L’essere umano ha sempre oscillato tra una visione spirituale e materiale della propria natura profonda, ovvero tra le idee, in apparenza contrapposte, che il proprio Io possa risiedere nella Mente o nel Corpo.
Una delle più grandi acquisizioni laiche di questi ultimi 100 anni è stata la sempre maggiore consapevolezza, a livello non solo filosofico ma soprattutto neuroscientifico, che le diadi Anima e Corpo, Mente e Cervello, Psiche e Soma siano ormai riferimenti desueti di un’antica dicotomia tra spirituale e materiale che non ha più alcun senso.
La scienza ha sempre avuto l’irritante ruolo di interferire con l’immagine che gli esseri umani hanno di loro stessi, osando osservare e riportare cose che spesso hanno un impatto negativo sull’egocentrismo e l’idealizzazione della nostra razza umana “suprema” (…per lo meno nella nostra mente!).
D’altra parte l’Universo è l’Universo e la sua Natura, con tutti i fenomeni fisici e biologici che possiamo osservare, non viene generata dalla Scienza, ma semplicemente gli scienziati scoprono quello che c’è.
Tutte le discipline neuroscientifiche che, nelle varie epoche storiche, si sono occupate di Filosofia della Mente hanno dovuto fare i conti con il cosiddetto Dualismo, ovvero di una prospettiva teorica che vede una qualche forma di separazione tra la mente (o lo spirito) ed il corpo, ed il cervello in particolare.
Il Dualismo, nella forma che è stata affrontata dai neuroscienziati dell’ultimo secolo, venne introdotto da Cartesio nel ‘600, sebbene esso sia un concetto molto più antico già presente nelle opere filosofiche di Platone.
Il pensiero scientifico occidentale, che si basa sulla grande tradizione filosofica della grecia classica, ha sempre mostrato una certa inconsapevole propensione a separare la mente dal corpo sul piano medico, con la conseguenza, ancora oggi molto presente, di formulare diagnosi e terapie per il corpo spesso differenti o addirittura contrapposte a quelle rivolte alla nostra Mente.
Quello che possiamo osservare è che il pensiero tradizionale di tutti i popoli della terra, in ogni epoca, ha sempre riconosciuto un legame tra la materia e lo spirito, ovvero tra la mente ed il corpo.
Gli approcci medici più antichi, di fatto, non si sono mai basati sul pensiero tipico del Dualismo Mente-Corpo, bensì tendono ad attuare interventi che agiscono su ambedue gli aspetti.
Sebbene la cosiddetta Medicina Tradizionale sia ormai inconsistente sul piano scientifico, essa ha ancora un grande merito, ovvero quello di aver compreso che un’approccio Olistico va sempre tenuto in mente quando si parla di salute e di benessere.
Il concetto di Medicina Psicosomatica, emerso potentemente nel corso del ‘900, sebbene abbia il merito di aver tentato di ricomporre una visione olistica del paziente, in realtà ha ulteriormente ampliato questa frattura, proprio in ragione del fatto di essersi contrapposta alla Medicina Classica, invece di tentare di cambiarla dall’interno.
Tutti i più recenti studi in neurofisiologia, psiconeuroimmunologia ed endocrinologia ci indicano che la divisione tra una medicina della mente ed una medicina del corpo non abbia più alcuna ragione di esistere e che sia addirittura pericolosamente controproducente: il corpo e la mente sono la stessa cosa e, in qualche maniera, tutto il corpo risulta essere vivo ed intelligente, formando un network di messaggi biochimici e nervosi che coinvolgono ogni aspetto del nostro essere, annullando De Facto il dualismo tra una parte più “elevata” di noi stessi, ovvero la Mente, contrapposta ad un’altra più rozza e semplice, ovvero il corpo.
In realtà ogni parte del nostro corpo genera segnali biochimici e nervosi indirizzati verso aree inaspettate: la psicobiotica, ovvero lo studio di come il Microbiota ed il “Secondo Cervello” intestinale possano influenzare la nostra psiche, ha come oggetto primario di interesse appunto il dialogo tra il cervello, ovvero la parte più nobile di noi, e l’intestino che rappresenta, perlomeno nell’immaginario classico, la zona del nostro corpo più “sporca”, adibita allo smaltimento delle feci, intese come scorie prive di valore.
Quello che sappiamo è che il sistema nervoso, l’immunologico e l’endocrino producono rispettivamente neurotrasmettitori, citochine ed ormoni in ogni area del nostro corpo.
Recentemente si è potuto osservare come anche la distinzione tra vari mediatori (citochine, ormoni e neurotrasmettitori) e vari sistemi (nervoso, immunologico e ormonale) sia utile a fini di studio e classificazione ma abbia poco senso sul piano della fisiologia “reale” del nostro organismo.
Possiamo affermare che i tre sistemi sopra descritti lavorino per produrre dei Mediatori di Informazione, spesso comuni o molto simili, nell’ottica di una connessione totale e senza soluzione di continuo di tutto il corpo.
Ad esempio i Neuropeptidi, alcune decine di molecole proteiche attive sul tessuto nervoso, sono prodotti non solo nel cervello o nel midollo spinale ma in ogni anfratto del nostro organismo, e nel tratto intestinale in particolare, avendo come bersaglio sistemi recettoriali presenti anch’essi in ogni tessuto, non solo in quello nervoso.
A cosa servono i Neuropeptidi? Insieme alla trasmissione nervosa elettrica, essi sono il substrato biochimico della nostra mente, ovvero della nostra consapevolezza, delle nostre emozioni e delle nostre capacità cognitive.
Moltissimi neuropeptidi sono prodotti e hanno come target il Sistema Limbico del nostro cervello, la sede principale degli elementi emozionali della nostra psiche, allo stesso modo sono presenti ed influenzano i sistemi ormonali, quelli linfatici e sono prodotti ed influenzano il nostro intestino anche grazie al ruolo della massa di tutti i microorganismi che compongono il Microbioma presente al suo interno.
Discorso simile potremmo fare per gli ormoni e per le citochine.
Ormai tutti danno per scontato, sia sulla base di osservazioni intuitive che di centinai di anni di epistemologia, di come esperienze emotive di rilievo possano influenzare il corpo ed i suoi sistemi ormonali ed immunitari, nel bene e nel male.
La sfida attuale della medicina sarà quella di fare chiarezza sul modo in cui tutto ciò avviene, e la Psicobiotica è parte di questo percorso di conoscenza.
Volete provare ad approfondire ulteriormente questo argomento di esptremo interesse per la psichiatria e la medicina? Vi consiglio il seguente libro John Sarno, “The Divided Mind” Ed. ReganBooks, 2006 (per il momento solo in inglese). Potete acquistarlo al miglior prezzo su Amazon.it:
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Salve dottore
come non darle ragione: oggi la distinzione fra mente e cervello non ha senso .Studi di neuroimaging hanno scoperto il Default Mode Network,cioè connessioni fra aree del cervello dove risiederebbe l’anima!
Aristotele col cincetto di “sinolo” aveva tentato di superare tale dicotomia.
Ma quindi…non più la mente prodotto del cervello ma la mente prodotto del corpo?