Nessuno sembra farci molto caso, ma viviamo in tempi nei quali la nostra attenzione è un bene prezioso: industrie e mercati combattono tra loro per conquistarne il più possibile.
Perché c’è questo grande interesse verso l’attenzione della gente? Percé chi riesce a controllare per qualche secondo o qualche minuto la nostra attenzione può condurci a delle azioni che si tradurranno in acquisti di beni, di servizi, a risultati elettorali, al consenso verso certi punti di vista, a diffondere messaggi.
L’avvento del web e dei Social Network ha reso l’attenzione delle persone il bene più prezioso che ci possa essere, e più gli stimoli intorno a noi la saturano e la deflettono, più preziosa essa diviene. Parallelamente la nostra attenzione, depauperata, deflessa e distratta, sta dando origine ad un nuovo disturbo psicopatologico definito Disturbo da Diffusione Patologica dell’Attenzione (DDPA).
Che cos’è l’attenzione? Perché è così preziosa?
L’attenzione è una funzione della nostra mente che ci rende consapevoli di quello che accade intorno a noi, un elemento alla volta; l’attenzione permette di considerare alcuni stimoli ambientali, a scapito di altri.
L’attenzione ha varie caratteristiche: può essere direzionata, può essere più o meno intensa, può essere mantenuta per più o meno tempo. Quando la nostra attenzione è direzionata con precisione e con forza su di uno stimolo, ed è mantenuta per un tempo sufficiente, questo stimolo diventa rilevante per la nostra mente.
Quindi chi domina l’attenzione, da un certo punto di vista, domina le scelte ed i bisogni della gente, infatti manipolando l’attenzione possiamo essere condotti ad avere desideri e passioni che non ci appartengono.
Il modo con cui riusciamo a gestire la nostra attenzione rappresenta il modo con il quale gestiamo le nostre risorse mentali e, di fatto, noi siamo padroni della nostra vita se siamo padroni della nostra mente.
Pensiamo al web, ai social media, alla televisione o ai giornali, oramai l’economia di moltissime aziende è basata sull’obiettivo di andarsi a prendere uno spicchio della nostra attenzione su questi media, con modalità sempre più raffinate, e a condurci verso un “funnel” (un “imbuto”) di stimoli, più o meno complesso, che ci risucchia verso un’azione finale che comporterà un’acquisto, un cambio di opinione, una volontà elettorale o altro.
Ad oggi nessuno è sufficientemente consapevole del fatto che la nostra attenzione non può essere donata senza criterio, poiché ha un valore immenso in quanto è il propellente primario della nostra produttivitá ed del nostro pensiero.
Il web ed i social media forniscono contenuti e servizi che solo in apparenza sono gratis, visto che in realtà ci obbligano, semmai, ad un baratto: io ti do un contenuto o un servizio che vuoi e tu mi dai la tua completa attenzione. Infatti alcune aree della rete sono fatte per fornirci la sensazione appagante di ottenere tonnellate di cose appetibili in maniera gratuita, generando una forma di utilizzo eccessivo, continuativo e poco consapevole.
Come molte altre cose (libri, sostanze, persone, comportamenti, etc.), web e social network possono indurre ad un utilizzo sbagliato e compulsivo se non siamo consapevoli di quello che ci accade mentre entriamo in contatto con loro o in che modo li stiamo usando.
In questa prospettiva l’attenzione di un utente che sta utilizzando un media con modalità esagerate o compulsive, alle volte assimilabili ad una dipendenza, risulterà senz’altro modificata e, in buona parte, fuori controllo. E quindi manipolabile. Si possono fare molti esempi di situazioni nelle quali la nostra attenzione può essere più o meno alterata da eventi o situazioni che possono, al contempo, essere buone o cattive.
Ad esempi l’ambiente intorno a noi può influenzare pesantemente la nostra attenzione: se siamo in cima al Monte Bianco in Val d’Aosta o a Time Square a New York avremo due tipi completamente diversi di modificazione della nostra attenzione, nel primo caso ci sarà una iper-attentività connessa alla bellezza ed alla maestosità del paesaggio che potrà darci la sensazione di piena e completa integrazione di quello che vediamo, un fluire piuttosto naturale del fuoco della nostra attenzione da un elemento all’altro del paesaggio; nel secondo esempio la nostra attenzione, anche in quel caso iper-stimolata, subirà però continui spostamenti da una parte all’altra dello scenario in relazione all’eterogeneità degli stimoli ed alla saturazione di contesti diversi di significato, ma messi in stretta relazione spaziale tra loro, una specie di frenesia rispetto a come la nostra attenzione verra indirizzata, focalizzata, mantenuta.
Inoltre in un contesto “naturale” come il primo esempio, non si pone il sospetto che qualcuno voglia manipolare la nostra attenzione, mentre nel secondo è evidente che tutti gli elementi (i maxi-monitor o le insegne) presenti hanno lo scopo di captare e di controllare, per qualche secondo o minuto, la nostra attenzione.
Allo stesso modo del mondo in cui viviamo, anche il web non si presenta sempre allo stesso modo, per cui la nostra attenzione può essere sotto il nostro controllo o può subire alterazioni a seconda del contesto nel quale abbiamo deciso di stare.
In realtà la consapevolezza di quello che stiamo vivendo, utilizzando, assumendo o mangiando è sempre importante, non solo per il web. Le novità e le innovazioni che abbiamo a disposizione possono essere più o meno utili, e più o meno pericolose, a seconda del livello di conoscenza e di consapevolezza del loro utilizzo che abbiamo.
Un esempio storico esemplificativo di questo concetto potrebbe essere quello dell’alcool e di quello che accadde quando venne introdotto nella cultura degli Indiani d’America: se tra gli europei, pur essendo pericoloso, riusciva a mantenere dei significati buoni, tradizionali, poiché avevamo avuto il tempo di fare esperienza circa il suo utilizzo, l’alcool tra gli Indiani d’America divenne rapidamente un elemento pericolosissimo, poiché non derivava da nessuna tradizione o consapevolezza, ma era stato immesso in maniera forzata ed improvvisa dagli europei.
Stessa sostanza ma in contesti diversi.
Per carità, l’alcool è sempre stato una sostanza pericolosa ed infida, ma l’esperienza e la consapevolezza possono fare la differenza. Allo stesso modo la rapidità di evoluzione e di presenza del web nelle nostre vite è, in qualche misura, analoga all’introduzione di un nuovo elemento con caratteristiche tali da poter divenire sia utile che pericoloso.
La Dieta Mediatica
Tornando alla questione della nostra attenzione, e del desiderio che molti hanno di controllarla, come possiamo fare a riprenderne il controllo?
Negli ultimi anni qualcuno ha proposto il concetto di “dieta mediatica”: provate ad immaginare per una settimana di eliminare completamente le fonti di informazioni e vedere quali effetti questo comportamento potrà avere sulla nostra mente, sul nostro sonno, sul nostro grado di concentrazione, sulla produttività, sul nostro corpo e sulle relazioni.
Lo so che può sembrare quasi impossibile e un poco folle pensare di “spegnere” tutti i media intorno a noi, ma è questa la proposta che vi voglio fare. D’altra parte questa “dieta mediatica” deve passare dalla consapevolezza di quanto sia preziosa la nostra attenzione, e se non sono riuscito a convincervi sino ad adesso, capisco che non sarete interessati a raccogliere questa sfida.
E che cosa fare dopo una settimana di “dieta mediatica”? Dopo aver capito quali effetti i media hanno su di noi, sia buoni che cattivi, potremo scegliere un nuovo livello di immersione e di utilizzo di questi stessi media, provando a dosare quanta attenzione i vari contesti del web possano meritare. Ma questa volta in maniera consapevole e facendo leva su delle buone ragioni: ogni persona è disposta a cambiare i propri comportamenti solo per delle buone ragioni e, di fatto, la “dieta mediatica” potrebbe fornirne parecchie, molto chiare e concrete.
Ad ognuno le sue.
Ma non sarà tutto rose e fiori. Di sicuro potrebbe emergere, per alcune persone, il problema di dove indirizzare tutto il patrimonio di attenzione che noi esseri umani possediamo: Quali passioni vere abbiamo dentro di noi? Quali desideri autentici o spinte al cambiamento emergono una volta che il rumore di fondo dei media è zittito? Per alcuni individui, purtroppo, la scomparsa di stimoli, di emozioni o di bisogni imposti da altri potrebbe risultare in un angosciante silenzio interiore.
Assumere il 100% della responsabilità della nostra vita o sulle reazioni che abbiamo in risposta ad eventi sui quali non abbiamo il controllo, può essere una condizione non così appetibile per molte persone.
Nel qual caso non posso fare altro che dirvi di riaccendere tutto, anzi ancora di più, e tornare ad immergervi nell’assordante rumore di fondo del mondo.
Approfondite questo argomento con questo video che vi spiega, rapidamente ma in maniera completa, che cosa sia il Disturbo da Diffusione Patologica dell’Attenzione (DDPA):
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Buongiorno Valerio. Ho inviato un msg su messenger ieri. Mi rendo conto che sarai letteralmente sommerso di richieste e commenti, ma ti sarei grato se potessi dargli un’occhiata. Apprezzo e condivido moltissimo il contenuto di questo post. Potrei conoscere il nome dell’autore del testo da te citato sul “funnel”?