Il litio in psichiatria è stato utilizzato a partire dal Marzo 1948, quando John Cade lo somministrò per la prima volta ad un paziente in fase maniacale.
Ho già parlato diverse volte dell’utilizzo del litio in psichiatria in altri articoli di questo blog:
- Sali di Litio: Istruzioni per l’Uso
- Litio a Rilascio Prolungato in Italia per il Disturbo Bipolare
- Quali esami e quali controlli durante la cura con il Litio?
Oggi ve ne parlerò in maniera specifica rispetto al suo utilizzo come terapia di mantenimento e preventiva, rimandandovi comunque anche agli altri articoli per alcuni aspetti ancora più specifici (ad esempio le varie formulazioni di litio in commercio).
Da ben più di mezzo secolo il Litio, sotto forma di vari sali (litio carbonato, litio solfato), viene utilizzato con successo nel trattamento delle sindromi bipolari.
La cosa molto interessante, ed unica per la psichiatria, è che l’efficacia del litio per il trattamento della bipolarità è stata chiaramente dimostrata e non ci sono evidenze che indichino come altre opzioni terapeutiche possano essere superiori ad esso.
Il litio in psichiatria rappresenta, di fatto, non solo un farmaco spesso risolutivo e dal costo molto contenuto, ma può essere a ragione considerato un vero e proprio “salva vita” poichè le evidenze cliniche hanno dimostrato le sue proprietà anti-suicidio in corso di disturbo bipolare.
È importante sottolineare come i trial clinici ci dicano che il litio in monoterapia, in qualsiasi sua formulazione, sia particolarmente efficace nel trattamento degli stadi meno gravi dell’episodio maniacale, in particolare quelli classicamente euforici ed in assenza di sintomi psicotici.
Infatti gli episodi “misti” e quelli psicotici gravi in corso di mania rispondono meno bene alla monoterapia con litio e sembrano essere anche meno controllati nel lungo periodo, dove può rendersi necessario l’utilizzo di antipsicotici.
In ogni caso diversi lavori di metanalisi confermano che il litio è più efficace dei neurolettici nel trattamento della mania acuta, sebbene olanzapina e risperidone possano competere; inoltre il litio è efficace almeno tanto quanto l’acido valproico e la carbamazepina, sebbene molte evidenze lo indichino come più efficace.
Posologia usuale del litio in Psichiatria sul breve e sul lungo periodo
Nel trattamento del paziente acuto una posologia iniziale di 300mg di litio carbonato, 3 o 4 volte al giorno, ovvero circa 15mg/Kg/die, risulta indicato nel paziente giovane e sano, con appropriata valutazione della litiemia ed i soliti incrementi del dosaggio ogni 3-4 giorni.
Nel paziente anziano, o con ridotta funzionalità renale, i dosaggi andranno diminuiti di circa la metà e, in qualche caso, si devono disporre dosaggi limitati a 150mg, 2 volte al giorno.
Il litio, in ogni caso, andrebbe sempre attentamente monitorato a livello della sua concentrazione ematica.
In effetti i livelli ematici del litio necessari per ottenere una risposta terapeutica adeguata differiscono da persona a persona, anche se più ci avviciniamo ai 1.4 mEq/L e maggiore è la probabilità di ottenere un controllo adeguato della mania.
D’altra parte livelli di litio compresi tra 1.2 e 1.4 mEq/L impongono estrema attenzione per il rischio del sovradosaggio e della tossicità in risposta a stimoli come la disidratazione o altre variabili biologiche poco prevedibili.
Sul lungo periodo il litio va mantenuto ad un livello ematico che tradizionalmente va da 1.0 a 1.2 mEq/L, con frequenti controlli per valutare la tollerabilità del farmaco e l’assenza di tossicità.
Per approfondire vi consiglio questo altro mio articolo: Quali esami e quali controlli durante la cura con il Litio?
Terapia di Mantenimento con Litio in corso di Disturbo Bipolare
L’efficacia dei sali di litio in fase di mantenimento per la prevenzione di nuovi episodi di malattia bipolare è stata stabilita in più di 20 studi controllati basati sulle evidenze.
Come detto prima la terapia di mantenimento con sali di litio si associa anche ad una sostanziale diminuzione del rischio di suicidio in corso di disturbo bipolare.
Sebbene non ci siano molti studi che si siano occupati della terapia di mantenimento con altri farmaci nel paziente bipolare, al momento non ci sono dati che indichino un farmaco superiore al litio nel lungo periodo in termini di controllo della sintomatologia bipolare.
Bisogna però sottolineare come gli effetti della terapia di mantenimento con litio sono differenti a seconda dell’andamento temporale del ciclo della sindrome bipolare che stiamo trattando (Decorso M-D-I oppure Decorso D-M-I).
Circa il 50% dei pazienti affetti da disturbo bipolare presenta uno di due tipi di sequenza del ciclo di malattia: nel primo caso gli episodi iniziano con mania per poi mutare in depressione, più spesso di intensità moderata, per essere poi seguiti da un intervallo di umore normale (Decorso M-D-I); nel secondo caso iniziano con depressione, mutano poi in mania o ipomania e sono poi seguiti da un intervallo di benessere. (Decorso D-M-I).
Gli studi indicano come la terapia di mantenimento con litio siano migliori con la malattia bipolare che presenta il Decorso M-D-I più frequente nei pazienti affetti da Disturbo Bipolare tipo I.
I pazienti affetti da disturbo bipolare che non presentano intervalli liberi di malattia, ovvero a decorso “circolare” (a “cicli rapidi” o a “cicli lenti“), tendono a rispondere meno bene alla monoterapia con litio e spesso richiedono supplementazione con altri framaci (ad esempio antipsicotici, o associazione tra stabilizzatori).
Inoltre quanto maggiore è stata la frequenza degli episodi di malattia prima dell’inizio del trattamento con litio, tanto minore sarà la risposta alla terapia preventiva e di mantenimento, dati clinici alla mano.
Per approfondire il tema della terapia di mantenimento con il litio in corso di disturbo bipolare vi propongo anche questo mio video:
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
Salve, mi chiamo Alessandro
Su indicazione del mio pischiatra ho iniziato una terapia con litio qualche mese fa e ora sono in mantenimento con una dose di 0,8 meq/l, come farmaco sto usando il prodotto Resilient dell’azienda Angelini ma il problema e’ che mi trovo costretto ad interrompere la terapia per svariate settimane poiche c’e una mancanza cronica di questo farmaco (almeno dalle mie parti). Due domande: l’interruzione del farmaco per un prolungato periodo di tempo con una successiva ripresa a prodotto disponibile, ha effetti gravi sulla terapia? Ci sono differenze evidenti tra le varie marche di farmaci a litio a rilascio prolungato in commercio ? Grazie