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Valerio Rosso

Psichiatria, Salute Mentale e Neuroscienze

Adattamento ed Adattabilità in Salute Mentale

12/08/2021 da Valerio Rosso 2 commenti

Per adattamento si intende l’insieme delle reazioni di un individuo tendenti a modificare la sue strutture (psichiche e fisiche) ed il suo comportamento con il fine di rispondere in modo armonico alle condizioni che l’ambiente gli propone.

Caratteristica della materia vivente è la capacità di raggiungere sempre nuovi stati di adattamento, e cioè quella caratteristica indispensabile per raggiungere un buon livello di benessere psicofisico ovvero l’adattabilità.

Le piante si adattano al volger delle stagioni con il perdere e il mettere le foglie ed i frutti; quelle del deserto sono prive di foglie per evitare che la troppo evaporazione delle stesse inaridisca il tronco dell’acqua che vi si trova accumulata e che è necessaria per la vita.

L’essere unicellulare amoeba risponde alle stimolazioni offensive con movi­menti, detti appunto “ameboidi” (e cioè di scivolamento, retrazione, allunga­mento, di tutto o parti del corpo) diretti ad allontanare immediatamente dalla causa lesiva il punto attaccato, cui fa seguito la trasposizione di tutto il corpo; essa può anche allungare una parte di sè stessa per inglobare gli elementi nutritivi e trarli a sè.

La medusa, il cui sistema nervoso è costituito da un ganglio centrale dal quale irradiano (a mò di stecche di un ombrello) fibre nervose che raggiungono gangli periferici distribuiti sotto la superficie esterna e riuniti fra di loro a corona, ha movimenti più complessi di fuga e di ricerca a significare la messa in azione di un sistema nervoso suddescritto delegato a ricevere e valutare gli stimoli onde coordinare l’azione.

Allo stesso modo, se portiamo cani africani a pelo corto e ruvido in clima freddo, osserveremo che il loro pelo, con il passare del tempo, si allungherà e come sempre più lungo comparirà nei discendenti.

Al contrario, osserveremo pure come riportando una parte di discendenti nel paese di origine, africano, il pelo degli stessi si accorcerà per adattarsi ancora alle nuove condizioni di temperatura ambientale dimostrando che il carattere “pelo lungo” (sempre presente in quelli rimasti in clima freddo) era stato acquisito per adattamento ambientale. Acquisizione che non era però divenuta ereditaria in ossequio al principio della genetica che afferma come “ogni carattere acquistito non diventa ereditario“, ad eccezione ovviamente per la vera mutazione del DNA.

Nell’essere umano noi troviamo una duplice capacità di adattamento.

Se mettiamo un individuo in condizioni di vita a basse temperature (basta che lo denudiamo in ambiente freddo) osserveremo che egli avrà “orripilazione”, e cioè la pelle d’oca, perché i peli dritti tendono a trattenere uno straterello d’aria statico tra di loro a costituire un ostacolo termoisolante fra la cute e le temperatura esterna.

Contempo­raneamente avremo vasocostrizione periferica, con vasodilatazione viscerale compensatoria, per evitare la dispersione del calore attraverso la cute.

Se lo stesso uomo verrà portato in un ambiente molto caldo osserveremo, per contro, vasodilazione cutanea e sudorazione per favorire il raffreddamento della cute con la traspirazione e evaporazione del sudore e quindi anche il raffredda­mento del sangue capillare cutaneo, aumento del ritmo respiratorio con aumentata evaporazione respiratoria (« perspiratio insensibilis »), ecc.

Queste modificazioni neurovegetative sono coordinate da un sistema di nuclei che stanno alla base del cervello, nella zona diencefalo-ipotalamica, e che essendo sensibilissimi alla temperatura del sangue agiscono come un termostato regolando i meccanismi della termoregolazione.

Quelli stessi che, se sregolati, in taluni individui definiti “neurodistonici“, permettono l’accumulo di calore con aumento della temperatura corporea che si esaurisce dopo alcuni minuti di riposo: fenomeno che mette in imbarazzo tanti pazienti e tanti medici.

Ma a questi meccanismi puramente biologici, comunque primordiali, orga­nici, incontrollabili da parte della volontà, l’uomo ne aggiunge altri sotto il controllo della consapevolezza.

Al freddo, ad esempio, egli aumenterà il peso ed il volume degli indumenti scelti tra i più capaci a tenerlo caldo, modificherà financo la sua alimentazione, ecc.; viceversa per il caldo.

Quindi nell’uomo esistono meccanismi di adattamento ambientale di tipo organico, riflessi primitivi, e riflessi razionali conseguenti alla presa di coscienza delle situazioni sempre nuove con reazioni logiche alle stesse, fondata su dati dell’esperienza, con messa in moto di meccanismi psichici coscienti, volontari, conseguenti a possibilità razionali di previsione.

Cioè riflessi comportamentali intelligenti.

Il lattante al seno materno si identifica con la donna della quale ritiene di far parte.

Quanto inizierà lo svezzamento, quando si metterà seduto, da una parte prenderà coscienza del proprio corpo riconoscendolo costituito da parti che gli appartengono (ad es. le mani non saranno solo più oggetti che gli si muovono vicino, ma saranno riconosciute facenti parte della sua unità corporea) e che imparerà progressivamente ad usare: (a 4 mesi e mezzo egli avrà già imparato ad usare sufficientemente la mano ds. se destrimane, altrimenti la sn.) e contempora­neamente, o quasi, imparerà che egli e la madre sono esseri distinti, pur mante­nendo per un certo tempo la madre un’assoluta posizione di preminenza per la dipendenza plurima che il piccolo bambino mantiene da essa.

Verrà così a costituirsi il primo rapporto sociale del bimbo (la suddetta « diade » di SIMMEL) nel quale esiste da un lato il bimbo stesso e dall’altra la madre che lo alleva, nutre, difende. Egli dovrà adattarsi a questa nuova situazione « sociale ».

Se non vi si adatterà, non la supererà e potranno instaurarsi turbe del comportamento varie.

Poi dovrà adattarsi alla presenza del padre che gli aliena una parte delle attenzioni della madre; cosa della quale egli prende coscienza ed alla quale dovrà reagire adattandosi.

Supererà cioè il complesso edipico degli psicanalisti (Complesso di Elettra per le femmine) che, se non inteso in termini sessuali come gli stessi descrivono, tuttavia sottolinea una situazione concorrenziale che esiste ed è avvertita dal bambino forse in modo meno drammatico e pittoresco di quanto affermino FREUD ed i suoi seguaci.

Così il bimbo dovrà adattarsi a situazioni concorrenziali da parte dei fratelli specie se nati dopo, ecc..

Più tardi, superata la situazione edipica, il bimbo si identificherà con la figura paterna, la bimba con quella materna, e ne assorbirà i vari comportamenti sia sul piano puramente psico motorio che morale.

A questo punto comincerà ad affermarsi il Super lo e cioè l’istanza morale » che censurerà i pensieri e gli atti non ritenuti ammissibili secondo l’impostazione sociale che lo stesso Super-IO avrà avuta.

Se questa “censura” sarà debole il bambino crescerà con un– difetto di socializzazione in eccesso e quindi concederà a sè stesso margini comportamentali che per la loro estensione potranno essere considerati perturbatori per lo spazio concesso alla libertà altrui (Disturbo Antisociale di Personalità), per cui non sarà bene tollerato dalla convivenza sociale e verrà emarginato con conseguenza di reazioni di vario tipo da parte dello stesso interessato se non giunge a comprendere il perché dell’emarginazione, della limitazione e ad adeguarvisi.

Se la censura sarà troppo forte potranno intervenire delle costrizioni inamissibili, con comparsa di inibizioni insuperabili, stati nevrotici ed ansiosi, insicu­rezza, incertezza, ecc.. a tutto scapito dell’adattabilità dell’individuo prima giovane e poi adulto alle sollecitazioni dell’ambiente cui non sa entro quali limiti deve rispondere.

Esiste sempre la possibilità che il bambino trovi in se stesso le risorse per superare queste situazioni educativo-formative abnormi impostate da un ambiente familiare squilibrato in difetto od in eccesso ed entri nella società reggendosi con un proprio buon senso a raggiungere un proprio equilibrio.

D’altra parte malgrado ogni buona volontà anche le figure parentali più preparate compiono spesso numerosi, importanti errori educativi, eppure di individui disadattati con reazioni comporta­mentali importanti ne troviamo meno di quanti ci attenderemmo.

Comunque resta che la famiglia è il primo e più importante organizzatore esterno della personalità minorile la quale trova nelle situazioni predisposizionali personali (temperamento, costituzione, ecc..) non del tutto da ignorarsi, elementi ulteriormente negativi oppure positivi per l’evoluzione verso un adattamento sociale più o meno completo e valido.

Dopo la vita in famiglia il bambino entra nella scuola presso la quale, con processo di “identificazione secondaria” trova nell’insegnante un modello compor­tamentale fondamentale che tenderà a seguire, tanto che spesso padre e madre sentono opporre alle loro opinioni quelle del maestro.

Cosa che aggrava moltissimo il compito dell’insegnante, sino a poco tempo fa considerato come un distributore di nozioni più che come soggetto con evidenti compiti educativo-formativi, e che richiede allo stesso tempo una comprensione della responsabilità di tale funzione che non sempre individualmente ha o gli è stata data.

Problema questo importante se si pensa che il maestro deve introdurre il bambino in un ambiente, adattarlo ad esso, in una classe che costituisce un vero microcosmo nel quale egli troverà espresse nei compagni le più diverse forme comportamentali sia a livello fisico che morale, tra le quali dovrà imparare a destreggiarsi imitando, apprendendo, selezionando a seconda delle possibilità che la famiglia gli ha offerto proponendogli quell’istanza morale che il minore ha fatto sua.

È chiaro che il compito dell’inse­gnante educatore è ben grave perché dovrà intervenire colà ove la famiglia ha errato oppure ove il minore ha frainteso, correggendo, mutando indirizzo, ecc.. non sempre senza gravi difficoltà opposte non solo dal minore ma dalla famiglia stessa che non comprende e non collabora e sulla quale si deve agire nel senso migliore.

Rapporto scuola-famiglia nel quale le due organizzazioni sociali pren­dono le distanze.

Ed il minore, superato il “principio del piacere” affermerà il “principio di realtà e del dovere“, svilupperà lo “spirito gregario” adattandosi alla società scolare ed alle sue sollecitazioni; modificherà la sua morale sino allora imitativa verso una autonoma (che avrà pur sempre alla base le impostazioni del Super-IO) mentre il suo potenziale intellettivo evolverà con l’apprendimento, ecc.

Contemporanea­mente la tendenza all’indipendenza sarà più viva,pur giocando ancora un ruolo le 4 reazioni tipiche dell’età evolutiva (e pur sempre presenti anche nell’adulto):

  1. – quella di «dimissione» o di «abbandono» sentita più spesso verso la famiglia in genere quando quella non assiste;
  2. – quella di «imitazione» per la quale si tende ad imitare coloro che si ritiene siano i « migliori »;
  3. – quella di «opposizione o di originalità» per la quale l’individuo cerca di affermare in qualche modo se stesso;
  4. – quella di «compensazione» secondo la quale l’individuo tende a compen­sare i proprii deficit con la ricerca di affermazione in altri settori.

Nella sua evoluzione verso l’età adulta l’uomo deve trovare poi un adattamento tra le imposizioni poste da una società sempre irrequieta e mutevole verso la quale bisogna forzatamente sviluppare una certa giusta tolleranza senza però annullare la propria aggressività, che non andrà esplicata in modo distruttivo, ma costruttivo.

L’uomo primitivo riunito nel suo clan, riparato nel chiuso della caverna od annidato in una capanna a palafitte esplicava una aggressività viva, istintiva, spesso pantoclastica.

Solo l’evolversi dei raggruppamenti sociali verso forme più com­plesse ed estese lo indusse a modificare, a raffrenare tale aggressività impulsiva (purtroppo non ad annullarla e ne sono prova sia le guerre sia la delittuosità di oggi), a socializzarla, sicché adeguatamente indirizzata, è diventata sforzo inflessi­bile verso il lavoro, la ricerca, il bene comune, la difesa giustificata contro l’aggressione altrui, ecc.

Quindi l’adattabilità dell’uomo sembra proteiforme nelle sue espressioni mentre in effetti si riassume su due piani:

  1. Quello fisico dell’adattamento organico (anche l’adattamento alle malattie infettive avviene per sviluppo di difese generali ed anticorpi specifici sotto l’azione spontanea delle varie microinfezioni oppure della vaccinazione preventiva),
  2. Quello psichico attraverso una progressiva presa di coscienza di stati inerenti alla vita sociale ai quali egli può aderire completamente quali essi siano e contribuire alla loro evoluzione così come sono; sia parzialmente, tendendo cioè a modificarli a seconda dei propri intendimenti. Si tratta di valutare quanto questi intendimenti siano utili alla società stessa e quanto di più ancora possano esserlo le variazioni che si vuole portare. Ora quest’ultimo tipo di adattamento può essere per taluni assai difficile in quanto la loro « maturazione affettiva » e quindi la evoluzione della loro personalità verso stadi di maggiore equilibrio emotivo, affettivo, ecc.. passando attravero le fasi descritte prima, non è stata regolare (arresto o regressione a stadi evolutivi infantili degli psicanalisti).

Comunque il grado di adattabilità a livello psichico-psicologico che ogni individuo possiede, ha grande importanza ai fini della determinazione delle provvidenze che si possono prendere sia per una prevenzione delle malattie mentali in genere sia per un trattamento del malato ormai affermato, dal punto di vista della risocializzazione e quindi della guarigione.

In relazione a questo concetto troviamo il grande, ed importante, capitolo dei Disturbi dell’Adattamento che ho trattato in più parti di questo blog e del mio canale YouTube.

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Valerio Rosso

CEO a valeriorosso.com
Mi chiamo Valerio Rosso e sono un medico, psichiatra e psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico. Da anni divulgo i principali temi della Salute Mentale, delle Neuroscienze e della Medicina Digitale come blogger e come YouTuber. Alcune persone mi conoscono anche come musicista (cercatemi su Spotify, iTunes e YouTube Music).
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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Poeira dice

    13/08/2021 alle 9:31 am

    Ho una domanda che riprendo dai discorsi di Van Der Kolk, che sicuramente conoscerà. Lui afferma che la psichiatria ha abbandonato la ricerca nell’ambito degli stressor psicosociali a favore della ricerca sulla neurobiologia e sulla genetica per il semplice motivo che non vogliamo confrontarci con gli effetti duraturi della povertà e della violenza sul cervello, perché questo comporterebbe delle riflessioni scomode sulla prevenzione e sulle politiche di salute pubblica. L’essere umano quanto ein grado di adattarsi alle difficoltà, magari senza il dovuto supporto sociale? Lei che ne dice, la psichiatria subisce ancora pesanti influenze politiche come al tempo di Freud?

    Rispondi
  2. Marco dice

    13/08/2021 alle 1:15 pm

    Mi associo al commento.Devo dire che io ho trovato nella Psichiatria uno spazio di ascolto e francamente di reciproca stima ma rimane il fatto che se continuiamo a spostare su chi si ammala e non sugli agenti xhe fanno ammalare arriviamo al paradosso di dire che un malato oncologico va curato senza chiedersi se sia sano eliminare l’amianto in casa.Cioe’ adattarsi a materiali cancerogeni significa morire.La Psiche non e’ che funzioni diversamente.La nostra società propone successo e immagini stellari,ha demolito il concetto di comunita’ e ha proposto una vita fondata sull’incertezza,sull’assenza di lavoro,sull’assenza di tutele ma cosa grave sull’assenza di Sanita’.In sostanza e’ un mondo narcisistico e fortemente antisociale.Io ho una laurea in legge un master e sono dovuto finire nello studio legale paterno perché non riuscivo a trovare una collocazione professionale nella mia zona di origine.In sostanza il mio territorio non offre lavoro rispetto alle mie competenze.Mio Padre mi manipola,mi sfrutta,mi tratta malissimo esattamente come quando ero bambino.Il mio era un iperadattamento.Oggi sono un adulto iperadattato.Ho dovuto affrontare da solo 10 anni di inferno con un Caregiver affetto da disturbo bipolare con deliri di persecuzione.La mia adattabilità si e’ dovuta scontrare con l’Asl assente,la Psichiatria impotente(non possiamo imporre farmaci),lo stigma sociale(Famiglia evaporata) e l’unico sostegno che ho avuto sono stati il mio Psichiatra xhe e’ un uomo meraviglioso e due psichiatri su Medicitalia.Se non era per Pacini e il suo collega xhe pazientemente mi riportavano ad una Cognitiva centrata on line e gratuitamente io nn lo so come avrei potuto agire.In conclusione penso che l’adattabilita’ dipenda anche dalla qualità delle relazioni Lei dott.Rosso per esempio ispira fiducia e nonostante abbia una simpatia per la tecnologia si sente che ha un giardino interno di valore.Ecco le persone come lei come me come Pacini come il mio Psichiatra permettono la creazione di una comunita’ di relazione e su quella si basa poi una dimensione sociale che ne e’ proiezione non distruzione.Il nostro disadattamento risponde ad un modello sociale che chiede la presenza non di uomini in carne e ossa ma di robot con la forma di umani.Psicopatici e Narcisisti sono le persone xhe meglio funzionano.Io ho problemi grossi perché ho un’etica ma se continuamente mi si chiede di metterla sotto i piedi,mi disadatto.Ho una empatia.Credo xhe il lavoro sia un generatore di senso sociale non uno spazio di distruzione e di schiavizzazione.Questo e’ il problema che si interfaccia con la Psichiatria.La Psichiatria registra solo fenomeni che rispondono in modo originale ad una invivibilita’ legata alla disumanizzazione dello spazio intersoggettico collettivo e interpersonale.In sostanza le persone sono merci e le merci valgono piu’delle persone.Alla lunga ci si ammala.E poi abbiamo una societa’ ipercontrollante,ingiusta,imprevedibile e molto violenta con una struttura statale che chiede molto ma non offre nulla.Le nostre città stanno diventando spazi confusi iperfuturistici privi di una dimensione a misura di uomo;il caos delle informazioni che non hanno piu’ filtri dall’autorità ha creato disadattamento;internet ha rivoluzionato lo psichismo generando dipendenza affettiva da telefonini e pc;in sostanza la nostra vita e’ peggiorata molto rispetto a quella dei miei nonni perché e’ troppo complessa;la stessa Psicologia rinuncia a parlare dell’uomo e parla di coping.La meccanizzazione di un uomo prevede la distruzione del suo mondo interno sensiente e condivisibile con gli altri in quanto uomo in una comunità di persona.La scienza sembra arrivare sicut sagitta a distruggere il mondo umano con informazioni aggressive e violente e con scoop che sembrano essere Blitz informativi continui…bene io nn conosco una persona che non prende antidepressivi e ansiolitici.Solo persone ripeto con tratti narcisistici e antisociali molto forti stanno benissimo e questo lo possiamo ritrovare anche nelle economie dove camorristi e ndranghetisti vivono perfettamente adattati in questa societa’.Si ammalano le persone sensibili,quelle sane ed emozionali perché non riescono a capire il modello sociale attuale che ripeto tratta le persone come animali e gli animali come persone.La Psichiatria purtroppo non puo’ cambiare il mondo che fa sempre più pena ad occhio umano Ad occhio robotico nulla ha senso per cui..si va avanti verso un futuro a misura di psicopatico.

    Rispondi

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