Così vicini eppure anche così lontani.
È questo uno dei paradossi della nostra esistenza negli anni 2000, infatti non siamo mai stati più interconnessi di adesso eppure non ci siamo mai sentiti così soli, secondo molte statistiche.
Questo elevato livello di connessione digitale tra le persone è iniziata ben prima della pandemia da COVID-19 del 2020 anche se le cose si sono espanse a dismisura in quel periodo, ma nei prossimi anni vedrete che le cose si spingeranno ancora più avanti.
Credo che qualche cosa sia successo a tutti noi in questi ultimi 20 in cui il digitale si è diffuso nelle maglie della nostra società…. e in questo video vi spiego cosa penso. #digitale #solitudine
Trascrizione automatica del video “Antipsicotici Atipici (o di “seconda generazione”): definizione, caratteristiche e funzioni” presente su YouTube, Facebook ed Instagram.
La trascrizione del video è stata attuata mediante il servizio di trascrizione vocale di google e, anche se è stato rivisto manualmente, non si garantisce per una completa correttezza del testo trascritto.
Cosí vicini eppure anche cosí lontani, è questo uno dei tanti paradossi della vita negli anni 2000, infatti non siamo mai stati più interconnessi di adesso eppure non ci siamo mai sentiti cosí soli, cosa ne pensate?
Bene, perchè quindi ci sentiamo cosí soli in questo Mondo iperconnesso? L’automobile ha sostituito l’autobus. Il lavoro da casa, o peggio la disoccupazione, ha sostituito quello in fabbrica o in ufficio.
La televisione ha sostituito le sale da ballo, e Netflix il cinema. Il bar o il pub si sono trasferiti sui social network. Twitter è il surrogato della pausa davanti alle macchinette per il caffè.
Il senso della collettività e l’attenzione per la comunità a cui apparteniamo sta lentamente deragliando verso l’individualismo.
Le conversazioni “faccia a faccia” si stanno trasformando in videochiamate. Scusate se ve lo ricordo ma tutto questo ha iniziato ad accadere ben prima della pandemia da COVID-19 del 2020, ok? Certo le interazioni digitali tra esseri umani si sono espanse a dismisura in quel periodo ma nei prossimi anni vedrete che le cose si spingeranno ancora più avanti.
Non dimentichiamoci che gli esseri umani sono creature profondamente sociali ma ormai è chiaro che il Mondo è cambiato e il significato che attribuiamo alla parola “sociale” si sta trasformando.
Ben prima della pandemia, a cui tutti stiamo dando un pochino troppe colpe rispetto alla nostra capacità e possibilità di essere sociali, il numero dei miei amici virtuali stava salendo a scapito delle persone che frequentavo in quello che romanticamente chiamiamo “il Mondo reale”.
E quindi la domanda che mi faccio e che vi faccio è: siamo sicuri che abbiamo tutti questa voglia di riprendere a socializzare?
Quello che temo è che, nonostante tutto, ci dovremo sforzare per riprendere ad uscire e a socializzare con gli altri, magari mi sbaglio ma credo che qualche cosa sia successo a tutti noi in questi ultimi 20 in cui il digitale si è diffuso nelle maglie della nostra società.
Personalmente non posso dire di avere grossa nostalgia dei compact disc, delle agenzie di viaggi, di fare lunghe code in posta o in banca o cose simili, ma vi confesso che sto iniziando ad avere nostalgia di un Mondo meno connesso in cui le cose andavano con altri tempi, semplicemente più lentamente.
Ho anche nostalgia di un tempo in cui riuscivo a stare seduto o sdraiato sul divano o in spiaggia senza fare nulla, rilassato e senza pensieri.
Da piccolo mi ricordo che potevo stare delle ore seduto sul sedile dietro dell’automobile a guardare il paesaggio o le nuvole mentre adesso non riesco più a stare neppure 5 minuti senza aver bisogno di stimoli, per lo più digitali.
Guardare le maledette email, whatsapp, i miei social, leggere continui aggiornamenti di notizie su google o cose simili….
Tutto questo, credo, ci sta rendendo sempre più impermeabili al Mondo e, di conseguenz, anche agli altri. Gli altri, i nostri simili, non sono sempre OnLIne, non sono On Demand, il Mondo e i suoi abitanti hanno tutti un loro tempo, dei ritmi da rispettare e tutti noi non siamo più abituati a farci i conti.
Prendere un appuntamento per prendere un caffè al bar con un amico ormai ha lo stesso senso di frustrazione ed inutilità di fare la coda alle poste per una raccomandata…. molto meglio due emotico su whatsapp ed un vocale…. ecco che il nostro bisogno di relazione si sta contraendo sempre di più, sta collassando in piccoli episodi puntiformi di relazioni digitali rapide, semplici e stereotipate.
Ma, purtroppo o per fortuna, le relazioni tra umani non sono semplici, sono complesse, articolate, belle o brutte che siano, e tutta questa sintesi, questa velocità e contrazione ci rende poi incapaci a gestirle quando ci ritroviamo nel romantico “mondo reale”.
E quindi, cercando di non ammetterlo neppure a noi stessi, preferiamo il mondo digitale. Semplice, banale, rapido, asettico, senza complicazioni.
Ma resta il problema di come gestire la solitudine. In parole povere, per andare al punto finale, quindi la solitudine strisciante che prova una grossa fetta della popolazione Mondiale da dove deriva?
Credo che la scrittrice statunitense Edith Wharton sia stata tra coloro che hanno compreso meglio il sentimento della solitudine: lei era convinta che il rimedio al sentirsi soli non consistesse nel cercare di essere sempre in compagnia, on line o off line, oppure di essere iperconnessi nel digitale aggiungo io, ma piuttosto nel trovare un modo per essere felici prima di tutto in compagnia di noi stessi.
Non nel diventare antisociali o antisocial ma nel non avere paura di stare soli.
Quello che diceva, cito più o meno a memeoria, era di riuscire ad arredare la propria casa interiore con un tale sfarzo da viverci soddisfatti, lieti di accogliere chiunque volesse entrare a stare un po con noi, ma altrettanto felici anche nei momenti inevitabili in cui ci si ritrova da soli…..
Approfondire il concetto di Solitudine Digitale
Nel caso voleste approfondire il concetto di Solitudine Digitale vi consiglio di leggere il libro Iperconnessi. Perché i ragazzi oggi crescono meno ribelli, più tolleranti, meno felici e del tutto impreparati a diventare adulti di Jean M. Twenge.
La tesi di Jean M. Twenge è semplice ma rivoluzionaria: i ragazzi non sono più quelli di un tempo. Sono nati negli anni zero del Duemila, sono cresciuti costantemente connessi, immersi negli smartphone (iPhone in particolare) e nei social network.
La rete ha preso il sopravvento sui rapporti faccia a faccia ed i giovani d’oggi sono più ansiosi, più soli ed infelici.
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- Editore: Einaudi
- Autore: Jean M. Twenge , Ortensia Scilla Teobaldi
- Collana: Einaudi. Stile libero extra
- Formato: Libro in brossura
- Anno: 2018
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Inoltre vi consiglio anche il libro che ha lo stesso titolo di questo articolo Solitudine digitale. Disadattati, isolati, capaci solo di una vita virtuale? di Manfred Spitzer, acquistatelo al miglior prezzi su Amazon.it:
- Spitzer, Manfred (Autore)
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buongiorno dottore, sono una bipolare, sono una giovane vecchia di 64 anni. Ho letto il libro che consigliavi Psicoeducazione ecc. mi è piaciuto molto, spero anche ai miei familiari.
La mia bipolarità è apparsa nel 2015-2016. Sono seguita dal cps, prendo il litio e qualcosa per dormire.
lei non fa terapia on line? Io vivo a Milano e spostarsi fino a chiavari mi diventa un po un problema.
mi faccia gentilmente sapere che possibilità abbiamo.
Grazie per l’attenzione, cordiali saluti.
Maria Grazia Cassani