Il più grande business degli anni 2000 è il cosiddetto mercato dell’attenzione: l’attuale sistema di marketing basato sul digital è alimentato dalla possibilità che la nostra attenzione sia sequestrata dalle periferiche che portiamo sempre con noi (smartphone, tablet) o dalla tecnologia sempre più diffusa intorno a noi (laptop, notebook, megascreen, cartelloni pubblicitari elettronici).
Il risultato di questa dispersione di attenzione verso degli attrattori digitali genera il cosiddetto Disturbo da Diffusione Patologica dell’Attenzione (DDPA), ovvero un problema emergente di salute mentale che rischia di compromettere il nostro rapporto con la realtà in molti modi diversi e subdoli.
Raramente ce ne accorgiamo ma tutti noi, tramite le nostre periferiche digitali, siamo in contatto con molti servizi (ad esempio facebook, youtube, etc.) che solo in apparenza sono gratuiti, in realtà vengono pagati a caro prezzo da ognuno di noi tramite il furto della nostra attenzione.
Qual è il gioco nel quale ci ritroviamo? Ve lo spiego in maniera pratica…
Ogni volta che usiamo il nostro smartphone siamo gettati all’interno di un metaforico “imbuto” che lentamente tenterà di trascinarci verso l’acquisto di un bene o di un servizio a cui non avremmo mei pensato.
Eccovi un esempio ipotetico: guardo una foto di instagram dove c’è il mio attore preferito che utilizza uno smartphone di una data marca che gli permette di scattare la meravigliosa foto che stiamo guardando dove lui sembra così soddisfatto; immediatamente questa esperienza ci porterà a sperimentare un sentimento di insoddisfazione verso il nostro attuale smartphone, di conseguenza, iniziando a desiderare un nuovo modello di smartphone, seguiremo il link indicato dal nostro beniamino vicino alla foto per andare ad informarci sul nuovo modello.
Mentre facciamo tutto questo i cookie del nostro browser iniziano a dare informazioni che noi stiamo diventando dei “lead“, ovvero potenziali clienti (magari in qualche maniera riescono anche ad ottenere la nostra email). A questo punto, se noi non compriamo ancora quel nuovo modello di smartphone, per un certo periodo di tempo saremo bombardati da nuove pubblicità di tipo “narrativo” simili all’immagine che ci ha colpito su instagram, ovvero il nostro attore preferito farà cose sempre più fighe ed interessanti usando quel dato smartphone, ed accadrà che il produttore di quel prodotto ci invierà o ci farà comparire sul nostro social un offerta di sconto, magari del 5%, a cui ne seguirà un’altra del 10%… insomma la nostra attenzione verrà totalizzata da questa esperienza di acquisto diluita nel corso del tempo, solo apparentemente volontaria, ma che in realtà risulta pilotata da un costante sequestro della nostra attenzione.
E questo riguarda un semplice esempio molto semplice e grezzo. Immaginate che tutte le volte che siete su di un social network, o su youtube o su di un’APP tutti gratuiti, ragionate sul fatto che il modello di business che ci sta dietro è connesso al fatto che la vostra attenzione sia il più possibile diffusa su di queste esperienze, ovvero più rimanete su facebook e più entrerete in contatto con raffinate pubblicità di tipo “narrativo”, oggi comunemente definite “content marketing“, durante le quali sarete inseriti, volenti o nolenti, in un imbuto (dalla parola inglese “funnel“) che lentamente ma inesorabilmente vi porterà nella direzione di una possibile esperienza d’acquisto.
Questo nuovo tipo di marketing ha un unico grande effetto collaterale: il furto della nostra attenzione ha come conseguenza il furto della nostra mente.
Molte osservazioni empiriche e alcuni dati indicherebbero che il tempo che trascorriamo (sprechiamo?) sui servizi connessi ai nostri smartphone favorirebbe una diffusione patologica della nostra attenzione tale da impoverire il nostro capitale cognitivo.
Quello che chiamo il furto della nostra mente avrà molte conseguenze negative sul piano esistenziale: tenderà a farci disinteressare a molti aspetti reali della nostra vita, ci renderà superficiali, ci porterà a non coltivare relazioni reali, ci sottrarrà prezioso capitale attentivo e risorse per imparare nuove cose o a migliorare noi stessi.
Inoltre saremo, in qualche modo, sempre più pilotati a compiere azioni di acquisto sul web in maniera subdola e persuasiva, al di fuori del dominio della nostra volontà.
Vi sembra che io stia esagerando? Allora provate a rispondere a queste domande:
- Avete mai rischiato di avere una guida distratta e pericolosa per via del fatto che la vostra attenzione era direzionata sul vostro smartphone?
- Avete mai passato una serata con un amico o un partner al ristorante tenendo quasi sempre lo smartphone in mano?
- Quante volte in un ora controllate sul vostro smartphone le notifiche?
- Quando è stata l’ultima volta che avete spento il vostro smartphone?
- Avete mai portato il vostro smartphone a letto con voi?
- Quando andate in bagno avete con voi lo smartphone?
…la lista sarebbe lunghissima. Lo scopo di queste domande è quello di renderci consapevoli sul fatto che, a causa della diffusione delle nuove periferiche digitali, la nostra attenzione è completamente a cavallo tra il mondo reale ed il web, spesso sequestrata da social network, video, APP e la miriade di altri servizi offerti dal Web 2.0.
Il problema dell’abuso degli smartphone è senza dubbio una questione molto attinente alla nostra salute mentale che, nei prossimi anni, assumerà dimensioni enormi.
Stiamo vivendo un epoca di adolescenza tecnologica nella quale le conseguenze dell’utilizzo esasperato della tecnologia potrebbe avere conseguenze imprevedibili.
Volete approfondire l’argomento? Vi consiglio questi miei articoli e video:
- Il Disturbo da Diffusione Patologica dell’Attenzione (DDPA): premesse teoriche, definizione e sintomi
- Intrattenimento Passivo: quali conseguenze sulla mente umana?
- Transumanesimo ed il futuro della Mente Umana
- Persone “Distratte” vs Persone “Concentrate”: il futuro della Società Digitale che seguirà all’avvento dei Social Network
- Essere padroni della propria mente nell’Era dell’Economia dell’Attenzione
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