Nel corso degli ultimi 60-70 anni gran parte dell’umanità è stata esposta ad un numero imprecisato di agenti chimici inquinanti provenienti dal processo di industrializzazione della nostra società capitalistica.
Ovviamente industrializzazione e capitalismo hanno avuto anche impatti positivi sullo sviluppo dell’umanità ma, dati alla mano, non siamo ancora certi dell’assoluta positività del bilancio danni/benefici.
Come psichiatra sento il dovere di denunciare la scarsa sensibilità della comunità scientifica rispetto allo studio delle conseguenze neuronali e, di conseguenza, psichiche dell’inquinamento chimico, progressivamente sempre più grave.
In passato, su questo blog e sul mio canale YouTube, ho già affrontato alcuni aspetti dei disordini mentali secondari potenzialmente a perturbazioni ecologiche come ad esempio le onde elettromagnetiche o il disturbo da diffusione patologica dell’attenzione; ambedue questi aspetti sono effetti collaterali della nostra era iper-industrializzata, tecnologica e digitale.
In estrema sintesi quello di cui vorrei parlarvi oggi è il tema emergente della neuroecologia, neologismo che fa riferimento alle tematiche ecologiche ed ambientali riferendole esplicitamente al mantenimento del benessere del nostro tessuto nervoso, del nostro cervello e della nostra mente.
Ad oggi circa 85.000 prodotti chimici diversi, potenzialmente neurotossici, sono immessi nelle acque, nel terreno e nell’atmosfera e, di fatto, poco o nulla sappiamo sulle conseguenze di tali specie chimiche sul nostro tessuto cerebrale.
Badate bene che in questi 85.000 agenti inquinanti non sono inclusi pesticidi, cosmetici e additivi alimentari che sono, invece, già ben noti inquinanti e che seguono già un iter legislativo e di studio per loro conto.
Ricordiamoci che, ovviamente, tutti questi agenti inquinanti non vengono riscontrati solo nel sangue e nei tessuti degli adulti ma anche nel liquido amniotico delle donne gravide e nei tessuti dei bambini.
Quali conseguenze avranno tutti questi agenti inquinanti chimici sul tessuto nervoso del nostro cervello e, di conseguenza, sulla nostra mente e sulle nostre capacità cognitive?
La Neuroecologia, una scienza per preservare il futuro del nostro Cervello
Si inizia, da alcuni anni, a parlare di neuroecologia proprio per il fatto che qualche cosa di brutto sta già accadendo al nostro cervello, dati alla mano, e le cause sono ancora quasi sconosciute.
È un dato di fatto che il nostro tessuto cerebrale sia letteralmente bombardato da decine di migliaia di agenti inquinanti sconosciuti derivanti da abitudini alimentari sbagliate, utilizzo eccessivo di materie plastiche, lavorazioni industriali fuori controllo e stili di vita malsani.
Parallelamente a questa intensa esposizione chimica, stiamo assistendo ad un aumento esponenziale dei disturbi dello spettro autistico, con circa 1 bambino ammalato su 45 negli Stati Uniti. Anche l’ADHD, il disturbo da deficit di attenzione / iperattività, è in aumento.
Molte patologie psichiatriche sono anche in aumento: disturbi d’ansia e depressione stanno avendo un impatto enorme su tutta la collettività.
Allo stesso tempo, molti osservatori internazionali riportano una diminuzione del QI, il nostro quoziente intellettivo, significativo ed allarmante tra le popolazioni.
I costi individuali, sociali ed economici di questa insidiosa e tragica degradazione del nostro cervello sono difficili da quantificare ma sono senz’altro enormi e si prospettano come un fattore di rischio per il mantenimento della nostra specie.
Un numero crescente di ricercatori iniziano a sospettare fortemente che tale compromissione del nostro benessere mentale e dell’efficienza del nostro cervello siano marcatamenti connessi ad una disfunzione del nostro cervello secondaria all’esposizione di alcuni agenti chimici, ovvero al danno d’organo connesso all’inquinamento.
Come potrà un umanità sempre più compromessa sul piano cognitivo affrontare le sfide che il nostro futuro ci presenterà?
Gli Interferenti Endocrini e la nostra Salute Mentale
Secondo una massa crescente di studi recenti, alcuni agenti chimici che interferiscono con i nostri sistemi ormonali possono avere conseguenze negativamente sul metabolismo, sulla crescita e sul mantenimento in buona salute del tessuto nervoso.
Queste sostanze, note come interferenti endocrini o perturbatori endocrini, sono quasi esclusivamente di origine industriale e si ritrovano in materiali quali plastiche, vapori, pesticidi, metalli e additivi alimentari oppure possono essere direttamente presenti negli alimenti e nei cosmetici sotto forma di contaminanti non previsti, casuali e non segnalati dai produttori.
In particolare gli ftalati, sostanze chimiche presenti ad esempio nelle plastiche alimentari e non solo, risultano fortemente associati ad una riduzione della conta neuronale e delle sinapsi in alcune regioni del cervello, ad una minore flessibilità cognitiva e allo sviluppo di alterazioni mentali di varia natura.
Questi ftalati, sono già stati associati in maniera inequivocabile a danni organici come tumori ed infertilità, ma da pochi anni si stanno valutando anche i loro danni neurali.
Quindi un utilizzo sbagliato della plastica fa male non solo all’ambiente, ma anche alla nostra salute in generale e anche alla nostra salute emntale in particolare.
Avete presente il tema emergente dell’inquinamento del mare da microplastica? Bene qualche cosa di simile potrebbe riguardare anche il nostro cervello….
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Bibliografia:
- What are endocrine disruptors? – http://ec.europa.eu/environment/chemicals/endocrine/definitions/endodis_en.htm
- Kougias DG, Sellinger EP, Willing J, Juraska JM. Perinatal exposure to an environmentally relevant mixture of phthalates results in a lower number of neurons and synapses in the medial prefrontal cortex and decreased cognitive flexibility in adult male and female rats. J Neurosci. 2018 Jul 16. pii: 0607-18. doi: 10.1523/JNEUROSCI.0607-18.2018. [Epub ahead of print] PubMed PMID: 30012688; PubMed Central PMCID: PMC6070669.
- Boas M, Frederiksen H, Feldt-Rasmussen U, Skakkebæk NE, Hegedüs L, Hilsted L, Juul A, Main KM (2010) Childhood exposure to phthalates: associations with thyroid function, insulin-like growth factor I, and growth. Environ Health Perspect 118:1458–1464. doi:10.1289/ehp.0901331 pmid:20621847
- Barbara Demeneix – Toxic Cocktail: How chemical pollution is poisoning our Brain, Oxford Press 2017
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