Covid e Salute Mentale: sono mesi che sentiamo sui vari media notizie allarmanti su ipotetici rapporti tra pandemia da Sars-Cov-2 e l’ipotetico dilagare di nuovi casi di depressione ed ansia.
A parlare di questa inquietante ipotesi di un’epidemia di disturbi psichiatrici sono spesso anche alcuni luminari della Salute Mentale.
Vi confesso che tutto questo a me ha piuttosto preoccupato, sia per le imprecisioni terminiologiche che ho ascoltato, ma anche (e soprattutto) per la tesi di fondo.
Una cosa è sicura, e cioè che il rapporto tra la divulgazione sanitaria e la pandemia non è mai stato ben impostato, sin dall’inizio; la criticità ha riguardato infettivologi e virologi in primis ma poi anche noi psichiatri abbiamo dato il nostro contributo negativo.
Ovviamente tutti i media, molto rapidamente, hanno raccolto al volo i commenti azzardati, le opinioni prive di evidenza e le constatazioni fantasiose degli psichiatri più “catastrofisti” che non hanno avuto remore a profetizzare delle epidemie di depressione e di ansia correlate al COVID-19.
Come vedete, infatti, sono tantissimi gli articoli e le news, online ed off line che rimandano a questo ipotetico rapporto tra Covid e Salute Mentale (e, ultimamente, anche tra vaccino e salute mentale):
È anche molto interessante notare lo “stile” con cui vengono prodotti i titoli di questi articoli: ambiguo, melodrammatico, sensazionalistico ed impreciso.
In pratica sono tutti titoli clickbait che spingono il lettore a leggere compulsivamente articoli che poi, spesso, dicono altre cose, tenendosi sul vago, lasciando solo “intuire” senza mai esplicitamente “affermare”, semplicemente suggerendo al lettore elementi fortemente proiettivi su cui ognuno di noi può “appicciare” le proprie opinioni personali ed i propri pregiudizi.
D’altra parte tutto questo media hype relativo a salute mentale e pandemia ha le radici in una notevole mole di articoli che riguardano, ad esempio, le parole chiave “mental health” e “covid-19” su motori di ricerca specialistici come PubMed, e infatti sono circa 10.000 i risultati presenti sul famoso motore di ricerca medico-scientifico che alimentano in qualche modo questa associazione.
Anche perchè, sia che si tratti di informazione scientifica o di divulgazione, l’infodemia correlata alla pandemia da COVID-19 è comunque un business.
Senza dubbio quando produciamo banner sui siti dei giornali, ads prima dei video,campagne di personal brand di medici o funnel di vendita, al giorno d’oggi il traffico del web è, prima di tutto, una questione di soldi.
Ma veniamo adesso al concetto principale di questa mia breve riflessione.
Quello che voglio comunicarvi con forza, parlando di effetti psichiatrici e psicologici della pandemia, è che, ad oggi, non risultano in alcun modo evidenze che siano in corso epidemie di disturbi depressivi o di disturbi d’ansia correlabili direttamente agli effetti del virus.
Questo è quello che emerge piuttosto chiaramente da ricerche condotte con modalità appropriate e con il necessario rigore, anche se ci sono ipotesi (tutte da verificare) che l’infiammazione generalizzata dell’infezione da SARS-CoV-2 potrebbe essere correlabile a quadri depressivi.
Questo per quello che riguarda un’azione diretta del virus su sintomi psichiatrici.
Alcune considerazioni a parte andrebbero invece fatte per quello che riguarda gli effetti indiretti della pandemia sulla nostra salute mentale.
Certamente ci sono dei sottogruppi di popolazione esposti al COVID-19 che sono ad alto rischio per una molto specifica morbilità psichiatrica, in particolare quelle persone che hanno sperimentato l’infezione da SARS-Cov-2 con un quadro clinico grave nell’ambito di un reparto di rianimazione dove, i dati ci dicono, il rischio di morte era di circa il 40%.
Chiaramente queste persone sono e, potranno essere nel prossimo futuro, maggiormente a rischio di un disturbo chiamato PTSD, ovvero Disturbo da Stress Post-Traumatico, in relazione all’esperienza vissuta e non ad un effetto diretto del virus.
Allo stesso modo chi non ha vissuto traumi di cosí alto livello potrebbe aver sofferto di altri effetti indiretti del virus, ovvero di uno stress meno grave ma continuativo correlabile ad alcuni cambiamenti dello stile di vita pre-COVID:
- Dieta malsana
- poca attività fisica
- cambio nei pattern sonno-veglia
- struttura delle giornate “scombinata”
- lunghezza dell’isolamento
- molto tempo davanti a schermi
- perdita del lavoro
- abuso di sostanze (alcol +250%)
Ma anche in questo caso non si tratta di veri disturbi depressivi o di veri disturbi d’ansia ma bensí di disagio mentale connesso a possibili Disturbi dell’Adattamento con ansia o umore depresso.
Tutt’altra cosa, ok?
Ci sono poi delle possibilità che dei pazienti già affetti da depressione o da altri disturbi si siano aggravati per la chiusura dei Servizi o per lo stress da lockdown o per altre ragioni ma, anche in questo caso, non si parla di nessuna epidemia di disturbi mentali ma semplicemente di un possibile aggravamento nuovamente per un’azione indiretta della pandemia.
Queste considerazioni a mi parere sono molto importanti dato che con delle premesse azzardate del tipo “dopo la pandemia da COVID-19 avremo una pandemia di disturbi mentali” si potrebbero avere dei comportamenti di diagnosi e cura quantomeno inappropriati, come ad esempio una iper-prescrizione di psicofarmaci.
Allo stesso modo anche la sofferenza degli adolescenti durante le misure di contenimento della pandemia che, ad oggi, potrebbe essere il dato maggiormente verificato, andrebbe analizzata con grande cautela, competenza e spirito critico per fornire una adeguata chiave di lettura e delle soluzioni che non necessariamente saranno di tipo esclusivamente psicologico e psichiatrico ma richiederanno, con ogni probabilità, un reale ed onesto approccio bio-psico-sociale.
In generale, secondo questa prospettiva, quello di cui le persone potrebbero realmente aver bisogno dopo questa tremenda pandemia potrebbe essere semplicemente un nuovo lavoro, un miglior welfare, delle migliori relazioni interpersonali, degli stili di vita più salubri e maggior equità sociale.
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Interessante come sempre dottore!!
Cosa consiglia per chi, come me, sta vivendo questo disturbo di adattamento che si manifesta con uno stato ansia?Quale tipo di approccio psicologico?Terapia cognitivo comportamentale?Io,oltre all’aiuto psicologico,ho subito cominciato la pratica mindfullness,che non conoscevo,attività fisica giornaliera e corretta alimentazione per cercare di calmare l’ansia. Il problema è che la terapia psicologica ci metterà un bel po’prima di apportare giovamento..