Nome commerciale e Formulazione disponibile in Italia:
Nome commerciale “Haldol“, “Serenase“, disponibile in confezioni da 30 compresse da 1mg e da 5mg (haldol e serenase), in gocce orali 2mg/ml (haldol e serenase), 10mg/ml (serenase) e in fiale i.m. 5mg/ml (haldol) e fiale i.m. 2mg/2ml e 5mg/2ml (serenase).
Classe A: Rimborsabile dal SSN (gratuito o con ticket per il paziente) Nota AIFA: Nessuna Ricetta: Ricetta Ripetibile Tipo: Etico Info: Alcune indicazioni terapeutiche non sono rimborsate dal SSN
La Storia dell’Aloperidolo:
L’aloperidolo è il capostipite della classe degli antipsicotici “tipici” o di “prima generazione” e dei butirrofenoni.
La molecola dell’aloperidolo è stata sintetizzata per la prima volta l’11 Febbraio 1958 dal chimico Bert Hermans presso gli Janssen Laboratories fondati a Beerse (Belgio) dal medico belga Paul Janssen; la molecola venne inizialmente denominata R1625.
Paul Janssen riferí in una famosa intervista del 2002 che l’ispirazione alle ricerche che portarono alla sintesi del famoso antipsicotico derivarono dall’osservazione di un ciclista dopato da amfetamine: se fosse riuscito a trovare un farmaco che avesse contrastato i segni dell’intossicazione da amfetamina avrebbe potuto usre lo stesso farmaco per trattare la schizofrenia e le psicosi paranoidee.
La struttura dell’aloperidolo era molto simile a quella della clorpromaziona, ma molto più potente.
Dopo i primi esperimenti sui topi da laboratorio intossicati da amfetamine, il passaggio successivo fu quello di valutare l’efficacia su di un essere umano affetto da psicosi.
Paul Janssen si affidò al Dr. Bobon della clinica psichiatrica di Liegi che suggerí di provare il nuovo farmaco su di un ragazzo di 16 anni, recentemente ricoverato nella clinica e che risultava affetto da schizofrenia paranoide: dopo la somministrazione dell’aloperidolo il paziente si calmò e i sintomi si attenuarono con un’efficacia sorprendente.
Questo primo paziente continuò negli anni la terapia assumendo 1 mg di aloperidolo al giorno riuscendo a laurearsi in architettura; in seguito si sposò e divenne padre di due figli.
Dopo questa primissima esperienza vennero attuati diversi studi clinici su questa molecola giudicata “rivoluzionaria” e il primo studio clinico pubblicato risale al 28 Ottobre 1958 e riguardava l’efficacia dell’aloperidolo sull’agitazione nei pazienti psicotici.
Nei decenni successivi molti altri studi clinici randomizzati in doppio cieco confermarono le potenzialità di aloperidolo nell’attenuare sintomi psicotici quali delirio, allucinazioni, disturbi del pensiero e del comportamento, disorganizzazione.
Indicazioni, Posologia e Modalità d’Uso:
In Italia aloperidolo ha l’indicazione in scheda tecnica per moltissimi disturbi psichiatrici, quadri clinici e sintomi più generali:
- Agitazione psicomotoria in caso di stati maniacali, demenza, oligofrenia, psicopatia, schizofrenia acuta e cronica, alcoolismo, disordini di personalità di tipo compulsivo, paranoide, istrionico.
- Deliri ed allucinazioni in caso di schizofrenia acuta e cronica, paranoia, confusione mentale acuta, alcoolismo (Sindrome di Korsakoff), ipocondriasi, disordini di personalità di tipo paranoide, schizoide, schizotipico, antisociale, alcuni casi di tipo borderline.
- Movimenti coreiformi.
- Agitazione, aggressività e reazioni di fuga in soggetti anziani.
- Tics e balbuzie.
- Vomito.
- Singhiozzo.
La posologia, a seconda del quadro clinico e della gravità dello stesso, può variare da 2mg al giorno sino a 20mg al giorno, anche se studi di farmacodinamica avanzata confermano che dosaggi superiori a 6-8mg al giorno non avrebbero senso poichè la percentuale di occupazione recettoriale D2 non aumenterebbe ulteriormente.
A titolo di esempio questa è la conversione da gocce a milligrammi dell’aloperidolo: nella formulazione da 2mg/ml di serenase o haldol in gocce, 10 gocce corrispondono a 1mg di aloperidolo.
Invece nella formulazione 5mg/ml di serenase 10 gocce corrispondono a 2,5mg di aloperidolo.
Utilizzo in Off Label:
Non ci sono evidenze robuste per un possibile utilizzo del farmaco rispetto ad indicazioni diverse da quelle ufficiali e rispetto ad un utilizzo in acuto per il trattamento della sindrome astinenziale da alcol.
È stato ipotizzato il suo utilizzo per il trattamento della Sindrome dell’X Fragile.
Meccanismo d’Azione e Farmacodinamica:
La farmacodinamica dell’acamprosato è complessa e non completamente compresa; tuttavia, si ritiene che agisca come un antagonista del recettore NMDA e come modulatore allosterico positivo dei recettori GABAA.
L’acamprosato è un aminoacido sintetico e un analogo neurotrasmettitoriale che viene utilizzato nella dipendenza e nell’abuso di alcol. L’acamprosato non è stato collegato ad aumenti degli enzimi del siero durante la terapia e non è stato collegato a casi di danno epatico clinicamente evidente.
Si pensa che l’acamprosato stabilizzi l’equilibrio chimico nel cervello che altrimenti sarebbe alterato dall’utilizzo patologico di alcol, probabilmente bloccando i recettori glutaminergici N-metil-D-aspartato, mentre i recettori dell’acido gamma-aminobutirrico di tipo A sono attivati.
L’acamprosato agisce quindi da antagonista selettivo sui recettori NMDA del glutammato, e inoltre modula positivamente i recettori GABA-A7; i sistemi coinvolti sarebbero dunque gli stessi che sono responsabili della sedazione alcolica ma si ritiene che i recettori GABA-A siano modulati tramite l’inibizione dei recettori per il GABA-B, distinguendo quindi l’acamprosato dalle benzodiazepine, che al contrario agiscono direttamente sui siti dei recettori GABA-A.
Gli studi clinici e sperimentali indicano che l’acamprosato esplica la sua azione terapeutica solo in combinazione alla partecipazione attiva a gruppi di sostegno e al supporto relazionale all’astinenza dall’alcol.
L‘Acamprosato stimola anche la secrezione endogena di taurina in ragione di alcune similarità di struttura con la taurina stessa.
In sintesi possiamo riassumere il suo meccanismo d’azione nei seguenti punti:
- Riduce la neurotrasmissione eccitatoria del glutammato e aumenta quella inibitoria del sistema del GABA.
- Si lega ad alcuni recettori per il glutammato compresi quelli metabotropici e li blocca.
- Può avere una funzione di “alcol artificiale” che mitiga gli eccessi di attività glutamatergica e il deficit di attività GABAergica conseguente alla sospensione dell’uso di alcol, attenuando la sindrome d’astinenza.
Farmacocinetica:
L’Acamprosato, nella formulazione attualmente disponibile sul mercato, viene assorbito lentamente a livello del tratto gastrointestinale, con un picco plasmatico che viene raggiunto in circa sei ore. L’emivita della molecola è di circa trenta ore.
L’acamprosato non è metabolizzato dal corpo umano.
La biodisponibilità assoluta dell’acamprosato dalla somministrazione orale è di circa l’11%, e la sua biodisponibilità è diminuita se assunto con il cibo.
Dopo la somministrazione e l’assorbimento dell’acamprosato, esso viene escreto immutato (cioè, esattamente come acamprosato) attraverso i reni. Il suo assorbimento ed eliminazione sono molto lenti, con un Tmax di 6 ore e un’emivita di eliminazione di oltre 30 ore.
Effetti Collaterali:
Il farmaco in generale è ben tollerato e gli effetti collaterali, ai dosaggi consigliati, sono lievi e comprendono diarrea, nausea, ansia e depressione del tono dell’umore.
Risultano essere assenti sia la sedazione che l’aumento di peso.
Assenti dipendenza, tolleranza o sindrome da sospensione.
In rari casi è stata segnalata l’insorgenza di ideazione e comportamento suicidario.
L’acamprosato non deve essere assunto da persone con problemi renali o allergie al farmaco.
Utilizzo in Gravidanza:
Acamprosato viene considerato in categoria di rischio C, ovvero il rischio non può essere escluso ma i potenziali benefici del trattamento potrebbero essere superiori al profilo di rischio.
È ovviamente indispensabile comunicare in maniera adeguata l’ipotesi diagnostica ed i possibili benefici alla persona interessata.
Bibliografia:
- Saivin, S; Hulot, T; Chabac, S; Potgieter, A; Durbin, P; Houin, G (Nov 1998). “Clinical Pharmacokinetics of Acamprosate“. Clinical Pharmacokinetics. 35 (5): 331–345. doi:10.2165/00003088-199835050-00001.
- Plosker, GL (July 2015). “Acamprosate: A Review of Its Use in Alcohol Dependence“. Drugs. 75 (11): 1255–68. doi:10.1007/s40265-015-0423-9
- Tsai, GE; Ragan, P; Chang, R; Chen, S; Linnoila, VM; Coyle, JT (1998). “Increased glutamatergic neurotransmission and oxidative stress after alcohol withdrawal“. The American Journal of Psychiatry. 155 (6): 726–32. doi:10.1176/ajp.155.6.726
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Buongiorno mio figlio purtroppo da 30 anni dal servizio militare_diagnosi schizofrenia con spero autistico _ dopo vari tentativi e ricoveri ora in associazione con clozapina al dosaggio 300 giornaliero gli stanno soministrando serenase 10mg 4 gtt x 3 volte al di / sono molto preoccupata,
Abito nel Veneto