Cannabis Terapeutica in Psichiatria: a che punto siamo?
Dopo l’introduzione in Italia della cannabis terapeutica nell’Agosto del 2016, tema già trattato da me in un altro articolo, pochi psichiatri si sono pronunciati su di un suo possibile utilizzo nell’ambito della Salute Mentale.
Quello che mi ha colpito molto è stata la scarsità di dibattito al riguardo dell’utilizzo della cannabis terapeutica in psichiatria: dopo anni in cui da una parte si richiedeva a gran voce tale disposizione di legge e da un’altra la si ostacolava, in ambedue i versanti per ragioni prevalentemente ideologiche, stupisce come pochissimi medici specialisti, in particolare psichiatri, si stiano pronunciando rispetto al suo utilizzo concreto in ambito clinico.
La domanda diretta, per quello che riguarda la Salute Mentale, è: la cannabis terapeutica può aiutare chi soffre di malattie mentali?
In particolare sarebbe interessante discutere, mediante la condivisione di dati clinici basati sull’evidenza, le applicazioni di THC, cannabidiolo (CBD) e altri derivati della cannabis nell’ambito del trattamento di ansia, depressione, disturbo bipolare, schizofrenia ed altri disturbi psichiatrici alla luce di reali evidenze scientifiche.
In assenza di un serio dibattito scientifico sull’argomento, a quali fonti di informazioni si possono rivolgere i pazienti affetti da disturbi psichiatrici che sono interessati a conoscere le opportunità di questa terapia?
Per ora le informazioni reperibili sul web sono affidate, per lo più, ad autori non specialisti e spesso molto poco preparati sull’argomento.
Da una parte si diffondono notizie su “studi” scientifici che avrebbero confermato possibili applicazioni della cannabis terapeutica in psichiatria per disturbi come ansia, insonnia, depressione, disturbo post-traumatico da stress, disturbo bipolare e dipendenza da oppiacei, dall’altra si devono fare i conti con altrettante ricerche scientifiche che riferiscono danni al cervello, dipendenza psicologica e rischio di peggiorare malattie mentali.
Dove sta la verità sulla cannabis terapeutica in psichiatria?…
C’è una verità sulla Cannabis Terapeutica in Salute Mentale?
La cannabis, da un punto di vista medico, è una sostanza come molte altre con un rapporto rischio/beneficio ancora da valutare bene, anche se molti dati sono promettenti.
Il punto è che allo stato attuale, vista l’assenza di studi clinici adeguati e replicati per le applicazioni di THC (tetraidrocannabinolo) e CBD (cannabidiolo) in ambito psichiatrico, sarebbe opportuno muoversi senza troppe paure ma anche con un ragionevole grado prudenza.
Certamente c’è una grossa mole di studi che hanno affermato, negli ultimi decenni, esattamente il contrario, ovvero che la cannabis ed i suoi derivati sarebbero addirittura responsabili di indurre disturbi psichiatrici.
Questo dato, sebbene non vada trascurato, non dovrebbe però essere un deterrente per non approfondire scientificamente le possibili applicazioni cliniche di questa sostanza (come di molte altre sostanze ritenute “d’abuso” e poi rivalutate sulla base di nuovi trials clinici,come ad esempio la ketamina).
In realtà una controcultura psichiatrica che si sta dedicando allo studio della cannabis, anche in accordo alle esperienze di molti utilizzatori che, in maniera piuttosto seria e costante, sta iniziando a diffondere alcuni studi preliminari al riguardo che, sebbene non possiedano le caratteristiche di veri e propri trials clinici randomizzati o di metanalisi, permettono di farsi un idea su di alcuni possibili ipotesi di utilizzo clinico in psichiatria.
Sulla base di un’analisi di quelle che, a mio parere, sono le più aggiornate risorse scientifiche in rete, quello che si può riferire con un buon margine di certezza, sono i seguenti punti:
- le indicazioni d’utilizzo dei cannabinoidi, più frequentemente riportate, sono tutte quelle patologie che coinvolgono il sistema nervoso centrale (SNC), e per le quali non sono ancora disponibili dei trattamenti adeguati, come ad esempio la sclerosi multipla, il dolore cronico, la fibromialgia il vomito da chemioterapia, il Parkinson, gli spasmi e i vari casi di lesioni midollari: il fatto che si tratti di alterazioni funzionali del SNC non deve portare a conclusioni affrettate circa l’utilità in ambito psichiatrico. Inoltre anche in questi ambiti i dati provengono spesso da rilevazioni empiriche e case report.
- è molto importante sottolineare che la cannabis è probabilmente una delle cause d’esordio e di aggravamento di Disturbo da Attacchi di Panico e Schizofrenia, disturbi mentali per i quali non sembra avere, ad oggi, evidenze nette di utilizzo a scopo curativo, anche se si tratterebbe di valutare dosi e rapporti tra THC e CBD.
- stanno emergendo prove a favore dell’utilizzo del CBD (cannabidiolo) per il trattamento del Disturbo Bipolare, anche se gli studi presenti andranno confermati.
- ci sono buone evidenze circa applicaZIoni terapeutiche della cannabis sul Disturbo Post-Traumatico da Stress, anche se gli studi andranno replicati.
- rispetto all’Insonnia ed al Disturbo d’Ansia Generalizzato si prospettano nuovamente possibili applicazioni con un buon rapporto rischio/beneficio, a patto che tali disturbi siano “puri” ovvero non siano presenti comorbidità con altre psicopatologie.
- la cannabis sembra essere d’aiuto come Exit Drug per superare la dipendenza da oppiacei e oppioidi e, forse, anche per la cocaina. Ulteriori studi anche in questo caso sembrano necessari.
- grande perplessità e controversie ha invece suscitato l’utilizzo del THC o del CBD nella terapia della Depressione: le ragioni di questo dibattito sono complesse e meriterebbero un capitolo a parte, in ogni caso questo punto sembra essere il più difficile da derimere, alla luce della letteratura scientifica presente ad oggi. Studi clinici nel mondo reale andrebbero disegnati ed attuati per stabilire l’effettiva utilità della cannabid terapeutica per il trattamento della depressione.
Conclusioni (temporanee) sull’utilizzo della cannabis in psichiatria
Sul piano pratico, un ipotetico paziente che si volesse affidare alla cannabis come opzione terapeutica come dovrebbe muoversi in Italia?
Prima di tutto è necessario affermare che pochi medici hanno un’adeguata esperienza clinica, autentica e documentata, con la cannabis in ambito psichiatrico.
Il fatto di poter prescrivere un farmaco come la cannabis, ovvero di essere laureati in medicina ed abilitati alla professione, non è per nulla garanzia di sapere padroneggiare un argomento sul quale la scienza non ha ancora certezze in ambito clinico.
Inoltre i punti da tenere in conto, per una scelta consapevole, sono a mio parere i seguenti:
- tutte le ricerche sull’utilizzo della cannabis terapeutica in ambito psichiatrico sono ancora in fase preliminare.
- al momento ci sono a disposizione numerose opzioni terapeutiche “ufficiali”, farmacologiche e psicoterapeutiche, basate sull’evidenza scientifica che permettono di curare e, spesso, di guarire molti disturbi psichiatrici senza rivolgersi ad altri trattamenti sperimentali, cannabis inclusa.
- sono poco conosciute le interazioni tra cannabis ed altri farmaci e/o sostanze per cui particolare cautela va portata in questo senso.
- allo stato attuale sembrerebbero possedere di adeguata documentazione scientifica molto più i danni correlati alla cannabis che i possibili benefici, anche se in molti sostengono che vi siano notevoli bias in questi studi.
Insomma la strada è aperta, tutta da percorrere e, lasciatemi dire, molto stimolante.
Sarebbe stupido e poco etico non rendere disponibili delle nuove opzioni terapeutiche, sostenute da evidenze scientifiche forti, ai pazienti affetti da patologie psichiatriche, anche perché i bisogni non soddisfatti nel campo della salute mentale sono ancora molti e la cannabis terapeutica in psichiatria potrebbe dare qualche nuova risposta.
Bibliografia:
- Parnes JE, Smith JK, Conner BT. Reefer madness or much ado about nothing? Cannabis legalization outcomes among young adults in the United States. Int J Drug Policy. 2018 Apr 4;56:116-120.
- Livne O, Razon L, Rehm J, Hasin DS, Lev-Ran S. The association between lifetime cannabis use and dysthymia across six birth decades. J Affect Disord. 2018 Jul;234:327-334.
- Schoeler T, Theobald D, Pingault JB, Farrington DP, Coid JW, Bhattacharyya S. Developmental sensitivity to cannabis use patterns and risk for major depressive disorder in mid-life: findings from 40 years of follow-up. Psychol Med. 2018 Apr 2:1-8.
- Solowij N, Broyd SJ, Beale C, Prick JA, Greenwood LM, van Hell H, Suo C, Galettis P, Pai N, Fu S, Croft RJ, Martin JH, Yücel M. Therapeutic Effects of Prolonged Cannabidiol Treatment on Psychological Symptoms and Cognitive Function in Regular Cannabis Users: A Pragmatic Open-Label Clinical Trial. Cannabis Cannabinoid Res. 2018 Mar 1;3(1):21-34.
- Taub S, Feingold D, Rehm J, Lev-Ran S. Patterns of cannabis use and clinical correlates among individuals with Major Depressive Disorder and Bipolar Disorder. Compr Psychiatry. 2018 Jan;80:89-96.
- Hartberg CB, Lange EH, Lagerberg TV, Haukvik UK, Andreassen OA, Melle I, Agartz I. Cortical thickness, cortical surface area and subcortical volumes in schizophrenia and bipolar disorder patients with cannabis use. Eur Neuropsychopharmacol. 2018 Jan;28(1):37-47.
- Abush H, Ghose S, Van Enkevort EA, Clementz BA, Pearlson GD, Sweeney JA, Keshavan MS, Tamminga CA, Ivleva EI. Associations between adolescent cannabis use and brain structure in psychosis. Psychiatry Res. 2018 Mar 28
Buongiorno e complimenti per i suoi studi alternativi in merito. Soffro di depressione maggiore da 4 anni circa e dall’inizio delle terapie ho provato di tutto con scarsa efficacia. Contemporaneamente assumo depalgos per fibromialgia, osteoartrosi e problemi alla colonna vertebrale. A proposito di utilizzo di sostanze psicoattive sono a confermare che l’ossicodone mi ha salvato la vita durante i periodi critici della depressione. Utilizzare tale sostanza per scopi antidolorifici ha contribuito a evadere da pensieri suicidi.
Questo per pura informazione.
Grazie e buon lavoro.
Buongiorno, mi piacerebbe sarepere se ci sono novità a riguardo. A me è stato diagnosticata una sindrome schizzo affettiva e un disturbo di personalità schizzo tipico. Nonostante sia stato seguito e abbia assunto farmaci quale adoperidolo, olanzapina, acido valproico, citalopram; a parte quest ultimo non ho avuto grandi benefici. La mia situazione clinica è complessa e articolata e, nonostante ho avuto modo di confrontarmi con alcuni medici, tutti hanno sempre espresso l opinione che la marijuana( che uso con frequenza dall età di 17-18 anni) non mi fa bene se non è addirittura la causa del mio malessere. Partendo dal presupposto che condivido in parte questo pensiero, nel corso del tempo ho affinato il mio uso( dosaggio, qualità e percentuale tra cbd e thc e periodo di fermo) trovando l equilibrio giusto e riuscendo a vivere serenamente la mia vita, eccellendo addirittura in ambiti relazionali e professionali che ne prima delle cure farmacologiche ne durante riuscivo a raggiungere. Ora il problema avviene in quanto, non essendo accessibile legalmente con facilità, spesso sono soggetto al mercato illegale e quindi a scarsa qualità o tipologia diversa e mancanza nel mercato, questo mi impedisce di mantenere la mia stabilità mentale e per quanto riesca tranquillamente a non sentirne l astinenza inevitabilmente dopo qualche mese ricompaiono i sintomi dei miei disturbi. Contando una buona parte di auto convinzione e autosuggestione, volevo chiederle se poteva darmi un opinione a riguardo; perché se seguo questo mio iter sto bene e riesco ad essere una persona migliore, mentre se seguo le classiche cure no? Davvero la marijuana è più dannosa di uno psico farmaco, nonostante è evidente il contrario? La ringrazio dell attenzione, spero riesca a leggere e magari a rispondere. Saluti
Buongiorno. Ho letto il commento del Sig. Luca Ceschini e lo ringrazio perché mi ha evitato di cercare le parole: è esattamente la mia situazione. Ho 50 anni e tra ricoveri, cure farmacologiche e psicoterapeutiche in 25 anni posso tranquillamente dire di avere abbastanza esperienza per riconoscere se il thc mi serve per i miei problemi e non per “sballarmi”. Ma come si sa, la demonizzazione….
Tra l’altro, per miei errori vecchi dovuti all’illegalità della cosa, devo rinnovare la patente ogni anno e quindi sono OBBLIGATO all’astinenza per lunghi periodi, nei quali i miei problemi si ripresentano puntuali e do per certo che NON sono “capricci” per poter usare la sostanza: di questo mi sono accertato, dato che sono molto autocritico.
Anche a me farebbe piacere un riscontro. E comunque grazie. Auguri a tutti