Lo smartphone e la nostra mente, sembra incredibile ma c’è un collegamento profondo tra loro.
Sembra impossibile ma non possiamo più immaginare di trascorrere una giornata senza smartphone.
Lo smartphone è quell’oggetto digitale che ritorniamo subito a prendere se ce lo siamo dimenticati alla mattina quando usciamo di casa.
Se io vi chiedessi di sbloccare il vostro smartphone e di consegnarlo ad un amico per un ora, credo che un brivido di inquietudine correrebbe lungo la vostra schiena….
Tutto questo deriva dal fatto che lo smartphone non è soltanto una periferica digitale, un telefono o la nostra via privilegiata di connessione alla rete, ma qualcosa di molto più complesso.
Qualcosa di molto, molto più intimo.
Con lo smartphone ci andiamo a dormire, ci svegliamo con lui.
Dentro allo smartphone custodiamo una mole enorme di informazioni che riguardano le pieghe più profonde della nostra psiche:
- Quello che ci piace e quello che non ci piace
- Dove siamo stati, dove siamo e dove andremo
- Le nostre opinioni politiche
- I nostri soldi e come li utilizziamo
- Chi amiamo e chi odiamo
- La nostra sessualità
- La nostra visione del Mondo
- Chi conosciamo e chi frequentiamo
- La nostra motricità
- Il nostro linguaggio
- Quello che facciamo di più e quello che facciamo di meno
- ….e molto altro ancora!
Per tutte queste ragioni lo smartphone è uno degli oggetti più interessanti e studiati dalla psichiatria digitale.
Lo Smartphone e la nostra Mente
È evidente che all’interno del nostro smartphone transitano flussi continui di dati profondamente connessi alle nostre personali dimensioni psicologiche.
Richiamando Sigmund Freud potremmo addirittura dire che non più il Sogno e la sua interpretazione, bensí il nostro Smartphone ed i Big Data al suo interno rappresentano la via d’accesso privilegiata al nostro inconscio.
Ed inoltre potrebbe essere il primo momento storico in cui il nostro inconscio potrà essere registrato, misurato ed analizzato in maniera oggettiva mediante l’intelligenza artificiale.
Nel giro di pochi anni tutti noi, nessuno escluso (anche chi porta feroci critiche alla moderna Società Digitale), abbiamo sviluppato un rapporto intimo ed esclusivo con questa sorta di “sonda psichica” digitale.
Nonostante l’evidente angoscia che queste mie parole possono indurre in molti di noi, è evidente che le prospettive cliniche e di ricerca per la psichiatria digitale sono immense.
Digital Biomarkers, diagnosi precoce e terapie digitali cambieranno di sicuro il modo di lavorare degli psichiatri del futuro.

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