L’utilizzo di vecchie droghe psichedeliche come terapie in ambito psichiatrico sembra essere un interessante filone di ricerca, molto di tendenza in questi anni 2000.
Psilocibina, Ketamina, Cannabis e molte altre sostanze d’abuso sembrano poter avere delle applicazioni efficaci, in alcuni ambiti specifici e sotto controllo medico, in psichiatria.
Negli ultimi anni si è potuto valutare che alcune ricerche suggeriscono che una singola infusione di ketamina combinata con una consulenza psicoterapica potrebbe aiutare i pazienti dipendenti dall’alcol a correggere il consumo di alcol.
VI ricordo che l’uso patologico dell’alcol è responsabile di circa il 3,8% di tutti i decessi a livello globale, e gli attuali programmi di intervento per il disturbo da utilizzo di alcol hanno un’efficacia limitata.
Di conseguenza nuovi trattamenti farmacologici con meccanismi innovativi sarebbero preziosi.
La ketamina, come ho già scritto più volte in questo blog, è un antagonista ad alta affinità del recettore N-metil-D-asparato (NMDA).
In precedenza, la ricerca ha offerto “risultati promettenti” dell’uso di ketamina per il disturbo da uso di cocaina, tra cui una maggiore motivazione a smettere e una diminuzione del craving.
Ketamina ed Alcolismo: quali novità?
In un recente studio pilota di 40 partecipanti, coloro che sono stati assegnati a caso a ricevere ketamina per via endovenosa più terapia di potenziamento motivazionale ambulatoriale tramite il Colloquio Motivazionale, hanno mostrato tassi di astinenza più elevati, tempi di ricaduta più lunghi e meno giorni di consumo di alcolici pesanti rispetto a coloro che hanno ricevuto Colloquio Motivazionale da solo o in aggiunta a benzodiazepine.
I risultati supportano diversi altri studi pubblicati in precedenza che hanno dimostrato che una singola dose di ketamina per via endovenosa più terapia che si concentrava sulla riattivazione dei “ricordi di ricompensa disadattivi” legati al bere ha ridotto gli stimoli a bere e l’assunzione di alcol più di altri farmaci o di un’infusione di placebo.
Penso che quello che bisogna tenere a mente sia che il trattamento psicoterapico da solo possa essere molto utile, ma ci sono vulnerabilità che compromettono il trattamento.
Quella delle dipendenze è un’area di ricerca importante da capire per rendere più efficaci i trattamenti comportamentali e la ketamina potrebbe avere le proprietà per affrontare queste vulnerabilità e funzionare da potenziatore degli interventi relazionali.
Lo studio in questione è stato pubblicato nel numero di febbraio dell’American Journal of Psychiatry e in bibliografia in fondo all’articolo trovate altri articoli a supporto di questa ipotesi.
Bibliografia:
- Dakwar E, Nunes EV, Hart CL, et al.: A single ketamine infusion combined with mindfulness-based behavioral modification to treat cocaine dependence: a randomized clinical trial. Am J Psychiatry 2019; 176:923–930 Link, Google Scholar
- Dakwar E, Hart CL, Levin FR, et al.: Cocaine self-administration disrupted by the N-methyl-D-aspartate receptor antagonist ketamine: a randomized, crossover trial. Mol Psychiatry 2017; 22:76–81 Crossref, Medline, Google Scholar
- Hettema J, Steele J, Miller WR: Motivational interviewing. Annu Rev Clin Psychol 2005; 1:91–111 Crossref, Medline, Google Scholar
- Krupitsky EM, Grinenko AY: Ketamine psychedelic therapy (KPT): a review of the results of ten years of research. J Psychoactive Drugs 1997; 29:165–183 Crossref, Medline, Google Scholar
- Dakwar E, Anerella C, Hart CL, et al.: Therapeutic infusions of ketamine: do the psychoactive effects matter? Drug Alcohol Depend 2014; 136:153–157 Crossref, Medline, Google Scholar
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
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