Tutti gli psichiatri stanno iniziando a farsi questa domanda: Quale sarà l’impatto psicologico della quarantena e dell’isolamento?
In Italia, in queste ultime settimane, si è verificato un fatto totalmente fuori dalla norma, mai avvenuto prima.
A tutta la popolazione Italiana, a causa dell’epidemia di COVID-19 causata dal virus SARS-CoV-2, è stato chiesto di isolarsi o, in alcuni casi, di entrare in quarantena.
Purtroppo non è un film, anche se per tutti noi sembra quasi irreale.
È la realtà.
Ma quali saranno le conseguenze psicologiche di questa modifica radicale del nostro stile di vita?
Come potremo muoverci per attenuare i prevedibili danni alla nostra Salute Mentale secondari all’isolamento?
La quarantena è la separazione e la limitazione degli spostamenti delle persone potenzialmente esposte a una malattia contagiosa per accertare se si ammalano, riducendo così il rischio che infettino gli altri.
Questa definizione si differenzia dall’isolamento, che è la separazione delle persone a cui è stata diagnosticata una malattia contagiosa da quelle che non sono malate; tuttavia, i due termini sono spesso usati in modo intercambiabile, soprattutto nella comunicazione con il pubblico.
La parola quarantena è stata utilizzata per la prima volta nella storia in Italia, a Venezia, nel 1127, per quanto riguarda l’epidemia di lebbra, ed è stata ampiamente utilizzata in risposta alla peste nera, anche se solo 300 anni dopo il Regno Unito ha iniziato a imporre per legge la quarantena in risposta alla peste.
Attualmente, ai giorni nostri, la quarantena è stata utilizzata nell’epidemia di coronavirus del 2019 (COVID19) prima in Cina e poi in Italia.
Presto una qualche forma di isolamento di massa della popolazione si utilizzerà in tutto il Mondo, da quello che si percepisce dalle cronache.
Verso la fine del 2019 questa epidemia ha visto intere città della Cina sottoposte a una quarantena di massa, mentre a molte migliaia di cittadini stranieri che tornavano a casa dalla Cina è stato chiesto di autoisolarsi in casa o in impianti prefabbricati di transizione.
Esistono, ovviamente, precedenti esperienze per tali misure.
Ad esempio, durante l’epidemia di sindrome respiratoria acuta grave (SARS) del 2003 sono state imposte quarantene in tutta la città anche in aree della Cina e del Canada, mentre interi villaggi di molti Paesi dell’Africa occidentale sono stati messi in quarantena durante l’epidemia di Ebola del 2014.
L’impatto psicologico della Quarantena e dell’Isolamento
Ho rivisto uno studio attuato sul personale ospedaliero entrato in contatto con la SARS nel 2003: dopo la fine del periodo di quarantena l’essere stato messo in quarantena è stato il fattore più predittivo dei sintomi del disturbo acuto da stress (1).
Nello stesso studio (1), il personale in quarantena aveva mostrato maggiore probabilità di sviluppare esaurimento, distacco dagli altri, ansia, irritabilità, insonnia, scarsa concentrazione e indecisione, deterioramento delle prestazioni lavorative e riluttanza a lavorare o considerazione delle dimissioni.
Un altro studio riferisce un alto disagio psicologico della popolazione messa in isolamento durante la stessa epidemia di SARS rispetto alla popolazione generale (2).
In generale anche altri studi che ho riletto (3)(4)(5) segnalano un’alta prevalenza di sintomi di disagio e disordine psicologico.
Sono stati riportati studi sui sintomi di disagio psicologico generale, disturbi emotivi, depressione, stress, umore deflesso, irritabilità e aggressività, insonnia e sintomi di stress post traumatico.
Ci sono evidenze contrastanti rispetto a quali caratteristiche psicologiche di base e demografiche siano predittrici di un impatto psicologico negativo della quarantena e dell’isolamento.
In generale, come fattori predittivi negativi, si parla di un età più giovane (16-24 anni), livelli più bassi di titoli di studio formali, sesso femminile, e non avere figli o solo uno (anche se avere tre o più figli sembrava un po’ protettivo).
Tuttavia, altri studi suggeriscono che fattori demografici come l’essere sposati, l’età avanzata, l’istruzione elevata, il fatto di vivere con altri adulti e di avere figli sono fattori protettivi.
Avere una storia di malattia psichiatrica è stato associato a sperimentare ansia e rabbia sia subito che 4-6 mesi dopo l’isolamento.
Gli operatori sanitari che erano stati messi in quarantena presentavano sintomi più gravi di stress post traumatico rispetto alla popolazione generale che era stato messo in quarantena, con un punteggio significativamente più alto in tutte le valutazioni.
Gli operatori sanitari hanno anche riferito un numero sostanzialmente maggiore di rabbia, fastidio, paura, frustrazione, senso di colpa, impotenza, isolamento, solitudine, nervosismo, tristezza, preoccupazione, e sono stati meno felici.
La durata dell’isolamento, l’assenza di comunicazione con l’esterno, poche risorse alimentari e assenza di informazioni sono tutti elementi fortemente peggiorativi delle condizioni psicologiche di chi deve affrontare un isolamento o una quarantena.
Ci sono anche elementi di stress post-quarantena, in particolare il danno alla propria economia personale viene segnalato come il più importante.
Conseguenze della Quarantena e dell’Isolamento sulla Salute Mentale: cosa fare per attenuarle?
Durante le principali epidemie di malattie infettive, la quarantena può essere una misura preventiva necessaria.
Tuttavia, un grosso corpo di studi e di letteratura suggerisce che la quarantena è spesso associata a un effetto psicologico anche molto negativo.
Durante il periodo di quarantena questo effetto psicologico negativo non è sorprendente, ma l’evidenza che un effetto psicologico della quarantena può ancora essere rilevato mesi o anni dopo, come risulta da un piccolo numero di studi (6)(7), è più preoccupante e suggerisce la necessità di garantire che vengano messe in atto misure di mitigazione efficaci del danno psicologico come parte del processo di pianificazione dell’isolamento e del dopo-isolamento.
A questo proposito, gli studi valutati non forniscono una forte evidenza di fattori di rischio psicologico di scarsa rilevanza dopo la quarantena e richiedono quindi tutti un’attenzione specifica.
Tuttavia, la storia della malattia mentale come dato anamnestico è stata esaminata come fattore di rischio solo da uno studio.
La letteratura precedente suggerisce che la storia psichiatrica è associata al disagio psicologico dopo aver subito un qualsiasi trauma correlato al disastro (8)(9) ed è probabile che le persone con preesistenti cattive condizioni di salute mentale abbiano bisogno di un sostegno supplementare durante la quarantena.
Sembrava anche che ci fosse un’alta prevalenza di disturbi psichici negli operatori sanitari in quarantena, anche se c’erano prove contrastanti sul fatto che questo gruppo fosse a più alto rischio di sofferenza rispetto agli operatori non sanitari che erano stati messi in quarantena.
Per gli operatori sanitari, il supporto dei dirigenti (primari e capi dipartimento) è essenziale per facilitare il loro ritorno al lavoro (10) e i dirigenti devono essere consapevoli dei rischi potenziali dell’impatto psicologico della quarantena e dell’isolamento, in modo da potersi preparare ad un intervento precoce di supporto.
Un isolamento in seguito ad un’epidemia, per risultare poco impattante sulla Salute Mentale della popolazione deve avere alcune caratteristiche:
- Essere il più breve possibile, compatibilmente con il contenimento dell’epidemia stessa.
- Favorire il continuo flusso di informazioni alle persone in isolamento, motivando ogni giorno in più di isolamento con notizie chiare ed affidabili.
- Favorire un processo di approvigionamento di cibo, acqua e generi di primo soccorso semplice, stabile e senza problemi.
- Ridurre la noia e favorire la comunicazione con tutti gli strumenti digitali a disposizione.
- Attuare un’attività fisica “di minima” anche all’interno dell’ambiente domestico.
- Portare particolare attenzione agli operatori della Sanità in isolamento per il loro maggior rischio di gesti autolesivi, lo sviluppo di Disturbo Post-Traumatico da Stress, ed altro.
- Un’alta motivazione è meglio della costrizione e dell’obbligo:non c’è nessuna ricerca che abbia verificato se la quarantena obbligatoria rispetto a quella volontaria abbia un effetto differenziale sul benessere; in altri contesti, tuttavia, la sensazione che gli altri possano trarre beneficio dalla nostra condizione di isolamento può rendere le situazioni stressanti più facili da sopportare e sembra probabile che questo sia vero anche per l’isolamento e la quarantena domiciliare.
Nel complesso, questa riflessione basata sulla lettura di diversi articoli sull’argomento, suggerisce che l’impatto psicologico della quarantena e dell’isolamento possa essere ampio, sostanziale e di lunga durata sulla Salute Mentale della popolazione.
Ovviamente questo non significa che la quarantena e l’isolamento non debbano essere usati; gli effetti psicologici del mancato uso dell’isolamento e del fatto di permettere la diffusione delle malattie potrebbero essere ovviamente peggiori.
Tuttavia, privare le persone della loro libertà per il bene pubblico in generale è spesso controverso e deve essere gestito con attenzione a causa del forte impatto psicologico della quarantena.
Se la quarantena è essenziale, gli studi suggeriscono che i politici e gli esperti dovrebbero prendere tutte le misure necessarie per garantire che questa esperienza sia il più tollerabile possibile per le persone.
Questo può essere ottenuto dicendo alla gente cosa sta succedendo e perché, spiegando quanto tempo l’isolamento continuerà, fornendo attività alternative da svolgere durante l’isolamento, fornendo una comunicazione chiara, assicurando la disponibilità di forniture di base (come cibo, acqua e forniture mediche) e rafforzando il senso di altruismo che la gente dovrebbe, giustamente, sentire.
I politici ed i dirigenti sanitari incaricati di attuare il progetto di isolamento della popolazione, che per definizione sono in servizio e che di solito hanno una ragionevole sicurezza del posto di lavoro (ed un buon reddito), dovrebbero anche ricordare che non tutti si trovano nella stessa situazione.
Se l’esperienza dell’isolamento è negativo, i risultati di molti studi suggeriscono che ci possono essere conseguenze non facilmente prevedibili a lungo termine che riguardano non solo le persone in quarantena ed in isolamento, ma anche il sistema sanitario che ha amministrato la quarantena e i politici e i funzionari della sanità pubblica che l’hanno stabilita.
Bibliografia:
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This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
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La vita non è aspettare che passi la tempesta ma imparare a danzare sotto la pioggia(M.Gandhi)
Fantastica citazione! Grazie!!!!
Dottor Rosso
dire alla gente cosa sta succedendo etc etc mi sembra una banalità. Non c’è altro che possiate fare voi psichiatri per aiutare noi persone comuni a mantenere la nostra testa sana in clausura anche a fine aprile?
Non mi deluda!
Giuseppe Parinello
Apprezzo enormemente i consigli elargiti e li ho condivisi nella mia pagina Facebook. Trovo utili le indicazioni: quelle sulla cura di sé e sulle abitudini. Tuttavia restano un paio di perplessità se si vive in un monolocale non è sempre facile differenziare le diverse aree della casa. Due il mio lavoro in smart work si articola in rete per cui è giocoforza per me dovermi servire di internet per svariate ore al giorno. Come staccare la spina in modo efficace?