Sapete di cosa avrei avuto bisogno prima di acquistare questo Prophet 6? Proprio di quello che proverò a dare a voi adesso, ovvero una recensione nella quale un musicista “normale” fornisca delle impressioni d’utilizzo e di performance in un contesto reale. Già perché i sintetizzatori si dovrebbero usare per fare musica.
Mi sembrava strano, quando cercavo su google “Sequential Prophet 6 prova o recensione” trovare solo articoli super tecnici prodotti da persone che, mi pareva, non avessero le idee molto chiare in fatto di produzione musicale in un contesto professionale o semi-professionale, sebbene fossero super-preparati da un punto di vista di conoscenze tecniche sull’architettura di questo (magnifico) sintetizzatore. In estrema sintesi ho letto maree di puttanate scritte da esauriti che non sanno un cazzo di musica. Come quando senti al bar gente che parla di moto ma non le sa guidare. Sfigati.
Ma partiamo da un piccolo richiamo circa la storia di questo meraviglioso strumento analogico. Alla fine degli anni ’70 Mr. Dave Smith immaginò la struttura del perfetto sintetizzatore polifonico, progettando il suo mitico Prophet 5, uno strumento musicale che assunse presto connotati mitologici. Quasi 40 anni dopo lo stesso Dave Smith produce il Prophet 6 e, come il nome fa capire, questo sintetizzatore completamente analogico discende direttamente dal suo glorioso predecessore. Stessa fantastica sostanza in una chiava decisamente moderna ed efficiente.
Il Prophet 6, a mio parere, è una macchina che soddisfa la seguente richiesta: un sintetizzatore analogico, di qualità stellare, con ottime ed immediate possibilità di editing dei suoni, interfacciabilità elevata, pensato per chi la musica la fa per davvero. Non solo sound designer o feticisti, quindi, ma assolutamente per i musicisti.
Che cosa rende il Prophet 6 una macchina perfetta per chi compone e per i creativi? Nel progetto del Prophet 6 Dave Smith infonde tutte le caratteristiche del suo marchio Sequential, con il fine di far diventare questa macchina un riferimento contemporaneo tanto quanto il Prophet 5 lo fu negli anni ’70 ed ’80. In assoluta controtendenza con le esigenze di un mercato che propone sintetizzatori sempre più piccoli, virtuali, economici e poco impegnativi, il nuovo Prophet 6 sancisce un modello costruttivo, sonoro e qualitativo tipico delle grandi macchine analogiche dei decenni a metà del ‘900, usate da Pink Floyd, Genesis, Brian Eno, Tangerine Dream, Vangelis, Moroder e Kraftwerk. Questa promessa il Prophet la mantiene associandola all’ossessione assoluta per la facilità di sound sculpting tramite un pannello di controllo immediato, pulito ed ergonomico.
Arrivando al dunque, il Prophet 6 è un synth polifonico a sei voci interamente analogico, senza circuiti ibridi analogico e digitali che ritroviamo su molte macchine. Sono quindi due VCO di nuova progettazione gli oscillatori, realizzati completamente a componenti discreti, ambedue dotati di forma d’onda variabile e continua tra triangolare, dente di sega e quadra secondo una logica di simmetria variabile. Il Prophet 6 possiede anche un sub-oscillatore, impostato in maniera fissa su di un’onda triangolare posizionata un’ottava sotto il VCO numero 1.
Ambedue gli oscillatori, il sub-oscillatore ed il generatore di rumore bianco entrano in un semplice mixer dotato di quattro knob di volume. Il segnale procede poi in due filtri, anch’essi completamente analogici, implementati a componenti discreti. Il filtro High-Pass ha pendenza di 12 dB/Oct ed è di tipo risonante. Il filtro Low-Pass si ispira al VCF del Prophet 5 originale.
Abbiamo poi i due inviluppi impostati in maniera molto classica, con Attack, Decay, Sustain e Release (ADSR) senza altri fronzoli. Il primo ADSR è pilota il filtro, mentre il secondo è dedicato al controllo del volume tramite un tradizionale VCA.
Il Prophet 6 non delude anche a chi vuole distorsioni decise e brutali. Abbiamo infatti il semplice potenziometro “Saturation“, che dosa il grado di saturazione analogica tramite un circuito posto a valle della catena. Prima di arrivare agli output, il segnale entra in una sezione di effetti digitali costituita da due moduli che operano a 24 bit/48 kHz di sampling rate, e che generano effetti di ambiente e modulazione. Ricordate, in ogni caso, che il segnale dry della circuiteria analogica può arriva as-it-is alle uscite senza attraversare la sezione digitale. Questo sarà molto importante per i puristi del full analog.
Per quello che riguarda la gestione della programmazione e dell’editing, il Prophet 6 dispone di 500 locazioni di memoria di fabbrica (non cancellabili), più altre 500 programmabili dall’utente. Gli standard di fabbricazioni dei pulsanti, delle manopole e della macchina in generale sono elevatissimi e molto raffinati. Smanettare sul Prophet 6 è un piacere sensoriale assoluto.
I moderni synth con mille fronzoli e percorsi di modulazione vengono travolti dal Prophet 6 in termini di calore, qualità e spinta sonora. Il suono è enorme, caldo, tridimensionale e molto organico. In questo caso il sound analogico mostra di avere ancora un valore rispetto a plugin e virtualizzazioni. Le sonorità prodotte sono ampie, eterogenee e variegata con favolosi suoni di basso, pad corposi e lead graffianti sino al dolore fisico. Nella gamma sonora medio-alta, infatti, si può apprezzare una punta di eccessiva durezza, che a mio parere non rappresenta un difetto ma una semplice nota di personalità.
Personalmente ho messo subito alla prova il Prophet 6 in una mia produzione appena iniziata di un brano Hard Pop e Industriale di RupZo e devo dire che la versatilità e la facilità d’uso non mi hanno fatto per nulla rimpiangere i synth in versione plugin della Arturia o della Waves. Per quello che riguarda il suono… bhe! Tanta, tanta, tanta roba! Sia i pad che gli effetti prodotti con il Prophet 6 escono fuori dal mix in maniera superba e molto malleabile. Anche i bassi sono stratosferici anche se, in generale, continuo a preferire per queste specifiche timbriche il semplice Mother 32 della Moog oppure l’immenso ed organico Matrix Brute della Arturia.
Inoltre i preset di fabbrica sono una ottima base di partenza per creare il suono giusto per ogni brano che avete in mente. Sembra proprio che i programmatori del Prophet 6 avessero in mente la “musica” quando hanno scritto le locazioni di memoria di questa macchina. Io ne ho usato almeno una decina, con le opportune modifiche. Non male.
In conclusione possiamo dire che il Prophet 6 è un synth analogico di livello top, forse il migliore mai prodotto negli ultimi decenni, che oggi non credo possa avere rivali sul mercato, dotato di un pannello comandi facile ed immediato, dedicato davvero a chi la musica la produce realmente. Inoltre è una macchina caratterizzata da look e da un feeling tattile che ricorda tremendamente i grandi strumenti della sintesi degli anni ’70 e ’80. Se è il polysynth classico quello di cui avete bisogno per le vostre produzioni dance, electronica, progressive, pop, quello dal timbro potente e grosso, il Prophet 6 sembra una scelta davvero obbligatoria. Acquistatelo senza indugio: vi durerà per sempre.
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