Per comprendere meglio i rapporti che esistono tra violenza e malattia mentale, è necessario approfondire alcuni aspetti della cultura della violenza che esiste nel Mondo Occidentale dall’inizio del ventunesimo secolo.
Gli studi hanno costantemente dimostrato che gli atti di violenza, in una prospettiva socio-ambientale, sono direttamente correlati alla bassa classe sociale, al basso quoziente intellettivo, al basso livello di istruzione, all’instabilità lavorativa e alla precarietà della sistemazione abitativa.
È importante sottolineare come le percezioni relative al ruolo svolto dalla malattia mentale nel generare violenza sugli altri (“violenza eterodiretta“) sono piuttosto errate e poco motivate dai dati raccolti al riguardo.
Ad esempio secondo Appel- Baum (2008), che ha attuato gli studi più approfonditi al riguardo negli USA , solo il 3%-5% degli atti di violenza manifestati negli Stati Uniti può essere attribuito in qualche maniera a soggetti affetti da malattie mentali come la schizofrenia, il disturbo bipolare, la depressione o altri disturbi psichiatrici “maggiori”.
Invece, gli effetti dell’abuso di sostanze (alcol in particolare) e di alcuni disturbi di personalità (come ad esempio l’antisociale, il borderline o il narcisista) superano di gran lunga il contributo svolto dalle altre malattie mentali prima citate (ad esempio, la schizofrenia, la depressione maggiore) da sole.
È ormai un fatto noto e confermato dagli studi epidemiologici che gli individui affetti dalle malattie mentali come la depressione, la schizofrenia, il disturbo bipolare o altri, in realtà hanno molte più probabilità di essere vittime piuttosto che carnefici, quando si parla di violenza e crimine.
Quindi, per discutere con precisione sui rapporti tra VIolenza e Malattia Mentale, bisogna tenere in conto sia dei determinanti socio-ambientali di violenza, sia delle caratteristiche delle diverse manifestazioni psicopatologiche.
La percezione del rapporto tra Violenza e Malattia Mentale: la responsabilità dei Media
Perché, dunque, persiste la percezione popolare di coloro che hanno malattie mentali come predatori violenti?
Secondo “Mental Health: A Report of the Surgeon General” (Satcher 1999), una serie di sondaggi ha potuto rilevare la responsabilità di una certa selettività (“bias di selezione“) dei media che avrebbe rafforzato gli stereotipi del pubblico che collegano violenza e malattia mentale, e ha incoraggiato le persone a prendere le distanze da coloro che soffrono di disordini mentali.
La rappresentazione di persone con malattie mentali in televisione, nei film ed in alcuni romanzi contemporanei può consapevolmente o inconsapevolmente influenzare la percezione quantitativa di persone affette da disturbi psichiatrici che sono in custodia alle forze dell’ordine (e che spesso, poco dopo, finiscono nei servizi di emergenza psichiatrica).
Le rappresentazioni dei media possono anche influenzare le decisioni di alcuni medici o operatori della Salute riguardo al trattamento clinico delle persone con malattie mentali, specialmente quelle senza fissa dimora o che si trovano in situazioni di fragilità; le persone senza fissa dimora con malattie mentali, una fascia della popolazione particolarmente fragile e stigmatizzata, commettono 35 volte di più reati rispetto alle persone con malattie mentali che non sono senza fissa dimora (Martell et al. 1995).
Anche se l’industria dell’intrattenimento sta compiendo sforzi più responsabili per descrivere accuratamente il rischio di violenza da parte di persone con malattie mentali, è dovere degli psichiatri determinare il contesto in cui esiste il potenziale rischio di violenza rappresentato dai loro pazienti e fare sforzi per valutare adeguatamente tale rischio.
Senza retorica o opinioni personali, ma basandosi sui fatti e sui dati epidemiologici.
Certamente, alcuni disturbi mentali e i sintomi di alcune patologie psichiatriche possono contribuire più di altri al rischio di violenza (vedi ad esempio l’utilizzo di sostanze d’abuso ed alcuni disturbi di personalità).
Certamente le allucinazioni uditive di comando o di controllo (chiamate anche “allucinazioni imperative“) sono forse la causa più comune di preoccupazione, tra gli operatori psichiatrici, per quanto riguarda il rischio di violenza attribuibile ad un sintomo specifico, in questo caso della schizofrenia; allucinazioni visive disturbanti, irritabilità secondaria alla mania, e disperazione secondaria al deperimento possono contribuire a far sì che un paziente diventi potenzialmente violento (Appelbaum 2008).
I pazienti paranoici possono cercare di colpire a scopo difensivo o preventivamente i bersagli che, nella loro mente, stanno complottando per far loro del male (Resnick 2009).
Tutti questi sintomi sono esacerbati dagli effetti disinibitori dell’abuso di sostanze, che sicuramente è più comune nelle persone con disturbi mentali (Appelbaum 2008).
Il punto è questo: le persone con malattie mentali il più delle volte non sono violente, e quelle con tendenze alla violenza non sono sempre violente ma llo possono essere in relazione ad alcuni sintomi specifici.
In base a questo punto di vista, possiamo tranquillamente affermare che la maggior parte della violenza presente nel Mondo viene operata dalle persone cosiddette “normali“.
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