Antidepressivi utilizzati per molto tempo? Accade molto spesso nel mondo occidentale, solitamente sono le donne bianche di età superiore ai 45 anni a trovarsi in questa situazione.
Se ne parla molto poco e pochi medici possono dire di conoscere bene questo argomento.
Nonostante i farmaci antidepressivi rimangano degli efficaci e sicuri strumenti per la terapia della depressione e dei disturbi d’ansia, ci sono alcuni “lati oscuri” del loro utilizzo che vale la pena discutere.
Fino a qualche anno fa, diciamo sino ai primi anni del 2000, tutti i medici affermavano che gli antidepressivi “si possono usare per molti anni senza problemi“, “non danno astinenza“, “non generano dipendenza“, “praticamente non hanno effetti collaterali“; allo stato attuale queste affermazioni, alla luce di molti studi e case reports prodotti negli ultimi anni, sembrano essere quasi tutte da rivedere.
Badate bene che i farmaci antidepressivi rimangono un presidio terapeutico dotato di un ottimo rapporto rischio/beneficio; in ogni caso è senz’altro utile affrontare alcune domande specifiche: Cosa accade dopo un utilizzo prolungato degli antidepressivi? Gli antidepressivi possono dare dipendenza? Gli antidepressivi possiedono una sindrome da sospensione?
Iniziamo con ordine a rispondere alle varie domande….
Cosa accade dopo un utilizzo prolungato degli antidepressivi?
Gli antidepressivi non sono tutti uguali, essi possiedono differenze anche all’interno della stessa classe. Di sicuro gli SSRI (fluoxetina, citalopram, etc.) possiedono molti effetti collaterali in meno rispetto ai Triciclici (amitriptilina, clomipramina, etc.). Se è vero che gli effetti collaterali degli antidepressivi nel breve periodo sono molto noti, studiati e molto ben comunicati (si spera!….) ai pazienti, quello che accade nell’utilizzo prolungato di molti anni è meno noto e, di sicuro, molto meno comunicato ai pazienti.
Parlando di SSRI, ovvero di inibitori del reuptake della serotonina, gli effetti collaterali nel lungo termine sono abbastanza noti, sebbene non adeguatamente studiati in ragione del fatto che aziende farmaceutiche ed università perdono interesse per le molecole “vecchie” mentre spostano facilmente la loro attenzione su quelle nuove.
In generale, gli effetti collaterali da SSRI che emergono nel lungo periodo sono i seguenti:
- Aumento di peso corporeo: quasi tutti gli SSRI, anche quelli meno segnalati per questo specifico effetto collaterale, possono causare sia aumento di peso che distribuzione anomala del grasso.
- Disfunzioni sessuali: alle volte irreversibili, spesso connesse ad apatia, anorgasmia e riduzione della libido, forse più frequenti nelle donne.
- Disturbi del sonno: alterazione dell’architettura del sonno, incubi notturni molto vividi.
- Apatia, appiattimento affettivo, scarsa iniziativa: questa è la cosiddetta Sindrome da utilizzo prolungato di farmaci SSRI che ha generato negli USA anche delle class action.
- Sindrome Extrapiramidale (EPS): ci sono diverse segnalazioni di effetti collaterali extrapiramidali, anche irreversibili, nell’utilizzo prolungato di SSRI.
- Impairment Cognitivo: si tratta di un deficit documentato della working memory nei pazienti che assumono SSRI da molti anni (10-20 anni), spesso irreversibile.
Per quello che riguarda gli antidepressivi triciclici (TCA), abbiamo i seguenti effetti collaterali nel lungo periodo:
- Cardiotossicità: i farmaci TCA (triciclici) possiedono una cardiotossicità nota che si può sviluppare in maniera particolarmente rilevante nel lungo periodo. Si tratta di effetti che riguardano la conduzione elettrica cardiaca in quanto composti con qualità chinidino-simili.
- Epatotossicità: anche questo effetto collaterale è nettamente superiore rispetto agli altri antidepressivi. Ci sono segnalazioni anche di epatiti nel lungo periodo.
Quali effetti nel lungo periodo abbiamo per gli altri tipi di antidepressivi tipo NAssA (mirtazapina), SARI (trazodone), NARI (reboxetina), agomelatina o bubropione?
In queste classi di farmaci i dati in nostro possesso sono ancora minori e si possono ipotizzare più che sulla presenza di studi clinici adeguati, soprattutto dal loro meccanismo d’azione.
Spesso le informazioni provenienti dagli studi post marketing, lo voglio ribadire, sono insufficienti o addirittura fuorvianti, vedi il caso della agomelatina, antidepressivo piuttosto controverso che ha mostrato, nel lungo periodo, una tossicità epatica inaspettata che ha indotto la FDA a consigliare periodici controlli in tal senso nei pazienti che lo assumono.
Gli antidepressivi possono dare dipendenza?
Questa è una domanda che spesso i pazienti fanno agli psichiatri. Spesso si risponde, quasi automaticamente, “no, gli antidepressivi non danno mai dipendenza!“. Questa risposta è proprio corretta?
Ha fatto molto scalpore nel 2018 un articolo del New York Times che riportava la possibilità, confermata da molti studi sull’argomento, che in alcuni pazienti si potesse sviluppare dipendenza da antidepressivi.
In particolare dopo un utilizzo di molti anni sembra che una piccola parte di pazienti possa effettivamente sviluppare una vera e propria dipendenza da antidepressivi.
Gli studi clinici al riguardo non sono esaustivi ma, purtroppo, pare che nessuno abbia la motivazione ad affrontare l’argomento con serietà anche se nel mondo vi siano molte decine di migliaia di persone che assumono antidepressivi da più di 5 anni.
Gli antidepressivi generano una sindrome d’astinenza o da sospensione?
Questa è un’altra domanda molto importante che spesso viene posta ai medici.
In questo caso la risposta è si. In particolare sia gli SSRI che gli SNRI possono generare una patologia iatrogena in seguito ad una sospensione più o meno rapida.
La sindrome d’astinenza, che in realtà si definisce più appropriatamente sindrome da sospensione da antidepressivi, non riguarda tutti i pazienti (al contrario delle droghe d’abuso, ad esempio) ma una percentuale comunque elevata, forse 30-40%.
I sintomi più frequenti sono la cefalea, la nausea, il vomito, la sudorazione profusa e l’insonnia grave; alle volte si può anche avere vertigine, confusione e disforia marcata.
Tali sintomi tendono a perdurare per circa 1, massimo 2, settimane, scemando poi gradualmente.
I farmaci più frequentemente responsabili di tale sindrome d’astinenza da antidepressivi sono la paroxetina e la venlafaxina.
????Lasciatemi dire ancora una cosa… I farmaci o le psicoterapie “classiche” non sono l’unica opzione per riuscire a “risalire in superficie” quando la depressione si manifesta! Provate a leggere questo libro: “Superare la depressione. Un programma di terapia cognitivo-comportamentale“, potrebbe favorire e migliorare la risposta al trattamento psicofarmacologico. In ogni caso chiedete sempre conferma al vostro medico o al vostro psichiatra per valutare se questa possibilità può fare per voi. La terapia cognitivo comportamentale è una risorsa importante, da affiancare alla terapia psicofarmacologica per potenziare il trattamento e per evitare ricadute. Acquistatelo al miglior prezzo su Amazon.it:
Bibliografia:
- Fava GA, Gatti A, Belaise C, Guidi J, Offidani E. Withdrawal Symptoms after Selective Serotonin Reuptake Inhibitor Discontinuation: A Systematic Review. Psychother Psychosom. 2015 Feb 21;84(2):72-81.
- Blier P, Tremblay P. Physiologic mechanisms underlying the antidepressant discontinuation syndrome. J Clin Psychiatry. 2006;67 Suppl 4:8-13.
- Haddad PM, Dursun SM, Neurological complications of psychiatric drugs: clinical features and management, in Hum Psychopharmacol, vol. 23, Suppl 1, 2008, pp. 15–26, DOI:10.1002/hup.918, PMID 18098217.
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
Una curiosità: astenia, dolori muscoloscheletri idiffusi, ipersonnia che tu sappia sono riscontrati in pz che sospendono tp con SSRI dopo molti anni di assunzione?
E se si con quale incidenza?
Grazie
Articolo molto interessante
Si, si segnala appunto una sindrome pseudoinfluenzale dopo la sospensione in pazienti che assumono SSRI da molti anni, specie se rapida. Non credo sia nota l’incidenza e/o la durata.
Ma se una ha preso per più di 20 anni antidepressivi e la situazione è stabile che senso ha interromperli ? Non si corre il rischio di dover ricominciare tutto da capo. Dico questo in quanto ho tentato due volte di sospenderli sotto controllo medico ma non ho resistito più di 2/3 mesi senza doverli riprenderli.
Ma certo, l’articolo non suggerisce per nulla di interrompere il trattamento. L’intenzione è quella di informare rispetto ad un argomento molto poco trattato e che inpazienti non conoscono. Iniziare o terminare un trattamento è una cosa che va fatta insieme al medico psichiatra di fiducia.
Io dottore devo e da anni che prendo benzodiazepine,e velafaxina la mattina ,circa 10anni ,e vorrei smettere ho fatto anche un eletrocefalogramma ,e il neurologo a detto che posso vivere benissimo senza,ma lo psichiatra invece di togliermeli da una benzoanzepine passa a un altro tipo,io vorrei toglierle con un ricovero ho non so come,perché ho problemi con la memoria ultimamente,mi può aiutare?
Sono in cura con la paroxetina da 20 anni con dosaggio 20 mg. A parte il fatto che sono aumentata di peso di circa 15 kg ultimamente mi sento nuova mente depressa e ansiosa. Può darsi che il farmaco non sia più efficace? Ho l’impressione che gli antidepressivi servano soltanto a coprire i sintomi anziché curare veramente. Grazie
?
Pure io dopo 16 anni di paroxetina mi è tornata l ansia forte no so se aumentare a 40 o cambiare farmaco
Mio figlio 23 anni soffre da alcuni mesi di psicosi ossessiva,con due compresse di aripripazolo e due di anafranil è molto migliorato nei rituali ossessivi compulsivi. Nell’ultima visita lo psichiatra ha confermato le dosi per altri tre mesi,io pensavo che diminuisse visto i miglioramenti,ma lui ha ritenuto che sia importante continuare .Ma non sarebbe stato meglio diminuire qualcosa?.Certo i migliora menti dopo pochi mesi sono buon segno, che ne pensate? Anche perché sta aumentando di peso già da ora.Grazie
Assumo antidepressivi dall’età di 24 anni, dapprima triciclici vari, poi fluoxetina da 20 alla massima dose fino al 2018, dopo di che, a seguito di tentato suicidio all’età di 50 anni, assumo sertralina da 100 mg. Quest’ultima è l’unica che mi ha apportato un netto miglioramento. Purtroppo però ho sviluppato la sindrome metabolica, aumento notevole di peso, diabete mellito, insufficienza renale, allungamento dell’intervallo QT, ma soprattutto disfunzioni sessuali gravi, quale amenorrea secondaria sin da giovane età e conseguente osteoporosi, anestesia genitale, anorgasmia, libido ridotta fino alla scomparsa totale o addirittura avversione sessuale sin da giovane età. Vorrei perciò passare ad un altro farmaco, o interrompere del tutto, ma mi è sempre stato detto che avrei dovuto prendere antidepressivi per tutta la vita. Ho praticato la terapia cognitivo comportamentale per più di 25 anni, senza alcun beneficio. Nessuno degli psichiatri che ho visto mi aveva avvertito di tali effetti collaterali. Anzi, l’aumento di peso è stato attribuito a una mia presunta scarsa volontà di dimagrire, colpevolizzandomi ingiustamente. Cosa posso fare?
Ho assunto antidepressivi per poco tempo circa 1 anno eppure posso dire che avverto delle differenze rispetto al periodo prima dell’assunzione ….
Spesso ho delle sviste , leggo una cosa per un’altra oppure capisco una cosa per un’altra , posso dire che sembrano delle disfunzioni soprattutto dal punto di vista cognitivo e non mi capacito di come possano dire che sono passeggeri questi effetti collaterali , inoltre i problemi di memoria ci sono e sono evidenti ….
Ma a detta di tutti gli psicofarmaci sono innocui….
Quale è la verità ???
Buonasera, sono la madre di un ragazzo di 22 anni diagnosticato bipolare due anni fa dopo 48 ore senza dormire, un tentato suicidio (ci dice che è stato obbligato a fare solo il gesto perché noi non capivamo il suo malessere, era in cura da un neurologo da circa due mesi.).
Dopo un po’ di peripezie, un ricovero in ospedale e alcuni professionisti sbagliati siamo approdati ad uno psichiatra che con i sali di litio ed una compressa di maveral nostro figlio è quasi tornato alla vita. Non riesce a studiare ecc, ma è sereno.
Dopo un anno abbastanza sereno, non ha più avuto crisi, sabato scorso ha partecipato ad un battesimo presso i parenti della sua ragazza (noi siamo di Torino e sono andati a Rimini, portando in auto con loro due anche il padre della ragazza). Dal venerdì sera alla domenica sera non ha assunto i farmaci ed ha bevuto tutte le sere, anche poco vino ma beveva, a casa non beviamo mai vino a tavola.
Il battesimo è avvenuto domenica ed alla sera, ubriaco ha avuto un tremendo stato confusionale, scambiando l’attuale fidanzata con la sua ex e per cui si è scatenata la depressione. Siamo partiti da Torino e quando siamo arrivati a Rimini verso le 5 del mattino lui dormiva nella stanza d’albergo. Ora i genitori e la ragazza hanno paura che succeda qualcosa di bruttto. Non nego che anche noi eravamo più preoccupati per la fidanzata che per lui. Straparlava e la chiamava Elisa ed era arrabbiato, piangeva e rideva sembrava indemoniato.
Non finirò mai di ringraziare il portiere di notte è tutto l’hotel.
Cosa dobbiamo aspettarci che ci dica il Prof. Che lo ha in cura.?
La psicologa al telefono mi ha parlato di dissociazione.
P.s. Mi interesserebbe la psicoeducazione perché mio figlio stenta a lavarsi, a vedere gente anche a causa di un aumento del peso in un anno circa 15kg.
Da cultore del fisico al completo abbandono.
La ringrazio anticipatamente per la sua risposta, qualunque essa sia.
Se ha dei testi da consigliarmi oltre al suo canale gliene sarei molto grata.
Serena
L’intervento di psicoeducazione nel trattamento dei disturbi bipolari è componente essenziale, quindi sì è bene implementarlo anche in questo caso con lo scopo di aiutare sia suo figlio che voi genitori nella gestione degli episodi depressivi o maniacali riducendo per quanto possibile il carico di stress. E’ molto importante tuttavia, che la psicoeducazione non si limiti alla sola componente informativa ma è consigliabile che il professionista vi offra strumenti pratici che vi consentano di intercettare sintomi sottosoglia che di solito, preannunciano l’insorgenza di episodi acuti. Questi sintomi possono riguardare sia il versante depressivo che quello ipomaniacale e tendono ad assumere una caratterizzazione a sé in base al singolo paziente. Intercettando i sintomi sottosoglia il disturbo dovrebbe diventare più gestibile in quanto vi consente di intervenire preventivamente.
Mi auguro che tutto prosegua nel verso giusto!
La ringrazio per la sua preziosa mail di risposta al mio quesito.
Mio figlio ha frequentato per alcuni mesi una psicologa comportamentista ed ora non vuole più andare perché dice che la dottoressa chiede della sua infanzia. Lui risponde che ha trascorso una bella infanzia e che è stato male da adulto, vorrebbe che la psicologa lo aiutasse per il momento che sta passando ora.
Adesso mio figlio sta bene, ha ripreso l’università dopo due anni di stop,
Aveva un fisico perfetto ed ora è pieno di smagliature a causa di sovrappeso.
Pare voglia rifrequentare la palestra.
Mi pare ci siano buoni segni anche se non abbassiamo la guardia.
Fortunatamente da giugno 2021, dopo un episodio che non so se glielo avevo accennato, si è spaventato e non tocca più un goccio di alcool.
Speriamo di proseguire bene e di aiutarlo a diventare un adulto sereno.
Quando non ci saremo più noi genitori che lui abbia acquisito la consapevolezza di curarsi con i giusti professionisti.
Grazie e le auguro una buona vita, anche per il bene che fa ad altri!
Cordialità
Buongiorno dottore.prendo antidepressivi da anni , ho tutti questi sintomi anche non prendendoli più.sono diventato resistente e ho perso le speranze.hoovun grosso problema, per circa più di un mese ho preso tre gocce di paroxetina , chiaramente non ha sortito benefici , mi ha fatto mettere più di dieci kg ANCHE mangiando allo stesso modo , e adesso , saranno un paio di mesi che l’ho messa, oltre a non dimagrire ( mangio sempre e da anni in maniera corretta, il peso di è stabilizzato nella misura dei kg presi.mangiare meno non è possibile, cosa è successo nel mio organismo, cosa posso fare , c’è qualche esame particolare, qualche specialista che possa delucidarmi? Grazie.
Le consiglio vivamente di mettersi in contatto con uno psichiatra in modo da ridefinire il trattamento. È assolutamente normale sviluppare effetti collaterali e fenomeni di resistenza dopo anni di trattamento psicofarmacologico, questo però, non implica non avere più soluzioni. Un confronto con un professionista le consentirà di trovare il trattamento che meglio si adatta alle sue esigenze e preferenze. Forza!
Salve assumo neurontin ciralopram e anafranil da più di 20 anni tutte le mattine..adesso ho 48 anni e diverso dai soliti sintomi tipo elevata sudorazione ,sto avendo problemi di memoria tipo nomi di persone nomi di posti etc .. può dipendere dalla lunga assunzione di essi ?? Inoltre l’unica volta che ho provato a diminiue per smettere ..avvertivo tipo scosse elettriche diffuse in tutto il corpo.. può essere un sintomo da astinenza ?? Grazie
Buona sera, avrei bisogno di un consiglio: ho preso 10/12 gocce di escitalopram per 7 mesi, nelle settimane successive ho ridotto di due gocce alla settimana fino a non prenderne più., Ora, a tre settimane dalla sospensione ho ancora una ridottissimo desiderio sessuale e soprattutto ho difficoltà ad avere erezioni e mantenerle. Possibile che la causa possa essere questa breve e neanche massiccia terapia? In caso affermativo Che possibilità ci sono di riavere una vita dignitosa? Io ho appena compiuto 50anni, sono sempre stato e sono tutt’ora sportivo e tonicissimo nel fisico e non sento più il bisogno di quel farmaco. Se risolvessi questo problema starei bene, finalmente.
Buongiorno , sono un uomo di 58 anni e da 30 circa assumo paroxetina temendo ricadute depressive maggiori.
Piu’ volte ho tentato nel corso della vita di eliminarla scalandola gradualmente , ma sempre con esito negativo in quanto giungo ad un punto in cui i sintomi di astinenza diiventano ingestibili.
Ora sotto guida specialistica sto ritentando nuovamente con l’ aggiunta del trittico ” a compensazione.
Mi e’ sempre stato detto che la paroxetina non crea dipendenza ,………..in verita’ non e’ cosi’.
Grazie a tutti..
Scusi,
io sono in trattamento dal 1997, e ho cambiato molti farmaci, fra cui quasi sempre ssri. La diagnosi psichiatrica è doc con sintomi psicotici e depressione. Attualmente sono abbastanza compensato, ma ho seri problemi di memoria. Sto assumendo fluoxetina e bupropione. Purtroppo non ero stato informato – nonostante navighi molto su internet – su questi effetti indesiderati di lungo periodo, né sono nella condizione di interrompere i farmaci. Del resto Le stesso dice che l’effetto è probabilmente irreversibile. Che cosa posso fare?
Gli effetti che vengono considerati irreversibili, tipo quelli di carattere sessuale ed emotivo/affettivo, potrebbero essere contrastati da altri farmaci se persistono dopo anni dal termine dell’assunzione?
Dottor Rosso mi chiamo Francesco ed ho 48 anni e sono circa 20 anni che uso venlafaxina . All’inizio da 75mg poi da circa 6/7. anni da 37,5mg. Devo dire che ha funzionato bene fino a dicembre 2022 quando x problemi di gastrite ed intestinali non gravi ho passato tre settimane con una ansia e preoccupazione terribili. Essendo credo anche ipocondriaco . Dopo aver eseguito esami endoscopici mi sono tranquillizzato ma sentivo che c’era qualcosa che non andava a livello psicologico. Ho iniziato ad avvertire un senso di irrealizzazione oltre a deficit di memoria e concentrazione. Così ho deciso di andare prima presso uno psicologo il quale poi mi ha indirizzato da uno psichiatra che mi ha prescritto sertralina da 1mg più ansiolitico.
Dopodiché forse sbagliando ho cambiato psichiatra perché non ero soddisfatto del rapporto umano che si era creato. Insomma per farglliea breve ne ho cambiati altri tre. Gli ultimi due mi hanno prescritto cipralex gocce 10 al mattino e Lorazepam . L’ultima psichiatra ha deciso di farmi continuare con cipralex compresse da 20mg al mattino con lorazepam 1 compressa da 2.5mg + a pranzo lorazepam da 2.5mg e la sera sempre lorazepam da 2.5mg.
Dopo circa tre settimane la situazione sembrava essere la stessa se non peggiorata. Alché la psichiatra decide di farmi riassumere venlafaxina da 75mg al mattino più lorazepam più lorazep pranzo e sera. Dopo 15 giorni non avendo grandi risultati la dottoressa decise di aumentare a 150mg al mattino. Dopo circa 8/9 giorni di assunzione noto lieve miglioramento ma i sintomi della depressione non sono spariti del tutto. Vorrei da lei soprattutto un parere sull’uso molto prolungato di venlafaxina e sui possibili effetti sulla parte cognitiva. Grazie e buon lavoro