Tutti noi sappiamo cosa succede quando prescriviamo uno psicofarmaco ad un nostro paziente: prima ancora di arrivare all’automobile ha già cercato informazioni sul web al riguardo.
Stessa cosa se gli abbiamo comunicato una diagnosi, ad esempio “disturbo bipolare“….
Se poi gli abbiamo prescritto dei sali di litio, il nostro paziente, subito dopo averci salutato, cercherà: “il litio fa male?” oppure “il litio è efficace?“
Appena poi esce dal nostro studio probabilmente si informerà ancora su google: “Gli psicofarmaci fanno male?” oppure “linee guida in Psichiatria” …. o ancora si informerà sulla diagnosi che gli abbiamo fatto (“esiste il disturbo bipolare?“) o infine sulla nostra professione (“come sono gli psichiatri?“).
Tutti gli esempi che vi ho fatto sono realistici e sono alcune delle parole chiave più cercate su Google al riguardo della psichiatria, degli psichiatri, delle malattie mentali e degli psicofarmaci.
Se poi il nostro paziente continuerà a cercare sul web argomenti inerenti la psichiatria e gli psichiatri si ritroverà davanti, molto presto, affermazioni e pareri provenienti da associazioni di antipsichiatria, forum antipsichiatrici ed influencer dei più vari che stanno urlando al Mondo con estrema convinzione:
- Che la malattia mentale non esiste
- Che la psichiatria è un industria di morte
- Che gli psicofarmaci sono inutili e dannosi
- Che gli psichiatri sono dei farabutti
- Che il TSO è un sequestro di persona
- ….
Tutti noi psichiatri dovremmo essere bene a conoscenza che le cose stanno così.
La psichiatria è una delle aree di lavoro preferite per scatenare odio, fake news, giudizi privi di fondamento scientifico e raccontare storie da film horror.
La grande visibilità online di chi considera la psichiatria una “industria di morte” è correlata anche al fatto che pochi psichiatri producono contenuti di valore sul web e sui social media in difesa della nostra identità professionale.
Stesso discorso, purtroppo, vale per le nostre Società Scientifiche (SIP, SOPSI, SINPF) che sembrano piuttosto distanti dal percepire tutto questo come un problema, prima di tutto per le persone in generale e per i nostri pazienti in particolare.
Infatti la scarsa divulgazione della psichiatria sul web da parte di chi ha le competenze per farlo, ha diversi effetti collaterali per i nostri pazienti, tra cui:
- Diminuzione dell’aderenza ai trattamenti
- Difficoltà ad attuare una adeguata prevenzione
- Scarsa fiducia rispetto alla possibilità di essere aiutati in corso di psicopatologie che possono avere come conseguenza gesti autolesivi o aggressivi
Tutto questo dovrebbe far preoccupare gli psichiatri, consapevoli che se non diciamo noi sul web le cose giuste ed appropriate sulla psichiatria, lo farà qualcun altro e i nostri pazienti subiranno le conseguenze di una informazione sbagliata, distorta e negativamente ideologizzata.
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