Questo che vi porto é un pensiero su come la perdita di lavoro di un padre possa portare tensioni emotive nel contesto del suo matrimonio e forti elementi di disagio nei suoi figli. Mi viene in mente il caso di una coppia, seguita da me in passato in psicoterapia, che passò un periodo della loro vita molto duro, conseguente al licenziamento del marito e che, dopo l’arrivo di un nuovo lavoro, lui e sua moglie iniziarono un percorso di coppia con me per affrontare le sequele di questa crisi e per salvare il loro matrimonio.
Come psicoterapeuta, ho visto molti clienti non affetti da reali patologie psichiatriche me che risultavano sono sotto forte stress emotivo per una serie di eventi esistenziali. Sempre di più succede di affrontare situazioni nelle quali, anche se non vi é un vero e proprio licenziamento, permane la preoccupazione per la possibilità di perdere il lavoro a un certo punto della vita, magari in un futuro non così remoto.
Altri clienti sono sotto enorme stress e ansia per altri motivi, ma quello che mi sta particolarmente interessando é come i coniugi ed i figli possano essere influenzati emotivamente, e non solo finanziariamente, dai problemi di uno dei due genitori. Credo che in parte ciò sia dovuto alle enormi pressioni ed alle richieste che questa società, spietata ed accelerata, ci presenta in ogni momento.
Spesso i miei pazienti mi dicono che, anche se si sentono ansiosi o depressi, stanno riuscendo a nasconderlo alla loro famiglia e che tutto questo bagaglio di stress non li stia influenzando; ciò di cui non si rendono conto, e lo affronto spesso insieme a loro loro, è che i compagni ed figli ricevono sempre, magari in maniera inconsapevole, segnali negativi provenienti dal loro disagio e raramente non percepiscono la loro tensione emotiva.
Quando uno o entrambi i genitori stanno attraversando una crisi emotiva, l’intera famiglia ne risente sempre, come ormai tutti gli studi al riguardo confermano. Fortunatamente, come é accaduto alla famiglia a cui facevo riferimento all’inizio, alcune persone sono in grado di rimettere insieme le loro vite proprio perché i riconoscono che il loro matrimonio e i loro figli sono stati influenzati negativamente dall’ansia, dallo stress o da altre forme di disagio di uno dei coniugi. Sarà banale dirlo, ma riconoscere un problema é sempre il primo passo per risolverlo, no?
Nel corso degli anni, ho osservato che molte persone pensano che i bambini piccoli non capiscano la tensione emotiva dei loro genitori e che, di conseguenza, non ne siano influenzati emotivamente.
Tuttavia, mentre può essere vero che i bambini piccoli potrebbero non capire la natura dei problemi dei loro genitori, spesso capiscono che “c’è qualcosa che non va” e “mamma e papà non sono come sempre”. I bambini sono molto più emotivamente in sintonia con gli stati d’animo dei loro genitori di quanto la maggior parte della gente pensi. Quando i loro genitori sono preoccupati, depressi o non vanno d’accordo, la maggior parte dei bimbi si preoccupa, accumula stress e spesso sviluppa insicurezza.
Naturalmente, questo non significa muoversi verso l’altro estremo e parlare ai bambini come se fossero adulti; sicuramente sarà possibile parlare con loro, a un livello appropriato per la loro età, e fornire loro rassicurazioni rispetto al fatto che sono amati e che sono al sicuro.
Il punto principale è che, quando si tratta del benessere del compagno o dei figli, quello che si dice ai loro è molto meno importante di quello che essi osservano in noi. Un osservazione attenta rivela sempre segnali che possono rivelare tristezza od ansia connesse ad un particolare problema, e negarlo o mostrare una recita quotidiana di “finto benessere”, potrebbe generare nei nostri cari molta più angoscia e spaesamento di quanto ne farebbe il problema che viene nascosto.
I bambini piccoli di solito non hanno le capacità cognitive o verbali per spiegare ai loro genitori che si sentono ansiosi o depressi in risposta alle cose che osservano nei loro genitori e che non capiscono. Ma i genitori possono notarlo in altri modi: improvvisamente i bei voti a scuola crollano, un bambino che normalmente si comporta bene inizia ad insultare gli altri o si picchia con altri studenti, il sonno peggiora oppure diventa improvvisamente spaventato del buio e vuole dormire con i suoi genitori, o ancora un bambino di 10 anni potrebbe iniziare a bagnare il letto e così via.
Quando i genitori negano a loro stessi il modo in cui i loro problemi influenzano i loro figli, potrebbero prendere in considerazione, sbagliando di grosso, dei fattori esterni alla famiglia: l’insegnante non sta facendo un lavoro abbastanza buono, il ragazzo della porta accanto è una cattiva frequentazione, o cose simili.
La negazione è una potente difesa emotiva e la usiamo per scongiurare emozioni difficili da gestire, specialmente se non aiutati. Per molti genitori è troppo difficile credere che i loro problemi siano la causa dell’ansia dei loro figli. Questo può generare sentimenti di colpa davvero molto difficili da gestire.
Spesso, individui e coppie vengono in psicoterapia dopo aver fatto i conti con il fatto che i loro problemi stanno causando problemi indotti dallo stress nei loro figli. Mentre imparano ad affrontare i loro problemi in un modo migliore, spesso, questo ripristina un senso di equilibrio emotivo per il resto della famiglia.
Mentre penso a questo, mi viene in mente il consiglio di sicurezza che gli assistenti di volo danno ai passeggeri che hanno bambini con loro durante il volo: metti la maschera d’ossigeno su te stesso prima di mettere la maschera di ossigeno sul tuo bambino. Anche se all’inizio potrebbe sembrare controintuitivo, ha perfettamente senso quando ci pensi: se non ti prendi cura di te prima, non sarai in grado di prenderti cura di tuo figlio.
Vi voglio consigliare un bel libro, semplice ma profondo, di Camilla Targher, che ho letto con piacere “Famiglia No Stress“:
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