Psichiatria Digitale, che cosa si intende modernamente con questo concetto? Quali sono i suoi metodi ed i suoi obiettivi?
Il concetto di psichiatria digitale sta circolando negli ambienti accademici da ormai diversi decenni, in particolare per quello che riguarda l’utilizzo dell’informatica nella raccolta e nella gestione dei dati clinici.
Timidamente, verso l’inizio degli anni 2000, hanno fatto la comparsa alcune possibili applicazioni rivoluzionarie delle tecnologie digitali in ambito psichiatrico e medico generale, tra cui internet, la realtà virtuale, le terapie digitali, il digital phenotyping e, pochi anni dopo, la possibilità di utilizzare il web ed i social media per costruire nuovi paradigmi nel campo della divulgazione, della prevenzione primaria e della psicoeducazione.
I trattamenti in psichiatria sono cambiati rapidamente nel secolo scorso, seguendo lo sviluppo della psicofarmacologia e i nuovi risultati della ricerca.
Tuttavia, la psichiatria sta vivendo dalla fine degli anni ’90 un periodo di stallo in quanto il paradigma di ricerca, diagnosi e terapia non è poi molto cambiato rispetto ai grandi avanzamenti degli anni ’50.
Quello che si sta prospettando dal 2010 in avanti, con i progressi della tecnologia, è che la pratica della psichiatria in futuro sarà probabilmente influenzata da nuove tendenze basate su approcci computerizzati e comunicazione digitale, oltre che dalle enormi possibilità della realtà virtuale ed aumentata.
Di quali tecnologie stiamo parlando e in che modo potranno cambiare la psichiatria ed il nostro approccio alle problematiche di salute mentale? Eccovi uno schema generale:
- Intelligenza Artificiale: si tratta del basamento su cui si potranno sviluppare tutte le altre applicazione delle nuove tecnologie in medicina.
- Big Data: la possibilità di raccogliere flussi continui di dati clinici mediante il digital phenotyping potrebbe garantire un salto quantico in avanti nell’ambito della ricerca di base in psichiatria.
- Digital Therapeutics (“Terapie Digitali“): saranno il presupposto tecnologico per cui si potranno erogare interventi di terapia cognitivo-comportamentale, colloquio motivazionale, mindfulness ed altre forme di interventi non farmacologici a tutta la popolazione.
- Digital Phenotyping: si tratta dell’opportunità di raccogliere dati clinici e variabili psicologiche utilizzando device elettronici (computer, smartphone, smartwatch ed altro) per scopi di ricerca e di diagnosi.
- Telepsichiatria: sdoganata in ambito di sanità pubblica durante l’epidemia da COVID-19, la telepsichiatria rappresenta la possibilità di erogare visite, consulti ed interventi di supporto mediante i moderni canali digitali (piattaforme digitali di medicina narrativa, videochiamate, realtà virtuale e realtà aumentata).
- Realtà Virtuale e Realtà aumentata: sono tecnologie di cui si è parlato per molti decenni e che sono concretamente disponibili da pochi anni; permetteranno di dare vita ad una telepsichiatria avanzata, raccogliere dati di alta qualità a scopo di ricerca e produrre interventi di terapia digitale molto più efficaci.
- Comunicazione Digitale: l’utilizzo del web e dei social media per divulgare informazioni sanitarie al grande pubblico con il fine di attuare una prevenzione primaria ed una psicoeducazione maggiormente efficaci e di maggiore qualità.
A questo punto, per chi fosse scettico o minimizzante rispetto alla rivoluzione digitale in psichiatria, vorrei raccontarvi un piccolo aneddoto.
Nel 1961 un braccio robotico chiamato Unimate #001 venne utilizzato, in via sperimentale, per alcune saldature in un piccolo stabilimento della General Motors a Trenton, New Jersey, USA.
A partire da quella sperimentazione una visione prese vita: l’automazione stava per cambiare il volto della produzione automobilistica, e nel giro di pochi anni, la General Motors riprogettò intere fabbriche in tutti gli Stati Uniti con eserciti di robot sempre più sofisticati che aumentarono notevolmente il grado di automazione e il ritmo della produzione; quindi sia per i padroni che per i consumatori l’automazione fu una storia di successo.
Nel corso degli ultimi decenni, la spinta all’automazione, non solo meccanica ma anche (e soprattutto) digitale si è spostata ben oltre la produzione industriale, coinvolgendo ogni area della creatività e della produzione umana: cinema, cultura, economia, politica, trasporti, vendita, relazioni, viaggi, musica, lettura, educazione e molto altro.
Anche la medicina è in procinto di essere cambiata e la psichiatria pare essere la specialità che maggiormente verrà trasformata dal digitale.
Quindi non solo robot ed automazione, ma anche misurazioni di variabili sociali e psicologiche, ambienti virtuali ed aumentati, terabyte di dati e algoritmi che sembrano pronti a cambiare il modo in cui i medici diagnosticano e trattano i loro pazienti, nella speranza di rendere il processo più veloce, efficiente e preciso.
In psiq discuteremo le premesse teoriche e le sfide per realizzare le promesse della salute digitale e dell’automazione in psichiatria, concentrandoci su tutte le tecnologie digitali disponibili ed applicabili concretamente alla salute mentale: cartelle cliniche elettroniche (EMR), e-prescrizione, supporto decisionale clinico basato su algoritmi, digital phenotyping, realtà virtuale, DTx e molto altro.
Siamo consapevoli della presenza di diversi ostacoli per l’automazione digitale nella salute mentale, tra cui la valutazione della potenziale diminuzione della connessione umana tra paziente e medico è forse il più importante, ma in generale resta il fatto che i big data e gli algoritmi aiuteranno a ottimizzare le prestazioni degli interventi in psichiatria; la letteratura a cui facciamo riferimento dipinge un futuro altrettanto luminoso per l’automazione di alcuni interventi terapeutici che aiuterà a migliorare, ma non a sostituire, le prestazioni dei medici.
Ma il successo di qualsiasi nuovo farmaco, metodo o tecnologia nell’assistenza sanitaria dovrebbe essere giudicato sulla base dei risultati, e questi non sono forniti dai singoli medici o dal personale, ma dai sistemi sanitari nazionali.
Un’altra considerazione per i promettenti strumenti di salute digitale è la privacy del paziente: non è mai stato così facile raccogliere dati rilevanti (o potenzialmente rilevanti) per la salute mentale, che si tratti di abitudini di sonno, esercizio fisico, tendenze di digitazione o tempo trascorso sullo schermo.
In aggiunta bisogna ricordare che non è mai stato così facile anche monetizzare e abusare dei dati digitali, come continuano a dimostrare le notizie composte.
Ma la dimensione dei set di dati digitali e i nuovi metodi necessari per gestirli e dar loro un senso significa che l’industria privata dovrà giocare un ruolo chiave nello sviluppo e nell’implementazione della salute digitale, proprio come fanno in altre arene tecnologiche, come lo sviluppo dei farmaci. Che tipo di attori e partner saranno queste nuove aziende di salute digitale per la comunità della salute mentale? Come garantiranno che i dati sulla salute mentale siano sicuri e che il consenso del paziente per il loro uso e riutilizzo sia trasparente, tutte sfide con immense conseguenze in una specialità in cui i pazienti sono tormentati dallo stigma?
Le innovazioni tecnologiche nella salute digitale e il loro potenziale per modellare la pratica clinica in psichiatria non possono essere ignorate ma, come in ogni momento di innovazione, un accurato del rapporto rischio/beneficio sembra essere il punto di partenza più ragionevole.
A questo punto le domande sono molte e su psiq proveremo a ricercare le risposte maggiormente basate sull’evidenza: Le nostre istituzioni e i nostri politici sono all’altezza del compito di trovare il giusto equilibrio tra un’efficace condivisione dei dati e la protezione della privacy, o la velocità vertiginosa della tecnologia digitale li travolgerà? L’automazione aiuterà i pazienti a raggiungere cambiamenti positivi e a lungo termine nella loro salute mentale, o i guadagni rapidi alla fine soccomberanno e saranno annullati dalle stesse vecchie barriere di risorse inadeguate dentro e fuori i nostri ospedali e cliniche?
Dopo questa breve introduzione alla psichiatria digitale, prosegui leggendo il secondo articolo su questo argomento.
Bibliografia:
- Hariman K, Ventriglio A, Bhugra D. The Future of Digital Psychiatry. Curr Psychiatry Rep. 2019 Aug 13;21(9):88. doi: 10.1007/s11920-019-1074-4. PMID: 31410728.
- Ebert DD, Harrer M, Apolinário-Hagen J, Baumeister H. Digital Interventions for Mental Disorders: Key Features, Efficacy, and Potential for Artificial Intelligence Applications. Adv Exp Med Biol. 2019;1192:583-627. doi: 10.1007/978-981-32-9721-0_29. PMID: 31705515.
- Ebert DD, Cuijpers P, Muñoz RF, Baumeister H. Prevention of Mental Health Disorders Using Internet- and Mobile-Based Interventions: A Narrative Review and Recommendations for Future Research. Front Psychiatry. 2017 Aug 10;8:116. doi: 10.3389/fpsyt.2017.00116. PMID: 28848454; PMCID: PMC5554359.
- Tang S, Helmeste D. Digital psychiatry. Psychiatry Clin Neurosci. 2000 Feb;54(1):1-10. doi: 10.1046/j.1440-1819.2000.00628.x. PMID: 15558872.
Ultimi post di Valerio Rosso (vedi tutti)
- Neurobiologia del Piacere e della Felicità - 27/05/2023
- Brain Restart: i migliori PSICONUTRACEUTICI - 17/05/2023
- Psichiatria per Psicologi: il miglior libro per superare esami e concorsi. - 07/05/2023
Lascia un commento