Introduzione
Il cervello è la “piattaforma” sulla quale viene edificata la nostra mente e, in conseguenza di ciò, un corretto funzionamento del tessuto nervoso che lo costituisce sarà fondamentale per la nostra salute mentale.
Sebbene la nostra comprensione di come funziona il cervello sia meno avanzata rispetto a quella degli altri organi del corpo, molte conoscenze, magari più pratiche e non così approfondite, sono ormai piuttosto chiare e dovrebbero semplicemente essere messe in pratica nell’ottica di migliorare il nostro benessere: non diffondere un’adeguata cultura del Benessere Mentale rappresenta uno spettro di opportunità sprecato per promuovere la lotta ai Disturbi Psichiatrici (ansia, depressione, stress, etc.), la prevenzione e, in generale, un’approccio alla nostra salute che abbracci anche la dimensione mentale ed emotiva.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha espresso chiaramente il suo pensiero affermando che “non c’è salute senza salute mentale“.
Parlando di interventi di aiuto da diffondere maggiormente, uno degli esempi più chiari è il ruolo dell’alimentazione in relazione alla salute mentale.
Sappiamo che il cervello è composto in gran parte da acidi grassi essenziali, dall’acqua e da molte altre sostanze nutritive, e sappiamo anche, spesso su base intuitiva, che il cibo influenza il modo in cui ci sentiamo, pensiamo e ci comportiamo.
Le Neuroscienze, con sempre maggior forza, ci insegnano che gli interventi dietetici possono contenere la chiave di una serie di sfide nel campo della salute mentale che la nostra società sta affrontando.
Tuttavia, ad oggi, solo un numero relativamente piccolo di professionisti della salute mentale, stanno investendo energie e studio in un campo che potrebbe influenzare molto positivamente la prevenzione e la cura dei disturbi psichiatrici con una spesa molto bassa e, virtualmente, in assenza di effetti collaterali.
Tutto questo in presenza di un crescente numero di prove scientifiche, e una serie di nuove voci bibliografiche significative che stanno sostenendo il ruolo della dieta nella cura e nel trattamento delle persone con problemi di salute mentale.
Ad esempio, il potenziale degli interventi dietetici nel trattamento della depressione, dell’ansia, della schizofrenia, del disturbo bipolare e dell’ADHD è sempre più riconosciuto, e sarebbe sciocco sottovalutarne l’importanza.
Un approccio integrato all’essere umano, che riconosca l’interazione tra fattori biologici, psicologici, sociali e ambientali, è fondamentale per sfidare il crescente peso della malattia mentale nei paesi occidentali.
In quest’ottica la Psiconutraceutica, la Psiconutrizione e la Psicobiotica sono da considerarsi pietre angolari di questo approccio integrato.
E’ senz’altro giunto il momento che gli interventi alimentari basati sull’uso dei probiotici (“Psicobiotici”), di integratori (Omega-3, Melatonina, N-Acetilcisteina, Inulina, etc.) e di precise scelte alimentari (diete a basso contenuto di calorie, a base vegetale, iperproteiche, etc.) diventino una componente essenziale della gestione della salute mentale e nella promozione benessere mentale.
In che modo il Cibo e la sua produzione possono influenzare la nostra Mente
Si ritiene che i problemi di salute mentale siano il risultato di una combinazione di diversi fattori, tra cui età, genetica e fattori ambientali.
Uno dei fattori più evidenti, ma poco riconosciuti nello sviluppo e nel mantenimento di un buon livello di salute mentale è il ruolo dell’alimentazione.
Il corpo di prove e di studi scientifici che collegano la dieta, la nutraceutica ed il microbioma intestinale alla salute mentale sta crescendo ad un ritmo molto rapido, nel corso degli ultimi 10 anni.
Oltre al suo impatto sulla salute mentale a breve e lungo termine, tutte le evidenze scientifiche in nostro possesso indicano che l’alimentazione svolge un ruolo fondamentale per la gestione e la prevenzione di problemi specifici di salute mentale quali ansia, depressione, schizofrenia, ADHD ed il morbo di Alzheimer.
Sempre più, il collegamento tra la dieta e la salute mentale stanno raccogliendo il sostegno da parte della comunità scientifica, dalle varie università e centri clinici mondiali.
Allo stato attuale, i vari studi in corso si stanno dedicando all’esame delle risposte individuali in relazione ai cambiamenti dietetici e all’uso degli integratori alimentari in studi randomizzati controllati; inoltre sono in corso interessantissimi confronti cross-culturali basati sugli stili di alimentazione dei vari popoli in relazione alle loro problematiche specifiche di salute mentale.
La maggior parte del cervello deriva direttamente degli alimenti che introduciamo nel nostro corpo attraverso la dieta.
Nel corso di questi ultimi anni abbiamo assistito a notevoli alterazioni in ciò che mangiamo, sia nella qualità che nella quantità, nel modo in cui trattiamo gli alimenti e li conserviamo, gli utilizzi degli additivi alimentari, l’uso di pesticidi e l’alterazione di molti prodotti animali e vegetali attraverso l’agricoltura intensiva.
Che ci piaccia o meno, molti dati confermano che tutti i cambiamenti della nostra dieta avvenuti negli 15 anni ultimi anni hanno avuto delle conseguenze tali da rendere il cibo degli anni 2000 molto diverso nel suo contenuto nutrizionale da quello dei nostri antenati più vicini.
È stato stimato che la persona media nel Regno Unito, negli USA e in altri paesi industrializzati (inclusa l’Italia) mangierà più di 4 chilogrammi di additivi (conservanti, coloranti, ormoni, pesticidi, etc.) ogni anno.
L’impatto di questa situazione è ancora controversa, poiché i vari governi si sono rivelati riluttanti a finanziare, condurre o pubblicare studi rigorosamente controllati che esaminano gli effetti degli additivi.
Cambiare i metodi di agricoltura hanno anche introdotto livelli più alti e diversi tipi di grassi nella nostra dieta. Ad esempio, i polli raggiungono il loro peso di macellazione due volte più velocemente di quanto avvenissero trent’anni fa, il che ha cambiato le variabili nutritive della carne.
Per fare un esempio pratico, mentre una carcassa di polli era il 2% di grassi, ora è il 22%; inoltre, la dieta del pollame è cambiata drammaticamente, il che ha ridotto gli acidi grassi omega-3 a favore di altri tipi di grassi nella carne di pollo. Allo stesso modo, la dieta alimentata agli animali da allevamento sta cambiando il rapporto degli acidi grassi di ciò che stiamo mangiando.
Considerazioni analoghe si potrebbero fare per molti prodotti dell’agricoltura, per non parlare di tutta la produzione di cibi “sintetici” come la gran parte del trash-food.
Infine non è da sottovalutare il fatto che l’attenzione per il cibo che viene veicolata dai media, è sempre più direzionata verso elementi edonistici e di piacere e molto poco connessa alla dimensione del benessere. In conseguenza di ciò, nonostante le acquisizioni scientifiche abbondantemente diffuse tra le persone, si tende a sottovalutare l’influenza che il cibo ha sulla salute fisica e mentale.
In poche parole le pubblicità ed i contenuti orientati alla vendita dei vari brand di alimenti, vincono senza ombra di dubbio sulle comunicazioni fatte dalla medicina e dalle altre discipline scientifiche che si occupano di nutrizione.
Risulta scontato che il nostro cervello, la macchina organica più complessa che c’è nell’Universo, verrà edificato sulla base di alimenti di scarsa qualità e male proporzionati tra loro. Nel corso degli ultimi decenni il cibo che introduciamo nel nostro corpo non sembra essere così adatto a costruire un substrato neuronale adeguato per sorreggere una mente sana.
Come influenzano la Mente gli Acidi Grassi e gli Amminoacidi
Poiché il “peso secco” del cervello è composto da circa il 60% di grassi, è importante sapere che i grassi che assumiamo con l’alimentazione, in larga parte, influenzano direttamente la struttura e la sostanza delle membrane delle cellule del cervello.
In particolare, i grassi saturi, quelli che sono strutturalmente “solidi” a temperatura ambiente come il lardo, rendono le membrane cellulari dei neuroni del nostro cervello e dai tessuti corporei più resistenti.
Il 20% del grasso nel nostro cervello è costituito dagli acidi grassi essenziali omega-3 e omega-6. Questi grassi vengono chiamati “essenziali” poiché non possono essere sintetizzati all’interno del corpo, quindi devono derivare direttamente dalla dieta. Sebbene meno rappresentati in percentuale, gli acidi grassi Omega 3 e Omega 6 sono estremamente importanti, non tanto per la solidità di struttura, quanto per il corretto funzionamento del cervello.
In ogni caso i vari tipi di acidi grassi eseguono funzioni vitali nella strutturazione e nel funzionamento delle cellule del cervello (o dei neuroni), assicurando che sia possibile un’adeguata comunicazione e di elaborazione.
Parlando in termini pratici, l’assunzione non bilanciata di acidi grassi omega-3 e omega-6 è implicata in numerosi problemi di funzionamento mentale, compresa la depressione, la tolleranza allo stress, i problemi di concentrazione e di memoria: gli esperti suggeriscono che la maggior parte delle persone che vivono nel mondo occidentale occidentali mangiano troppa quantità di omega-6 e non abbastanza omega-3.
Un discorso analogo lo si può fare parlando dell’apporto di proteine “nobili” dalle quali derivano amminoacidi fondamentali per il cervello.
I neurotrasmettitori sono messaggeri che veicolano informazioni chimiche e permettono ai neuroni di comunicare tra di loro. I neurotrasmettitori sono spesso costituiti e sintetizzati partendo da aminoacidi, che nella maggior parte dei casi devono essere derivati direttamente dalla dieta.
Ad esempio la serotonina , un neurotrasmettitore associato al controllo dell’umore e ai sentimenti di soddisfazione, è costituito a partire dall’ammino-acido triptofano. L’adrenalina e la dopamina, altri importanti neurotrasmettitori coinvolti nel funzionamento della nostra mente, derivano dall’amminoacido fenilalanina.
Molti altri elementi nutrizionali sono coinvolti nel corretto funzionamento del nostro cervello (vitamine, zuccheri, oligoelementi, etc.) e da ciò deriva che anche il nostro cervello, alla stregua degli altri organi del corpo, è connesso al tipo di alimentazione che ogni individuo segue e, alla luce di queste rapide informazioni, può essere intuitivo immaginare come il funzionamento della mente possa essere influenzato da variabili connesse alla nostra dieta.
La Dieta in rapporto all’Umore ed al Benessere Mentale
Quindi, proprio come il cuore, lo stomaco o il fegato, anche il cervello è un organo che è estremamente sensibile a ciò che mangiamo e beviamo.
D’altra parte è risaputo che siamo quello che mangiamo.
Per rimanere in buona salute, necessita di un preciso rapporto di carboidrati complessi, acidi grassi essenziali, aminoacidi, vitamine, minerali ed acqua.
Chiunque abbia mai fumato, bevuto alcool, tè o mangiato cioccolato sa che tali prodotti possono migliorare l’umore, almeno un pò e temporaneamente. Putroppo questi alimenti spesso hanno un effetto transitorio e dei veri e propri effetti collaterali più o meno pesanti.
Quello che sembra meno chiaro alle persone è il fatto che alcuni alimenti possono apportare un beneficio sano e di lunga durata rispetto all’umore e al benessere mentale a causa dell’impatto che hanno sulla struttura e la funzione del cervello. Ancor di più se associati ad uno stile di vita sano.
Questo perché alcuni stili dietetici forniscono una miscela di nutrienti particolarmente favorevole nell’equilibrare i neurotrasmettitori del nostro cervello. Un buon equilibrio dei neurotrasmettitori è fondamentale per una buona salute mentale, in quanto i sentimenti di soddisfazione, l’assenza di ansia, una buona memoria e un buon funzionamento cognitivo coincidono con un buon livello di salute mentale.
Una dieta adeguata, insieme ad uno stile di vita sano, può “spingere” verso un buon funzionamento del cervello con modalità molto efficaci, stabili e durature senza comportare virtualmente alcun effetto collaterale una volta che si venga guidati in maniera competente ed appropriata.
Lo scopo degli articoli sulla psiconutrizione, sulla psiconutraceutica e sulla psicobiotica di questo blog, hanno lo scopo di favorire l’orientamento in queste nuove aree delle Neuroscienze moderne che vengono sempre di più sostenute da studi clinici e letteratura scientifica di qualità e basata sulle evidenze.
Se volete potete dare un’occhiata a questo mio video sull’argomento:
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This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
Buonasera Dott.Rosso,
cosa ne pensa di ademetionina e n acetilcisteina?
So che l’acetilcisteina è promettente per il dimezzamento dalla cocaina.
È d’accordo?
Saluti
Andrea Vittorio Romagnoli
Salve dottore,apprezzo molto la sua visione olistica della malattia mentale e le chiedo come fa un pz.con un microbiota alterato ad assumere probiotici senza conoscere il genotyping della sua flora batterica oppure a stabilire quale specie gli è più utile perché la farmacogenomica ha dimostrato estreme variabilità tra i soggetti?