Insonnia: la Malattia dei Potenti?
L’insonnia da molti è considerata una malattia di quest’ultimo secolo, dovuta a stili di vita veloci e stressanti. Le cose non stanno così. Probabilmente l’impossibilità di mantenere per un numero adeguato di ore un sonno ristoratore è una preoccupazione millenaria dell’uomo ed ha colpito molti individui in molte ere diverse.
Forse l’insonnia è stata ed è una “malattia dei potenti” nella misura in cui una persona che gestisce un grande potere sulle altre persone si ritrova a gestire molti affanni e preoccupazioni: rivalità, cupidigia, timore per la propria persona, gestione dei sottoposti, etc.
Senza contare poi che nell’insonnia si ha il compimento di una vera e propria punizione per tutti i compromessi, le nefandezze e le azioni scellerate che la scalata al potere, in ogni era, ha sempre comportato.
Macbeth, il mitico Re di Glamis, prima di iniziare la sua diabolica, insonne e sanguinosa scalata al massimo potere, era uno stimato giovane generale scozzese, impegnato in una delle tante guerre condotte dalla sua nazione contro i danesi. Una volta terminata l’ultima battaglia di quella guerra, Macbeth aveva incontrato in una landa desolata tre streghe, probabilmente attirate dalla sua terribile sete di potere.
Un Destino segnato
Immaginate un cielo tempestoso ed immaginate anche le tre streghe mentre ripetono le parole che avrebbero scandito la vicenda di Macbeth, una miscela di cupo orrore e di perversione morale: “Bello onesto leale è turpe sleale ingiusto, e turpe sleale ingiusto è bello onesto leale“.
Ecco cosa disse di Macbeth la prima strega, mentre lui stava arrivando: “Lo voglio disseccare come fìeno. Mai più, ne di giorno ne di notte il sonno poserà sulle sue ciglia. Egli vivrà quale uomo maledetto”. Una vera e propria maledizione di insonnia!
Macbeth era in compagnia di Banquo, un altro generale del regno di Scozia, ed è subito chiamato dalle streghe come signore di Glamis, signore di Cawdor, e futuro re di Scozia. Poi, rivolgendo la loro attenzione a Banquo, dissero: “Salve, minore di Macbeth e più grande! Non così felice, ma assai più felice! Genererai dei re, pur non essendo tu re!”. Detto questo le streghe scompaiono.
La prima profezia si avverò subito: re Duncan nominò Macbeth sire di Cawdor, reo di tradimento con i danesi. Banquo così commentò, profetico: “È strano. Spesse volte i ministri delle tenebre, per sedurci al male, ci dicono delle verità; ci conquidono con innocenti inezie per adescarci a conseguenze rovinose…”.
La Maledizione si avvera
Il re intanto era in arrivo al castello del nuovo sire di Cawdor, a Inverness, e Lady Macbeth, in perfetta sintonia con il marito, così premeditava la “necessaria” uccisione del re: “Venite, o spiriti che agitate pensieri di morte, toglieteci il sonno e riempiteci della più feroce crudeltà! Vieni o notte fonda e insonne, e ammantati nel più cupo fumo dell’infemo onde il mio affilato coltello non possa vedere la ferita che aprirà”.
E il marito ribadiva il suo destino: “La grave faccenda di questa notte darà a noi per tutti i giorni e le notti a venire, incontrastato dominio e sovranità”. Il proposito scellerato si concretizzò: “Quando Duncan sarà addormentato, io soggiogherò col vino e la gozzoviglia i suoi due ciambellani. Allorché giaceranno in un sonno di porci, che cosa non potremo compiere tu e io sull’indifeso Duncan e su di loro?”.
Ecco che, in questa maniera, inizio la sua carriera di assassino e di paziente affetto da insonnia.
“Uno gridò: ‘Dio ci benedica’ e l’altro ‘Amen’ quasi mi avessero visto con queste mani da camefìce. Mi parve anche di udire una voce che gridava: ‘Non dormir più! Macbeth uccide il sonno’, l’innocente sonno, il sonno che riannoda i fili arruffati delle umane cure, che è la morte della vita di ogni giornata, bagno del faticoso travaglio, balsamo degli animi percossi, la seconda vivanda alla mensa della natura, il nutrimento principale nel banchetto della vita”.
E la prima delle innumerevoli e tremende notti di insonnia ebbe il suo terribile inizio: “Vorrei perder del tutto la conoscenza di me stesso piuttosto che conoscere l’azione che ho compiuta“.
L’Insonnia di Macbeth
Quella che fa il Re Macbeth è una considerazione amara e disperata: “Sonno e onore son cosa morta. Il vino della vita è spillato e non è rimasta che la feccia di cui possa inorgoglire questa cantina che è il mondo“.
Dopo l’incoronazione, Banquo conficcò i chiodi nella propria bara: “Ora tu hai tutto, sei Cawdor, sei Glamis, sei Re, come ti promisero le maliarde; però esse hanno aggiunto che la corona non sarebbe rimasta nella tua discendenza, ma che io stesso sarei stato radice e padre di molti re“.
Due sicari furono approntati e usati su Banquo: suo figlio riuscì a fuggire, come erano fuggiti i figli del re assassinato. Funesti pensieri si avvicendano durante i giorni ma, soprattutto, durante le notti di Macbeth: “Meglio essere coi morti che noi, per conquistarci la pace, abbiamo inviati alla pace, che starcene qui con l’animo agitato da questo perpetuo delirio”.
Ma un altra profezia viene fatta all’angosciato Re: “Macbeth, guardati da Macduff, guardati dal thane di Fife!”.
E il tragico re commentò alla sposa: “Io mi son talmente inoltrato nel guado del sangue, che, se non dovessi andare innanzi, il tornare indietro non sarebbe meno ingrato che il procedere. Assalterò il castello di Macduff. Prenderò Fife. Passerò a fìl di spada sua moglie, i suoi bimbi, e tutti i disgraziati che discendono dal suo lignaggio“.
Finalmente l’usurpatore venne sconfitto in battaglia nelle campagne di Dunsinane, e catturato nel pieno del suo insonne delirio ma tutto questo è quasi una liberazione: “Dovrei forse fuggire? Io non ho fatto nulla di male. Io mi trovo in questo mondo terreno, dove il far male è spesso cosa lodevole; e il far del bene è talvolta pericolosa follia”.
Macbeth è decapitato, e la sua insonnia, sanguinaria e disperata, giunge alla fine.
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Veramente bello anche questo articolo.
Sempre una piacevole lettura e interessante informazioni.