Sono davvero utili gli antipsicotici nel disturbo bipolare?
Molto spesso si utilizzano neurolettici come olanzapina, quetiapina, risperidone o clozapina nel trattamento del disturbo bipolare, e le domande che molti si pongono sono:
- I neurolettici sono sicuri quando utilizzati nel disturbo bipolare?
- Gli antipsicotici hanno evidenze scientifiche nette rispetto la loro utilità nel trattamento della bipolarità?
- Quando si utilizzano gli antipsicotici nel paziente bipolare e quando no?
- Quali sono i migliori neurolettici nel disturbo bipolare? Prima generazione o seconda generazione? Come si scelgono?
Insomma come vedete i quesiti che i pazienti, i famigliari e molti colleghi ed operatori della salute mentale mi pongono sono molti e piuttosto complessi, vero?
In questo breve articolo proverò a rispondere al modo in cui si utilizzano gli antipsicotici nel disturbo bipolare, argomento questo tra i più dibattuti della psicofarmacologia moderna.
L’Utilizzo degli Antipsicotici nel Disturbo Bipolare è sostenuto da evidenze cliniche di rilievo?
Recentemente ho fatto una nuova valutazione della letteratura internazionale sull’efficacia degli antipsicotici nel Disturbo Bipolare.
In estrema sintesi si possono trovare molte evidenze circa l’utilizzo degli antipsicotici di seconda generazione (detti anche “antipsicotici atipici“) rispetto ai cosiddetti neurolettici di prima generazione nel trattamento della mania acuta in corso di disturbo bipolare.
Ad oggi, in particolar modo nel trattamento in acuto, ci sono indicazioni circa un utilizzo moderato e non “a tappeto” degli antipsicotici di seconda generazione nel trattamento della mania nel disturbo bipolare, anche se si possono trovare molte evidenze, in studi più datati e non replicati di recente, anche sugli antipsicotici di prima generazione (ad esempio aloperidolo).
Nella mania acuta, tra gli antipsicotici di seconda generazione, molte più evidenze positive le possiede l’olanzapina, rispetto a quetiapina e risperidone.
In generale minori evidenze si ritrovano in letteratura per motivare un’efficacia degli antipiscotici, in generale, nella prevenzione delle ricadute depressive e maniacali nel paziente bipolare.
Solamente l’olanzapina possiede, ad oggi, dei dati controllati che ne comprovano un’efficacia preventiva sul lungo termine, analogamente agli stabilizzatori dell’umore (litio ed acido valproico in primis).
Linee guida recenti indicano la possibilità di utilizzare gli antipsicotici di seconda generazione, in particolare olanzapina, in monoterapia (anche senza stabilizzatori classici) nella mania non grave, la cosiddetta ipomania.
Nella mania grave, con o senza sintomi psicotici, l’utilizzo in monoterapia degli antipsicotici in generale non sembra essere opportuno, mentre invece sono consigliati in associazione ai classici stabilizzatori dell’umore (lito, acido valproico, carbamazepina o lamotrigina).
Utilizzo della Clozapina in corso di Disturbo Bipolare
Un discorso a parte sembra essere quello riguardo la clozapina nel disturbo bipolare.
Studi effettuati negli ultimi trent’anni hanno confermato l’utilità della clozapina non solo nel trattamento delle forme resistenti di Schizofrenia, ma anche nella fase acuta e nel trattamento preventivo in pazienti con Disturbo Schizoaffettivo o Disturbo Bipolare, che non abbiano risposto in maniera soddisfacente o che abbiano tollerato male i classici stabilizzatori dell’umore.
In particolare si trovano diverse evidenze in letteratura sull’utilizzo della clozapina nel trattamento della mania refrattaria.
Per quanto riguarda l’impiego di clozapina nella prevenzione delle ricadute maniacali o depressive, gli studi clinici forniscono scarse evidenze, spesso non replicate da altri lavori.
Negli studi riportati nella mia ricerca su pubmed, sembrano emergere indicazioni sul possibile utilizzo di clozapina in monoterapia come stabilizzante dell’umore, particolarmente nei pazienti refrattari o intolleranti agli stabilizzatori dell’umore.
Ovviamente si tratta di un utilizzo completamente off label in Italia (ed in gran parte del Mondo) che richiederebbe di nuove e più aggiornate evidenze e replicazione degli studi del passato.
Sicurezza ed Effetti Collaterali degli Antipsicotici nel trattamento del Disturbo Bipolare
L’utilizzo degli antipsicotici in monoterapia (poco utilizzato) o in combinazione con gli stabilizzatroi dell’umore comporta un soddisfacente profilo di sicurezza nel trattamento del disturbo bipolare?
Ci sono alcune considerazioni da fare che riassumerò nei seguenti punti:
- La polifarmacoterapia in psichiatria, come nella medicina in generale, comporta quasi sempre un incremento delle interazioni tra i farmaci e degli effetti collaterali.
- Gli antipsicotici di seconda generazione comportano molto spesso effetti collaterali metabolici e di aumento di peso che si vanno a sommare a quelli conseguenti ad alcuni stabilizzatori dell’umore (acido valproico in particolare).
- Nel lungo termine il mantenimento della combinazione tra antipiscotico e stabilizzatore dell’umore potrebbe presentare collateralità ed effetti sull’andamento della malattia bipolare al momento ancora poco conosciuti.
- Elevati dosaggi di antipsicotici, di prima ma anche di seconda generazione, potrebbero indurre fenomeni depressivi.
- La combinazione tra antipiscotici e stabilizzatori dell’umore richiede, per poter garantire la sicurezza del paziente, un aumentato numero di interventi di controllo sul piano cardiovascolare, endocrinologico e laboratoristico generale, oltre alla possibile presa in carico polispecialistica.
- La spesa per il trattamento risulta nettamente aumentata e non è ancora chiaro se valga i risultati che si ottengono sul piano clinico e farmacoeconomico.
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Buongiorno, secondo lei basta avere fantasie vanagloriose per essere bipolari? Lo chiedo perché mi ero rivolta a una psicoterapeuta per alcuni problemi relazionali, ma niente di ché. Mi hanno detto che ho un disturbo bipolare perché sono molto ambiziosa e ho fantasie vanagloriose,( realistiche, le capacità le ho… ho comunque i piedi per terra)Ho due ottimi lavori e guadagno molto, sono una donna in carriera e sono molto giovane( la media delle mie coetanee nemmeno lavora) In più sono plurilaureata. Il problema è che mi sembra di non provare sentimenti, perciò mi tocca fingere di averli, questo mi ha portato a non aver mai avuto una relazione sentimentale ( nessuno si innamora di me) in più ho poche amiche ( bisogna sapermi prendere perché a me piace essere lusingata, altrimenti mi allontano) Pensavo di avere solo dei tratti narcisistici e invece mi hanno fatto le peggio diagnosi( secondo me sono sana e non ho niente): disturbo borderline, disturbo bipolare, disturbo dissociativo. Appunto sottolineo che ero andata in psicoterapia solo perché avvertivo una certa distanza con gli altri, come se ci fosse un vetro di mezzo, per il resto sono una donna molto realizzata lavorativamente e scolasticamente. Non mi sembrava di stare così male e di avere questi grandi sbalzi d’umore. Le mie amiche e famigliari dicono che qualche sbalzo d’umore c’è, ma per loro non ho assolutamente un disturbo bipolare. Poi l’umore cambia in giornata. Non mi definirei nemmeno borderline perché non sono impulsiva e non ho paura dell’abbandono e non ho il pensiero dicotomico. Che ne pensa?