noi la speranza che le cose possano sempre essere affrontate e spesso cambiate in meglio.
(8) Personalizzazione della colpa
Questo pensiero distorto si manifesta ogni volta che ci riteniamo personalmente responsabili di un evento che, i realtà, non è completamente sotto il nostro controllo. Un esempio classico è quello che possono sperimentare alcuni genitori: una madre riceve la notizia che il suo bambino sta avendo delle difficoltà di rendimento e questo evento la porta a pensare “Questo la dice lunga su che pessima madre sono”. Se si utilizza questa forma di pensiero ci allontana dalla possibilità di poter essere non la causa ma la soluzione di un problema, ad esempio una madre potrà essere d’aiuto nel miglioramento del rendimento scolastico del figlio se, ad esempio, si affiderà alle sue capacità e se tenterà di capire bene quali sono le reali cause di questo problema. La personalizzazione della responsabilità, per eventi sui quali non abbiamo controllo assoluto, porta con grande facilità a sensi di colpa molto gravi. Alcune persona fanno anche il contrario, ovvero colpevolizzazo gli altri o le circostanze per i loro problemi minimizzando costantemente le loro responsabilità: “Il motivo per il quale il mio matrimonio non sta funzionando dipende da mia moglie che è irragionevole e rissosa”. In generale colpevolizzare, noi stessi o gli altri, è una strategia sempre fallimentare.
Dopo avervi indicato alcuni meccanismi disfunzionali e pensieri preconcetti, voglio invitarvi a studiare bene la lista che vi ho fornito, provando a valutare se alcuni di questi pensieri distorti sono applicabili al vostro modo di mettervi in relazione con il mondo e le persone.
Tutto è partito dalla mia testimonianza personale proprio perchè, per fortuna, mi sono reso conto velocemente che conil problema della Fibrillazione Atriale posso correre il rischio di cambiare la mia qualità di vita proprio in relazione ad alcuni dei pensieri distorti che vi ho elencato. Sinceramente, questo rischio voglio proprio evitarlo. ✌️?❤️❤️?
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Caro Dottore, ciò che scrive è tutto vero; però talvolta quando il problema appare grave, personalmente reputo difficile rimanere esclusivamente nel qui ed ora, perchè istintivamente la mente cerca o meglio ha bisogno anche del domani…del futuro…di una speranza che rappresenta la possibile esistenza di una via d’uscita.
Lo scorso anno ho ricevuto una diagnosi doppiamente brutta:
aneurisma calcifico nell’arteria renale dx all’interno del rene;
fibrodisplasia delle arterie.
Ho dovuto prendere in pugno il problema e cercare di risolverlo presto.
Sebbene non abbia trovato la soluzione, il fatto stesso di aver “agito” anzichè essere rimasto passivamente ad attendere, mi ha aiutato molto.
Infatti soltanto dopo aver preso due consulenze presso due professori dell’istituto IRCSS di Milano, ho recuperato un minimo di serenità.
Un cordiale saluto P.M.
Tutto vero, un abbraccio forte!
Molti pensieri distorti mi appartengono, forse per questo la depressione e i disturbi ossessivo compulsivi si sono così radicalizzati in mé.