A chi è rivolto questo articolo sul disturbo bipolare? Questo articolo ha un esplicito scopo divulgativo e non è rivolto a personale specializzato o super specializzato. Il pubblico al quale mi voglio rivolgere è quello sanitario non psichiatrico, assistenzi sociali, educatori, psicologi o famigliari ed amici di persone affette dal disturbo bipolare. In particolare per i famigliari e gli amici ho scritto uno specifico articolo su come fare ad aiutare una persona cara con questo disturbo.
Origini Storiche del Disturbo Bipolare e Dati Epidemiologici
Il Disturbo Bipolare, conosciuto anche come psicosi maniaco-depressiva, è un disturbo mentale che genera anomali ed inspiegabili cambiamenti dell’umore di un individuo che influenzano in maniera imprevista la sua energia, il suo comportamento, i livelli di attività, il ritmo sonno-veglia e la capacità di condurre attività quotidiane in maniera razionale,efficace ed adeguata.
Nel corso della storia gli esseri umani hanno sempre manifestato variazioni del loro tono dell’umore, e sentirsi “su” o “giù” fa parte, entro certi limiti, di un’esperienza profondamente umana.
Le basi del moderno concetto di disturbo bipolare sono state fondate, inizialmente, dallo psichiatra francese Jean-Étienne Dominique Esquirol, ma soprattutto da Jules Baillarger, un’altro psichiatra francese, che nel 1854 descrisse una malattia mentale nella quale si alternavano fasi depressive ad altre di tipo euforico; questa malattia venne da lui chiamata folie à double forme (in inglese “dual-form insanity”).
Di fatto fu il grande Emil Kraepelin (1856–1926) a distinguere la schizofrenia (“dementia precox”) da quella che iniziò ad essere chiamata “malattia maniaco-depressiva” verso la fine del 1800; Kraepelin fu il primo a notare che il decadimento cognitivo presente nella “dementia precox” era molto contenuto o addirittura assente nel disturbo bipolare, inoltre definì una distinzione più netta tra fasi euforiche e depressive.
Il termine “reazione maniacale-depressiva” apparve nella prima versione del DSM nel 1952, influenzata dall’eredità di Adolf Meyer. L’ulteriore classificazione delle varianti del disturbo bipolare in disturbi depressivi “unipolari” e disordini “bipolari” venne proposta dagli psichiatri tedeschi Karl Kleist e Karl Leonhard negli anni ’50. I sottotipi definiti “bipolare II” e il “disturbo ciclotimico” sono stati inclusi nel DSM-III e IV, basandosi sul lavoro di David Dunner, Elliot Gershon, Frederick Goodwin, Ronald Fieve e Joseph Fleiss negli anni ’70.
Un crescente interesse per il disturbo bipolare si è diffuso nella società e nella cultura del ‘900 anche perché, dalla fine del 1800, iniziarono a diffondersi un numero crescente di notizie riguardanti il fatto che molti personaggi storici e famosi risultavano affetti dal disturbo bipolare. Inoltre a livello mediatico si sono progressivamente accumulate storie, vicende, film e racconti connessi profondamente con personaggi che risultavano affetti da questa malattia mentale.
Parallelamente alla diffusione della conoscenza del disturbo bipolare tra i non addetti ai lavori, si è assistito al crescere dello stigma sociale, di stereotipi o di pregiudizi, alle volte positivi ma più spesso negativi, nei confronti delle persone affette dal disturbo bipolare.
I dati epidemiologici del disturbo bipolare sono ormai noti e precisi: il National Institute of Mental Health stima che circa il 2,6% della popolazione generale americana al di sopra dei 18 anni si affetta da un disturbo bipolare; le cause vanno ricercate in determinanti genetiche che interagendo con stimoli ambientali. L’esordio di questa patologia, solitamente, viene fatto risalire all’adolescenza per poi esprimersi in tutta la sua gravità nella prima età adulta.
Manifestazioni Cliniche del Disturbo Bipolare
Attualmente ci sono 4 sottotipi del Disturbo Bipolare, ed in ognuno di essi si possono ritrovare chiare modificazioni dell’umore, del livello di energia di una persona, dei livelli di attività, del sonno e del comportamento generale. La classificazione attuale comprende:
- Disturbo Bipolare tipo I: è un disturbo nel quale si alternano evidenti fasi euforiche gravi ed episodi depressivi altrettanto gravi, spesso con sintomi psicotici, che necessitano di ricovero ospedaliero. Alcune fasi di un disturbo bipolare di tipo I possono essere indistinguibili da uno scompenso schizofrenico, in effetti molte volte si assiste ad una erronea diagnosi di Schizofrenia invece che di Disturbo Bipolare. E’ possibile osservare delle fasi di questo tipo di disturbo nelle quali coesistono sintomi sia depressivi che bipolari, dando origine al cosiddetto Stato Misto.
- Disturbo Bipolare tipo II: è definibile come l’alternanza tra fasi depressive ed altre fasi di tipo sub-euforico (definite anche “ipomaniacali”), senza le caratteristiche di gravità clinica del tipo I. In realtà questa forma di disturbo bipolare, in apparenza attenuata, può molto subdola, di difficile riconoscimento nelle sue varianti più moderate anche se spesso porta delle conseguenze esistenziali catastrofiche per chi ne è affetto: difficoltà relazionali, essere considerati “brutte persone” o con un “brutto carattere”, divorzi, disastri economici, dipendenza da sostanze e da alcool. Alle volte si fa l’errore di considerare questi pazienti come semplicemente depressi e di conseguenza attuare errori terapeutici (ad esempio terapie basate esclusivamente su antidepressivi).
- Disturbo Ciclotimico: è una malattia mentale, erroneamente considerata “minore”, nella quale si alternano numerosi episodi sub-euforici ed episodi depressivi, alle volte di grado modesto, per un periodo di almeno 2 anni. Spesso coesistono altri sintomi “minori” come ansia e panico. Questo quadro, forse ancor più che il disturbo bipolare di tipo II, può essere sotto diagnosticato o non riconosciuto e, di conseguenza, non curato o curato male.
- Altri non specificati Disturbi Bipolari: sono condizioni cliniche sfumate, miste o semplicemente più complesse caratterizzate da varianti anomale di variazioni del tono dell’umore.
Alcune specifiche vanno fatte al riguardo dei termini che si usano per descrivere i segni ed i sintomi del Disturbo Bipolare in tutte le sue varianti. In particolare voglio specificare meglio il significato dei termini Mania e Depressione:
- Mania (o “euforia“): è il termine che indica una fase di attivazione energetica del disturbo bipolare dove una persona sperimenta umore eccessivamente elevato, iperattività, insonnia, tendenza a comunicare in maniera eccessiva con gli altri (logorrea, eccessiva confidenza, disinibizione), iper-attivazione sessuale, tendenza alla prodigalità ed alle spese eccessive, irritabilità, arroganza, eccessiva sicurenza in se stessi, comportamenti potenzialmente spericolati o pericolosi, abuso di alcool, fumo, sostanze d’abuso. Spesso di osserva un eloquio veloce e profuso, invadente, teatrale, con un tono ed un volume del discorso molto elevati. La grandiosità del giudizio diventa assoluta con tendenza a prevaricare gli altri.
- Depressione: la depressione è una condizione di umore particolarmente basso senza spiegazione apparente (leggete questo altro mio articolo per sapere la differenza tra Tristezza e Depressione). E’ il polo opposto alla mania nel disturbo bipolare. Nei momenti di passaggio tra depressione e mania si ha il rischio maggiore di suicidio. La depressione in corso di disturbo bipolare, sul piano clinico, può non essere distinguibile da quella “semplice”, detta anche monopolare: per questa ragione si possono commettere errori di terapia facendo uso di soli farmaci antidepressivi in pazienti bipolari (invece di associarli ad almeno un farmaco stabilizzatore dell’umore).
Nel disturbo bipolare ci può essere una fase particolarmente problematica chiamata “episodio misto“.
Questa fase molto critica, che tende a comparire nel momento di viraggio tra la fase depressiva e quella maniacale, è caratterizzata dalla contemporanea presenza di sintomi depressivi e maniacali.
E’ questa una fase molto delicata dove si possono esprimere aggressività verso gli altri o verso se stessi, e la persona può soffrire di un’ansia intensa e di irritabilità marcata. Spesso richiede l’ospedalizzazione del paziente.
Infine vorrei ricordare che il disturbo bipolare presenta delle caratteristiche cliniche e di terapia specifiche nel sesso femminile che meritano di essere discusse a parte. A tal proposito vi invito a far riferimento ad un altro mio articolo pubblicato in questo stesso blog di psichiatria.
Diagnosi e Terapia del Disturbo Bipolare
Il Disturbo Bipolare, tra tutti i disturbi mentali affrontati dalla psichiatria, è forse quello che mostra una migliore risposta alle terapie farmacologiche e psicoterapiche ed un più rapido e completo ripristino delle caratteristiche di base della persona che ne è affetta.
Come per tutta la medicina, il primo passo per una buona terapia è quello di formulare una diagnosi adeguata. Questa premessa è d’obbligo dato che troppe volte, in passato, si è confuso il Disturbo Bipolare con la Schizofrenia facendo uso di trattamenti inappropriati o, addirittura, dannosi (vedi dosi plurime ed eccessive di uno o più neurolettici (nelle fasi psicotiche maniacali…) oppure di monoterapie con dosi massicce di antidepressivi favorendo l’insorgenza di un disturbo a “cicli rapidi”).
Una volta attuata una diagnosi adeguata la terapia del disturbo bipolare (farmacologica e psicoterapica) si attuerà secondo linee guida di dominio pubblico che ho già riassunto in un mio precedente articolo, che vi invito a leggere:
In ogni caso la parola d’ordine per il trattamento di questo disturbo è solo una: LITIO…!!!
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Buona giornata
sono un bipolare per fsr passare lacappa
Sono bipolare tipo II, sono seguita da una psichiatra con cui mi trovo benissimo, ma vorrei cominciare un percorso di psicoterapia, lei potrebbe aiutarmi?
Dottore buongiorno, sono una tutor di mindfulness con disturbo bipolare, vorrei sapere se secondo lei praticando regolarmente la mindfulness si può fare a meno dei farmaci. E se pensa sia possibile, potremmo fare un percorso insieme?
Grazie
Rosanna