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Valerio Rosso

Psichiatria, Salute Mentale e Neuroscienze

Come fare a scegliere il giusto farmaco antidepressivo?

13/04/2018 da Valerio Rosso 23 commenti

Riuscire ad impostare il giusto trattamento antidepressivo, massimizzando i benefici e tentando di minimizzare gli effetti collaterali, é una sfida che non riguarda solo lo psichiatra ma anche il neurologo, il medico di medicina generale, l’internista ed altre figure specialistiche.

Se é senz’altro vero che la psichiatria non é sempre in grado di comprendere la genesi della depressione in un dato individuo, come evento psicopatologico derivante dall’interazione di fattori genetici e biologici con dimensioni esistenziali, è anche vero che molte novità si intravvedono all’orizzonte rispetto a nuove terapie e trattamenti biologici.

In poche parole possiamo dire che ognuno di noi nasce con una certa predisposizione a sviluppare la depressione sulla quale, poi, interviene l’ambiente e le variabili esistenziali, possiamo dire che gli interventi farmacologici possono avere il significato di tentare di correggere gli aspetti biologici disfunzionali presenti nel nostro organismo.

A titolo informativo, come ho già illustrato in un altro articolo, gran parte dei nuovi farmaci in sviluppo per la depressione, ma anche per altre psicopatologia, non sono più rivolti al sistema recettoriale dei neurotrasmettitori del sistema nervoso centrale ma hanno come target il sistema neuroendocrino, immunologico e addirittura il microbioma intestinale.

Rimaniamo, però, sulle attuali terapia antidepressive, ovvero quelle che si rivolgono ai sistemi recettoriali “classici” del nostro cervello (i sistemi delle monoammine come serotonina, noradrenalina e dopamina): quali sono dunque i fattori che ci permettono di scegliere un farmaco antidepressivo piuttosto che un’altro?

Il buon clinico, di solito, tende a scegliere un dato farmaco sulla base della presentazione dei sintomi depressivi e sugli eventuali effetti collaterali messi in relazione ad un dato paziente. Possiamo di sicuro dire che sono pochi gli studi che hanno indagato in maniera specifica l’azione dei vari antidepressivi su specifici sintomi o gruppi di sintomi; questa premessa è molto importante perché, in realtà, la diagnosi di depressione non è un’entità sempre uguale a se stessa dato che può derivare dalla combinazione di sintomi anche molto diversi tra loro.

 

Come fare a scegliere un antidepressivo piuttosto che un’altro?

Questa domanda, sono sicuro, potrebbe avere molte risposte diverse se posta ad un certo numero di psichiatri o di altri specialisti. In particolare non è infrequente valutare delle ondate di maggior prescrizione di un farmaco rispetto ad un’altro anche in relazione all’immissione di nuove molecole sul mercato. Sul versante opposto, purtroppo, non si assiste allo stesso fenomeno di modifica della prassi prescrittiva ogni qual volta si presentano novità in letteratura scientifica basata sulle evidenze, come ad esempio nuove metanalisi.

Di sicuro nessuno psichiatra ha a disposizione un albero decisionale preciso, come avviene ad esempio in infettivologia per la scelta di un antibiotico, per poter scegliere con altrettanta precisione il giusto antidepressivo. Qualche variabile però é possibile tenerla in considerazione per migliorare la capacità di scegliere il farmaco giusto.

Iniziamo a parlare del lasso di tempo nel quale un dato antidepressivo inizia ad essere efficace: il classico orientamento che un antidepressivo richiede sino ad 8 settimane per esercitare il suo effetto è vero solo in parte. In realtà quando un farmaco funziona su di un dato paziente spesso i primi miglioramenti, di sicuro parziali, si iniziano a vedere già dopo 6 o 7 giorni. Questo è importante per non tardare troppo a cambiare farmaco, specialmente nei casi più gravi, magari in regime di ricovero.

Altro elemento generale da tenere in grande considerazione è se, in presenza di depressione, dare o meno un antidepressivo.

Di sicuro va esclusa la presenza di un disturbo bipolare sottostante, nel qual caso si dovrà sempre impostare una terapia in presenza anche di uno stabilizzatore dell’umore. Inoltre quando in un paziente depresso unipolare sono presenti forti sintomi di agitazione, molte scuole lo dicono chiaramente, si dovrebbe provvedere prima a calmare la persona prima di somministrare un antidepressivo, anche il meno stimolante.

Infine ci sono molti lavori scientifici che indicano che le gravi depressioni possono avere tutte un rischio elevato di suicidio se trattate in monoterapia con antidepressivi, per la possibilità di trasformare la forte deflessione del tono timico in disperazione, ovvero innescare una sorta di stato misto indotto da farmaci, che è un elemento fortemente predittivo di rischio suicidario in corso di trattamento con antidepressivi.

Quando in un paziente è presente forte tensione emotiva, insonnia, agitazione, irrequietezza, ideazione suicidaria, una buona prassi sarebbe quella di trattare la persona con altri farmaci (ad esempio stabilizzatori, antipsicotici atipici, benzodiazepine, pregabalin, gabapentin, etc. a seconda dei casi) prima di utilizzare l’antidepressivo.

Di sicuro per un paziente che non dorme ed è irrequieto potrebbe essere utile iniziare con farmaco un antidepressivo con proprietà antiistaminiche come il trazodone o la mirtazapina piuttosto che un farmaco molto attivante come il bupropione.

In generale le conseguenze di farmaci che agiscono sui tre principali neurotrasmettitori coinvolti nello sviluppo della depressione sono i seguenti:

  • Serotonina: sintomi d’ansia, compulsioni od ossessioni
  • Noradrenalina: stato di allerta ed energia psicofisica
  • Dopamina: attenzione, motivazione, attivazione generale e capacitá di provare piacere.

Ovviamente nella realtà le cose sono molto più complesse, ed il miglioramento dell’umore, molto probabilmente, deriva da un delicato bilanciamento di tutte queste tre variabili biochimiche.

Ricordiamo sempre che il miglior predittore di una risposta ad un farmaco antidepressivo è quello che è avvenuto in passato o in famigliari di primo grado:  se mia madre o mia sorella ha risposto ad un farmaco X è probabile che io stesso risponderò a quel farmaco, oppure se io ho risposto al farmaco X dieci anni or sono è molto probabile che risponderó nuovamente a X oggi.

È molto importante valutare le differenze tra farmaci anche all’interno della stessa classe. Ad esempio i vari SSRI sono molto diversi tra loro anche in relazione ad altre azioni: la sertralina è il più dopaminergico degli SSRI (mentre si sale di dosaggio), mentre la paroxetina è il più noradrenergico. Inoltre l’inibizione del trasportatore della serotonina varia a seconda dei vari SSRI, il recettore 5HT1a è quello più correlato all’attività antidepressiva ed ansiolitica. Se invece un SSRI stimola il  5HT2a o il 5HT2c si potranno avere di piú effetti di insonnia ed agitazione, meno auspicabile in certe forme di depressione.

Ad esempio il trazodone o alcuni antipsicotici possono inibire gli effetti sui recettori 5HT2a o il 5HT2c, che si potrebbero utilizzare in associazione.

Di sicuro il farmaco più serotoninergico che possediamo é il CItalopram e, ancora di più, l’escitalopram (che non fornisce effetti antiistaminici come il citalopram).

Ovviamente il discorso è lungo e complesso.

Ricordiamoci, infine, che spesso il fallimento di un farmaco antidepressivo dipende dalla comorbidità con disturbi di personalità che andrebbero trattati a parte in ambito psicoterapico.

 

Scegliere un antidepressivo anche sulla base del profilo di effetti collaterali e delle interazioni con altri farmaci presenti in terapia

Oltre ad elementi che possono predire una risposta clinica, va anche fatto un ragionamento rispetto agli effetti collaterali per valutare il rapporto rischio/beneficio. Ad esempio la paroxetina, che é un SSRI, ha un forte effetto anticolinergico, similmente a come accade nei farmaci triciclici. Molti farmaci antidepressivi hanno anche effetti alfa-adrenergici e quindi possono dare ipotensione ortostatica.

Nel caso pazienti con tendenza all’obesità o allo sviluppo di diabete bisognerà di sicuro stare attenti all’utilizzo nel lungo termine di farmaci con effetti antiistaminici come mirtazapina o trazodone o alcuni triciclici.

Anche nel caso degli effetti collaterali il discorso é lungo e richiede l’analisi dei singoli farmaci.

Rispetto alla valutazione delle interazioni farmacologiche il mio consiglio è molto semplice: scaricatevi sul cellulare l’applicazione di Medscape, presente sullo store del vostro smartphone, questa è la soluzione più semplice.

Volete approfondire il tema della depressione? Il Prof. Alberto Siracusano nel suo libro “Risalire in superficie. Conoscere ed affrontare la depressione” analizza questa patologia molto diffusa, parlando delle sue origini, dei meccanismi che la sostengono, delle caratteristiche e indicando i possibili e più efficaci trattamenti, non solo farmacologici. Acquistatelo al miglior prezzo su Amazon.it:

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Valerio Rosso

CEO a valeriorosso.com
Mi chiamo Valerio Rosso e sono un medico, psichiatra e psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico. Da anni divulgo i principali temi della Salute Mentale, delle Neuroscienze e della Medicina Digitale come blogger e come YouTuber. Alcune persone mi conoscono anche come musicista (cercatemi su Spotify, iTunes e YouTube Music).
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Archiviato in:Psicofarmacologia Contrassegnato con: antidepressivo, depressione, farmaci antidepressivi

Interazioni del lettore

Commenti

  1. Alessandro dice

    13/04/2018 alle 6:51 pm

    Dottore cosa significa che il citalopram fornisce effetti antiistaminici?

    Rispondi
    • Valerio Rosso dice

      19/04/2018 alle 4:37 am

      Che ha un’azione anche sui recettori per l’istamina che è responsabile di effetti “calmanti” e sedativi, spesso rapidamente positivi sull’ansia.

      Rispondi
  2. Anna dice

    13/04/2018 alle 9:25 pm

    Salve dottore,
    purtroppo per le malattie psichiatriche le terapie non sono ancora personalizzate come la target therapy in immunoncologia, manca la biopsia liquida nella diagnostica psichiatrica e non sono disponibili biomarcatori genetici che aiuterebbero lo psichiatra a fare una diagnosi più accurata.Inoltre devo aggiungere che molti psichiatri nn sono aggiornati e competenti come lei,non mostrano empatia col paziente,si limitano a prescrivere farmaci che hanno devastanti effetti collaterali per cui alla fine il paziente nn ha compliance.

    Rispondi
    • Luigi antonini dice

      27/06/2018 alle 2:59 pm

      Ora le malattie psichiatriche si vedono tramite la pet e la spect come nel disturbo ossessivo compulsivo si vede un iperfrontalismo.

      Rispondi
  3. luigi antonini dice

    22/04/2018 alle 8:45 am

    Salve, sono usciti e stanno uscendo tanti psicofarmaci il 90% neurolettici e pochi antidepressivi che fra l’altro non incidono nel DOC.
    Possibile che sul mercato non vi siano o saranno( tranne i vecchi SSRI e anafranil) altri antidepressivi anche in fase 2 o 3 che agiscono sul disturbo ossessivo compulsivo.
    Un’altra domanda: mi è stato consigliato il Latuda come augmention ma oltre il disturbo bipolare 1 che ho in comorbidità può agire anche sul DOC essendo solo un antipsicotico?

    Rispondi
  4. luigi antonini dice

    22/04/2018 alle 8:45 am

    Salve, sono usciti e stanno uscendo tanti psicofarmaci il 90% neurolettici e pochi antidepressivi che fra l’altro non incidono nel DOC.
    Possibile che sul mercato non vi siano o saranno( tranne i vecchi SSRI e anafranil) altri antidepressivi anche in fase 2 o 3 che agiscono sul disturbo ossessivo compulsivo.
    Un’altra domanda: mi è stato consigliato il Latuda come augmention ma oltre il disturbo bipolare 1 che ho in comorbidità può agire anche sul DOC essendo solo un antipsicotico?

    Rispondi
    • Valerio Rosso dice

      22/04/2018 alle 9:13 am

      Ciao, ci sono farmaci in fase di sviluppo che potrebbero avere indicazioni nel DOC. Vai a vedere su: https://www.valeriorosso.com/2016/07/05/psicofarmaci-del-futuro/

      Rispondi
    • Valerio Rosso dice

      22/04/2018 alle 9:14 am

      Rispetto al lurasidone, direi che non ci sono ancora evidenze al riguardo, almeno io non ne ho ancora trovate….

      Rispondi
  5. marisa dice

    10/05/2019 alle 5:39 pm

    doc buonasera, e dal 2003 che soffro di attacchi panico, ansia generalizzata ,ansia anticipatoria ipocondria
    ho provato parecchi farmaci tra cui sertralina con aumento di 30 kg. Ora assumo zoloft 200 mg mattina
    rivotril 5 gocce x 2 volte lyrica 25 mezzogiorno. Sempre aumento di peso. Non c’e’ qualcosa da prendere che non faccia ingrassare. Possibile che dopo 15 anni devo ancora prendere psicofarmaci.A volte sono veramente disperata.

    Rispondi
    • carmen otello dice

      07/07/2019 alle 10:18 am

      Cara Marisa, io assumo psicofarmaci da 20 anni. Prendo lo zoloft da 100 mg ma ormai non fa più effetto. Se provo ad aumentare la dose l’ansia peggiora perchè tra gli SSRI è il più attivante. Come fai a prenderne 200 mg non ti attiva l’ansia. IO sono disperata, per la tachicardia mi hanno prescritto il cardicor ( betabloccante) ma mi fa stare peggio. Gli ansiolitici non mi fanno effetto. Ho paura di assumere antiepilettici e antipsicotici. Sono disperata

      Rispondi
  6. Sebastiano dice

    07/08/2019 alle 3:10 pm

    Soffro ho 56 anni e soffro di distimia cronica da oltre 20 anni sono in cura con alprazolam : può consigliarmi un antidepressivo soprattutto motivante (dopamina) che abbia il minimo di effetti collaterali su peso , libido e insonnia.

    Rispondi
    • Giovanni dice

      24/08/2020 alle 10:29 pm

      Deniban

      Rispondi
      • Stefano dice

        22/09/2021 alle 6:21 pm

        Il deniban purtroppo alza la prolattina e non può essere usato per lungo periodo come invece la distimia richiede.

        Rispondi
  7. MATTIO MARINA dice

    05/12/2019 alle 1:52 pm

    Buon pomeriggio. Ho 56 anni. Per una ricaduta della mia maledetta depressione la psichiatra mi ha prescritto il WELLBUTRIN 150.
    Ho insistito per avere il Remeron con cui mi ero tirata fuori molto bene in passato, ma lei ha deciso così.

    Può dirmi se lei lo considera un buon farmaco, magari in base alle esperienze dei suoi pazienti.

    Grazie mille fin da ora.

    Rispondi
  8. emiliano dice

    09/11/2020 alle 5:30 pm

    Complimenti per la chiarezza, onesta e competente.
    Sto pensando di tornare alla paroxetina, da quando ho ripreso la sertralina mi pare di notare maggiore agitazione soprattutto a livello viscerale, stomaco chiusissimo fino a sensazioni di panico legate a tale tensione addominale. Premetto che lo stress lavorativo è alto, ma ricordo che con la paroxetina non avevo tali problemi. Utilizzo per la tensione il levopraid che aiuta ma non quanto sperassi….almeno a dosaggio base.
    Grazie per eventuale risposta.
    Cari saluti
    Emiliano

    Rispondi
  9. Nando Vitale dice

    11/02/2021 alle 12:25 pm

    Gentile Dr. Rosso,
    ho 63 anni e da circa 6 anni soffro di sindrome ansioso-depressiva, diagnosticata da due stimabili suoi colleghi. Per me il problema principale deriva dal fatto che soffro anche di glaucoma ad angolo aperto, per il quale assumo regolarmente il Cosopt. Finché uso solo un ansiolitico (Lexotan) non ho avuto problemi. Quando ho dovuto associare un antidepressivo (Daparox) per scalare il Lexotan, ho avuto alcune reazioni avverse: aumento della pressione oculare, forte nausea, senso generale di disagio. Vorrei sapere, cortesemente, se attualmente esiste un farmaco antidepressivo che possa essere assunto da chi soffre di glaucoma.
    Nando
    Grazie e cordiali saluti

    Rispondi
  10. ale dice

    03/05/2021 alle 3:02 pm

    Mi scusi quale farmaco agisce sui recettori 5ht1a

    Rispondi
  11. Michele dice

    22/07/2021 alle 12:10 pm

    Buon giorno dott ho iniziato da 2 settimane a non dormire la notte e chiudermi in me stesso il mio dottore mi ha prescritto oltre alla visita psicologica una compressa mattina e sera di alprazolam 0,25g e verso le ore 22 lendormin dice che va bn?

    Rispondi
  12. Stefania dice

    16/12/2021 alle 11:05 pm

    Salve dottore, sono una ragazza di 28 anni, a seguito di una canna ho avuto un attacco di panico fortissimo nel 2017 e da lì la mia vita non è stata più la stessa.
    Sia il medico di base che la psicologa non volevano che assumesse farmaci, dicevano che potevo farcela anche da sola e in effetti mi sforza o di fare le cose ma stavo malissimo.
    Disperata dai mal di testa e dolori muscolari che ne sono conseguiti sono andata dal neurologo il quale mi prescrisse un integratore con triptofano magnesio e vitamine e piano piano ricomincia a vedere la luce… Il problema è che devo fare cicli di almeno 3 mesi e staccare un mese non di più altrimenti sto di nuovo male, vuol dire che dovrò prendere a vita questo integratore?
    Se mi avessero dato dei farmaci veri subito non starei in questa situazione? Grazie mille

    Rispondi
  13. Giuseppe dice

    21/02/2022 alle 4:44 pm

    Buongiorno,sono un uomo di 42 anni e assumo zoloft 100 mg da qualche anno, ma i sintomi depressivi di apatia, stanchezza generale si ripresentano ciclicamente. Mi è stato consigliato di passare da Zoloft a Escitalopram, in quanto, secondo ciò che dice il mio medico, quando un farmaco comincia a non fare effetto, dopo un po’, bisogna cambiare molecola.
    Vorrei avere il suo parere.
    Grazie.

    Rispondi
  14. Sebastiano dice

    21/02/2022 alle 4:51 pm

    Dr sono un 59nne che soffre di ansia e lieve depressione ma cronica da moltissimi anni. Avrei bisogno di un consulto video con lei a pagamento per cercare di definire meglio la giusta terapia per me.

    Rispondi
  15. Lino dice

    31/10/2022 alle 12:54 pm

    Buongiorno Dott. Sono due anni che che soffrono di depressione, il mio psichiatra come terapia mi ha prescritto Depakin da 300mg, venlafaxina da 225mg, anafranil da 50mg e delorazepam 30 gocce da prendere tutte la mattina mentre per la sera Depakin 500mg e quietapina da 25mg. Quando sono andato al controllo gli ho fatto presente che non stavo ancora molto bene. Mi disse di continuare con la stessa terapia. Secondo llei la terapia che che da due anni sto facendo senza un netto miglioramento è giusta.. Grazie per eventuale risposta

    Rispondi
  16. Donatella Calanna dice

    18/01/2023 alle 7:09 pm

    Dottore mi scusi , ho usato per 10 anni entact a 15 mg ansia e depressione…gli ultimi 4 anni ho preso 4 gocce..era ttt ok… accade però che un giorno ritorna l’ansia generalizzata, nn mi aumentano entact ma, mi viene cambiato con altri farmaci. Ora sono quasi 2 anni che ancora nn hanno trovato una cura per me..posso sapere se riprendendo entact dopo quasi due anni che nn lo assumo, posso aver l’effetto positivo di 10 anni fa?

    Rispondi

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