Uno studio del 2017 fornisce la prima conferma ufficiale a quello che molti ricercatori già immaginavano: l’attività fisica è correlata direttamente ad un miglioramento del livello di salute del microbioma intestinale. Lo studio che vi illustrerò è stato il primo del suo genere e rappresenta un vero e proprio apripista per studi successivi poiché ha indagato gli effetti dell’attività fisica non solo sull’animale da esperimento ma anche direttamente sull’uomo.
L’Attività Fisica modifica il Microbiota Intestinale in maniera indipendente dalla dieta
Il solo esercizio fisico sembrerebbe essere in grado di alterare positivamente il microbioma intestinale, nel modello animale e nell’uomo, sia in termini di composizione che di funzionalità. Il rivoluzionario studio che ha fornito importanti prove al riguardo è quello di Jacob M. Allen e del suo gruppo di ricerca, i quali hanno indagato in che maniera l’attività fisica modifica il microbiota intestinale degli esseri umani. Lo studio è stato pubblicato su Medicine & Science in Sports & Exercise del 2017 (i riferimenti sono in fondo all’articolo).
Sebbene molte osservazioni, in passato, avessero già suggerito che l’esercizio fisico potesse avere influenze positive sulla salute dell’intestino e del microbiota, l’argomento non era stato ancora studiato a fondo.
Il gruppo di ricerca guidato dal Dr. Jacob M. Allen ha studiato in che modo l’esercizio fisico continuativo ha impattato sulla composizione, su alcune attività funzionali e sulla produzione di alcuni metaboliti del microbioma di 32 soggetti che non praticano abitualmente attività fisica, dei quali 18 risultavano normopeso (gruppo 1) e 14 mostravano un quadro clinico di obesità (gruppo 2).
Quale esercizio fisico fa bene al Microbioma Intestinale? Dai 30 ai 60 minuti di attività aerobica 3 volte alla settimana.
Sono queste le conclusioni a cui sono giunti i ricercatori della University of Illinois at Urbana-Champaign, Urbana, IL. I soggetti arruolati nello studio sono stati indotti a praticare dai 30 ai 60 minuti di esercizio fisico aerobico ad un buon livello di intensità per tre volte alla settimana per tutta la durata dello studio (sei settimane).
Nell’ottica di riuscire a valutare con precisione le modifiche del microbiota in seguito all’esercizio fisico, sono stati prelevati campioni delle feci al tempo zero, dopo le 6 settimane di esercizio e infine dopo un periodo nei quali i soggetti erano tornati alla sedentarietà. Non solo sono state condotte indagini sul materiale raccolto, ma si è studiato anche l’eventuale modifica del rapporto massa grassa/magra e la potenza aerobica sviluppata dopo 6 settimane.
Quali conseguenze ha avuto l’attività fisica sul Microbiota Intestinale?
Oltre ad aver osservato, ovviamente, un miglioramento del rapporto massa grassa/magra e della potenza aerobica, i ricercatori hanno rilevato una netta modifica della composizione del microbiota e della produzione di SCFAs (acidi grassi a catena corta) in relazione al BMI dei soggetti.
Il microbioma dei soggetti normopeso ha mostrato delle differenze di composizione rispetto a quello del gruppo degli obesi e ha mostrato di rispondere in maniera piú pronta all’esercizio fisico.
L’incremento di SCFAs (del butirrato in particolare) ha avuto maggior riscontro nei soggetti normopeso sebbene alla ripresa delle abitudini sedentarie, i valori sono ritornati uguali a quelli presenti all’inizio. Negli obesi tali modifiche sono state minori, in proporzione al peso corporeo.
L’incremento della concentrazione di SCFAs in ambedue i gruppi dopo il periodo di attività fisica, ha avuto origine, come era prevedibile, da un aumento dei ceppi batterici che producono il butirrato, ovvero Roseburia spp., Lachnospira spp., Clostridiales spp., Faecalibacteriumspp. e Lachnospiraceae spp.
Parallelamente i ceppi di Bacteroides spp. e di Rikenella spp. hanno mostrato una correlazione negativa alla crescita di concentrazione sia del butirrato.
I maggiori benefici, a livello del microbioma, ottenuti dai soggetti normopeso si pensa siano stati dovuti alla maggiore concentrazione degli SCFAs, poichè comporta una maggiore sensibilità insulinica ed un più elevato senso di sazietà; inoltre gli SCFAs collaborano nel ridurre i livelli generali di infiammazione.
Quello di questo gruppo di ricerca, rappresenta il primo studio in vivo che dimostra come l’esercizio fisico riesca a modificare la composizione e le funzioni del microbioma intestinale umano indipendentemente dalla dieta seguita, ma in correlazione alla BMI, ovvero all’indice di massa corporea.
É opportuno sottolineare ancora una volta che tutti i benefici ottenuti dall’attività fisica spariscono una volta che si torna ad un regime di vita sedentario.
In questa sede sembra particolarmente importante sottolineare come un Microbioma Intestinale in buona salute sia da mettere sempre più in relazione ad un migliore livello di Benessere Mentale.
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Bibliografia:
- J. M. Allen, L. J. Mailing, J. Cohrs, C. Salmonson, J. D. Fryer, V. Nehra, V. L. Hale, P. Kashyap, B. A. White, J. A. Woods. Exercise training-induced modification of the gut microbiota persists after microbiota colonization and attenuates the response to chemically-induced colitis in gnotobiotic mice. Gut Microbes, 2017; 1 DOI: 10.1080/19490976.2017.1372077
- Jacob M. Allen, Lucy J. Mailing, Grace M. Niemiro, Rachel Moore, Mark D. Cook, Bryan A. White, Hannah D. Holscher, Jeffrey A. Woods. Exercise Alters Gut Microbiota Composition and Function in Lean and Obese Humans. Medicine & Science in Sports & Exercise, 2017; 1 DOI: 10.1249/MSS.0000000000001495
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