Perché sono sempre triste?
Questa domanda è davvero molto frequente tra le persone, viene spesso confidata ad amici o famigliari, e non viene formulata solo di chi poi chiede effettivamente aiuto ad uno psichiatra o ad uno psicologo.
In realtà è anche molto frequente che le persone si lamentino frequentemente di oscillare da momenti di accettabile serenità verso momenti di umore depresso difficile da capire, quasi senza ragione.
Anche in questi casi la domanda che ci sta dietro è sempre la solita: Perché sono sempre triste?
Eccovi il mio video da cui, di seguito, è stato estratta la trascrizione in maniera automatica:
Trascrizione del Video tramite procedura automatica Siri (possibili errori di testo possono essere presenti) del video “Perché sono sempre triste?“:
Quindi parliamo di prevalente tristezza o di oscillazioni frequenti verso la tristezza. Perché questo può accadere? Bene, ci sono varie possibilità da prendere in considerazione. Innanzi tutto è importante capire se la tristezza non è la conseguenza di uno stress costante o di eventi traumatici ripetuti a cui ci siamo quasi assuefatti e che consideriamo normali o inevitabili. Sto parlando di condizioni di lavoro difficili e precarie, una situazione economica sempre incerta, relazioni conflittuali o addirittura violente in famiglia, l’utilizzo esagerato di alcol o di altre sostanze, oppure una malattia che comporta dolore e disabilità. In realtà ci possono essere diversi eventi stressanti e traumatici ripetuti…. In questo caso non si tratta di semplice tristezza ma potrebbe trattarsi di un disturbo dell’adattamento, ovvero una condizione in cui non riusciamo a sviluppare una buona strategia per sottrarci allo stress e questa condizione di fa sviluppare tristezza e magari anche ansia o insonnia. I disturbi dell’adattamento sono molto frequenti e spesso vengono confusi con la depressione ma sono un’altra cosa, andate a cercare altri video su questo canale al riguardo. Il secondo punto da valutare è la possibilità di essere effettivamente depressi. Non è così raro pensare di essere depressi quando si è tristi, oppure pensare di esseri tristi quando in realtà si è depressi. Confondere le due cose è possibile, perché entrambe sono perlopiù caratterizzate da un calo dell’umore, e in questo caso uno specialista potrebbe aiutarci a capire meglio la nostra sofferenza. In ogni caso depressione e tristezza non sono per nulla la stessa cosa come ripeto sempre. Bene, iniziamo a dire che la depressione non è semplice tristezza, ma è un’esperienza di sofferenza molto più estesa che compromette molte altre nostre funzioni. Intanto è costante e “non molla”, inoltre influenza la nostra energia, spesso ci costringe a stare a letto, a mangiare troppo o troppo poco, genera spesso insonnia, rallenta i nostri pensieri, ci rende poco efficienti, poco performanti, abbassa la nostra libido e non ci permette di gioire di alcuna soddisfazione. Spesso la depressione colpisce chi ha dei famigliari che a loro volta ne sono stati colpiti e, altrettanto spesso, non è causata da eventi che la possano giustificare. Secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, per essere diagnosticati come relamente affetti da depressione maggiore è necessario sperimentare o uno stato d’animo triste, depresso o una perdita di piacere per le cose che una volta ci portavano gioia. Inoltre, bisogna mostrare almeno altri quattro sintomi sulla lista, che includono cose come stanchezza, mancanza di concentrazione, dormire troppo o troppo poco, pensieri suicidi, cambiamenti nell’appetito o nel peso, e movimenti o discorsi rallentati. In realtà la depressione vera è un’esperienza non solo psichica ma anche corporea che trasforma le persone e le rende diverse a com’erano prima. Stanche, lente, prive di interesse per le cose. Insomma non è semplicemente essere tristi. Ma allora cosa accade a chi è semplicemente sempre triste, senza una ragione e non è, in realtà, realmente depresso? Essere tristi, come detto, può anche fa parte della dimensione umana, e un gempo esisteva il concetto di personalità depressiva, come se la tristezza, per qualche ragione, fosse integrata nel carattere. Abbiamo cioè persone che esprimono una variante quantitativa, ma non patologica, del comune sentimento umano di infelicità e di insoddisfazione. Abbiamo persone che si crogiolano nella tristezza, alcuni, forse i più funzionanti ne possono fare addirittura una forma d’arte, anche se la verità è che una costante tristezza rovina semplicemente la vita, anche se sei uno scrittore, un pittore o un musicista. In ogni caso chi possiede una personalità depressiva, pur essendo spesso molto sofferente, può non rientrare nei criteri diagnostici di un disturbo mentale. Questi soggetti mostrano quello che è stato definito un “amore infelice”, una forte ambivalenza nei confronti delle componenti istintive e vitali dell’esistenza: ne sono attratti, ma spesso prevale in loro il timore di perdere il controllo della propria pulsionalità. È presente un silenzioso interesse verso i sentimenti e le esigenze vitali (amore sessuale, aggressività, bellezza estetica), ma prevale un’inibizione ad esprimerli. Originariamente il “disturbo depressivo di personalità”, questo è il nome corretto, era incluso nella seconda edizione del DSM, il manuale di classificazione dei disturbi psichiatrici, ma questa diagnosi è stata rimossa dal DSM-III. Più recentemente, è stato riconsiderato ed è stato inserito nell’Appendice B nel DSM-IV-TR come degno di ulteriori studi. Oltre alla tristezza questo genere di persone sono molto critiche nei loro stessi confronti e verso gli altri, sono spesso meditabondi e rimuginano molto, tendono ad essere negativi, pessimisti, disprezzano gli altri, e sono inclini a sentirsi in colpa e a provare rimorso. Spesso queste persone fanno fatica ad esprimersi con precisione a parole mentre possono eccellere nelle arti figurative, nella musica, nella parola scritta o nella poesia, in cui riversano la loro relazione inquieta ed ambivalente verso la vita. Quindi coloro che mostrano un “disturbo depressivo di personalità” mostrano spesso un atteggiamento ritirato, o magari altalenante con forzate manifestazioni istrioniche, ma sempre immersi nelle loro rimuginazioni complicate, di stampo in qualche maniera filosofico. In realtà hanno spesso delle ottime capacità a cogliere i problemi interiori degli altri, e le caratteristiche “fini” di personalità dimostrando spesso attenzione e sensibilità molto elevate verso la sofferenza degli altri. Quali sono le cause di questi tratti malinconici, tristi e meditabondi? Come sempre abbiamo la teoria del deficit e quella del trauma che si contendono questa spiegazione. Sarà dunque una predisposizione genetica, biologica, ereditata ed espressa oppure si tratta di eventi precoci traumatici, magari risalenti a relazioni infantili disfunzionali. Questi sono casi in cui è massimo il valore dell’esperienza soggettiva e, ancor più che in altre condizioni di malessere, ogni caso è a se stante. Quello che penso è che se pensate di aiutare questi pazienti a botte di antidepressivi o altri psicofarmaci siete quasi sempre fuori strada, dovrete conoscerli, aiutarli a ricordare e a rielaborare, c’è poco da fare…. Bene, il discorso è ancora lungo ma avremo sicuramente modo di approfondirlo, intanto, se vi ho incuriosito vi invito a pensare a quello che vi ho detto e, mgari, a contestualizzarlo a voi, alla vostra realtà nel caso abbiate cercato per voi o un vostro caro la risposta alla domanda “Perché sono sempre triste?”. Bene, quindi grazie della vostra attenzione, datemi un like se ho suscitato il vostro interesse e, se vi piacciono queste tematiche che riguardano la psichiatria, la salute mentale e le neuroscienze, iscrivetevi a questo canale! Grazie ancora e alla prossima!
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
Ultimi post di Valerio Rosso (vedi tutti)
- Trauma, MicroTrauma e Stress Nascosto: The Ghost in The Machine - 19/11/2023
- Potomania: cosa devi sapere su questo Disturbo Mentale - 16/11/2023
- Il Mito della Colazione - 07/11/2023
Anche io sento una tristezza immotivata
Ho condizioni esterne dure
Nulla mi da soddisfazione
Cresco splendidamente una famiglia
Ma se nn ci fosse lei che amo e ha bisogno di me non sarei qui.
O avrei trovato una soluzione…
Mi ritrovo nel comportamento depressivo ma x ognuno è diverso e trovare chi ti ascolta e vuole capire è un problema.