Disturbi dell’Adattamento (DA), perché nessuno ne parla?
In realtà potrebbero rappresentare non necessariamente il più grave ma il più frequente problema di Salute Mentale delle persone.
Sono anni che cerco di mettere in evidenza, su questo blog e sui miei canali social, questa categoria del DSM (“Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders“) a cui pochi psichiatri si riferiscono nella loro pratica clinica quotidiana.
Sul piano della frequenza parliamo di un disturbo assolutamente rilevante.
Uno studio multicentrico nei servizi di psichiatria di consultazione negli Stati Uniti, Canada e Australia ha scoperto che i disturbi dell’adattamento sono stati diagnosticati nel 12% delle consultazioni psichiatriche, con un ulteriore 11% identificato come possibili ulteriori casi.
Questi tassi sono molto più alti in campioni specifici ad alto rischio come le persone che hanno perso il lavoro, con una percentuale del 27%(2) e gli individui che sono rimasti unici membri della famiglia in seguito a lutto, con una percentuale del 18% (3).
In realtà il numero e la qualità degli studi a livello Mondiale sui Disturbi dell’Adattamento mostrano come il mondo accademico sia piuttosto poco interessato a quest’area enorme di disagio mentale.
Infatti, nonostante alcune importanti premesse di ricerca indichino che i tassi di prevalenza di questi disturbi siano significativi, spesso maggiori dei disturbi depressivi e d’ansia in alcune popolazioni specifiche, i disturbo dell’adattamento hanno storicamente attirato poca ricerca empirica.
Quali sono le ragioni di questo disinteresse?
Il grande mistero dei Disturbi dell’Adattamento
Per rispondere a questa domanda bisogna ricordare la definizione di DA del DSM-5:
“I disturbi dell’adattamento rappresentano una risposta emotiva e/o comportamentale disadattiva a uno o più eventi psicosociali stressanti identificabili” (APA, 2013).
Sulla base di questa definizione si possono attuare alcune considerazioni relative allo scarso interesse che la ricerca accademica rivolge ai DA.
In estrema sintesi, e sulla base di mie personali considerazioni, le seguenti 3 ragioni forniscono una possibile spiegazione al “mistero” del disinteresse di psichiatri e psicologi nei confronti di questa potenziale enorme area di psicopatologia:
- I DA non hanno indicazione alla terapia psicofarmacologica per cui non ci sono fondi destinati al loro studio da parte delle multinazionali del farmaco.
- I DA non sempre beneficiano della psicoterapia tradizionalmente intesa per cui non ricevono la dovuta attenzione neppure dal mondo accademico psicologico.
- Le cause di stress cronico responsabili degli attuali DA sono da ricondurre allo stile di vita imposto dall’attuale Società dei Consumi e le possibili vie di sollievo da queste aree di psicopatologia infrangono le rigide regole di funzionamento dell’attuale modello economico di questa società.
È ovvio che i disturbi psichiatrici e, più in generale, la psicopatologia non possono ricevere una spiegazione ed una ragion d’essere esclusivamente in relazione al concetto di “disadattamento” e di perdita di resilienza nei confronti di plurimi elementi di stress.
D’altra parte tutte le altre entità nosologiche di cui si occupa la psichiatria (schizofrenia, disturbo bipolare, depressione, disturbi d’ansia, Disturbo Ossessivo-Compulsivo, Disturbi di Personalità, etc.) possono essere pesantemente influenzati da componenti di disadattamento in maniera anche molto rilevante.
Infine, come ho detto in molti video che vi riporto alla fine dell’articolo, si possono rilevare molte imprecisioni diagnostiche e anche veri e propri grossolani errori nella pratica di molti medici, psicologi e psichiatri che confondono il Disturbo dell’Adattamento con il “Disturbo Depressivo Maggiore” o vari disturbi d’ansia.
Un’articolo che consiglio per approfondire il tema dei DA è presente a questo link.
Inoltre, eccovi alcuni riferimenti video provenienti dal mio canale YouTube per approfondire questo concetto secondo la mia personale prospettiva:
Bibliografia:
- Strain JJ, Smith GC, Hammer JS, McKenzie DP, Blumenfield M, Muskin P, Newstadt G, Wallack J, Wilner A, Schleifer SS. Adjustment disorder: a multisite study of its utilization and interventions in the consultation-liaison psychiatry setting. Gen Hosp Psychiatry. 1998 May;20(3):139-49. doi: 10.1016/s0163-8343(98)00020-6. PMID: 9650031.
- Perkonigg A, Lorenz L, Maercker A. Prevalence and correlates of ICD-11 adjustment disorder: Findings from the Zurich Adjustment Disorder Study. Int J Clin Health Psychol. 2018 Sep-Dec;18(3):209-217. doi: 10.1016/j.ijchp.2018.05.001. Epub 2018 Jun 2. PMID: 30487926; PMCID: PMC6224856.
- Killikelly C, Lorenz L, Bauer S, Mahat-Shamir M, Ben-Ezra M, Maercker A. Prolonged grief disorder: Its co-occurrence with adjustment disorder and post-traumatic stress disorder in a bereaved Israeli general-population sample. J Affect Disord. 2019 Apr 15;249:307-314. doi: 10.1016/j.jad.2019.02.014. Epub 2019 Feb 6. PMID: 30797123.
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
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Buongiorno,
di recente è apparso un suo video con Crepaldi sull’argomento Incel, e problema di adattamento.
E mi ha lasciato perpleeesssso!!
Ebbene, quanto segue è un argomento analitico, e, come tale, si basa su Assiomi (proposizioni giustificate dall’ autoevidenza, o dall’ evidenza statistica ), su Teoremi (ossia proposizioni inferibili a partire dagli assiomi)
e su Corollari (ossia proposizioni accreditabili come conseguenze immediate di teoremi ).
E’ assai gradita una critica al mio argomento integrandolo, rettificandolo, o addirittura confutandolo, magari in maniera altrettanto analitica ed onesta.
Assiomi generali della selezione sessuale
Assioma 0.
In natura, gli esseri viventi, quando si accoppino per selezione sessuale, si accoppiano preferendo partner dotati di alcune caratteristiche (che per comodità, possiamo chiamare caratteristiche attraenti) rispetto ad altre.
Assioma 1 .
Una caratteristica, in natura, che assurga a dignità di caratteristica attraente, è necessariamente difficilissima da falsificare o da riprodurre.
Assioma 2.
Una caratteristica, in natura, che assurga a dignità di caratteristica attraente, segnala necessariamente quanto segue: salute, capacità riproduttiva, capacità di sopravvivenza.
Assioma 3.
In generale, nell’ambito della selezione sessuale, le femmine di una specie sono molto più esigenti rispetto ai maschi della specie medesima; e ciò vale in particolare anche per la specie umana.
Assiomi particolari della selezione sessuale umana
Assioma 0.
L’esigenza selettiva delle femmine della specie umana, similmente a quella di altri primati, porta a preferire, con altissima probabilità, i maschi di alto rango sociale, e a preferire, con bassa probabilità, gli altri maschi.
Assioma 1.
I maschi della specie umana preferiscono con alta probabilità le femmine giovani e in salute, potenzialmente capaci di riprodurre, rispetto alle altre donne.
Assioma LMS
Assioma 0.
Nella società moderna occidentale, l’alto rango sociale di un uomo è dato da Look, dal money e dalla reputazione sociale.
Teoremi
Teorema 0.
Siccome in natura le caratteristiche attraenti sono improbabili da falsificare o da riprodurre, non ha senso, in assenza di autentiche potenzialità, cercare di riscuoterle con metodi naturali .
Teorema 1.
Volendo migliorare le proprie caratteristiche attraenti, in assenza di autentiche potenzialità, è dunque necessario affidarsi solo a soluzioni innaturali o a soluzioni che forzano la natura, o, semplicemente, affidarsi a soluzioni fortuite.
Teorema 2.
Ogni caratteristica attraente della personalità maschile è elettivamente tale se si correla, effettivamente o potenzialmente, ad un alto rango sociale.
(Corollario). In assenza di predisposizioni innate, attraverso la psicoterapia – essendo questa un metodo naturale – non è possibile riscuotere caratteristiche attraenti della personalità!!
Teorema 3.
In natura, moltissimi maschi della specie umana, a differenza delle femmine, sono destinati a non essere attraenti, in quanto, per antonomasia, non tutti i maschi possono essere di alto rango sociale.
(Corollario ). Anche se la società moderna occidentale dovesse cambiare i parametri che determinano il rango sociale, non risolverebbe il problema in sé dei maschi destinati a non essere attraenti, giacché una società che cambi i parametri che determinano il rango sociale è una società che sposta solamente la luce del successo da alcuni maschi ad altri maschi.
OSSERVAZIONE FINALE
La persona di sesso maschile non attraente che vede in questi assiomi, teoremi, e corollari la verità è giocoforza DISPERATO, in quanto le caratteristiche attraenti, per essere tali, sono per definizione difficilissime, talvolta impossibili, da ottenere in modo naturale.
E una persona disperata reagisce, in base alla propria personalità, con comportamenti coerenti a tale stato d’animo, il quale, a sua volta, è coerente con le verità percepite.
Pertanto, le reazioni possono essere varie, perché varie sono le personalità umane: c’è chi fa del male agli altri, c’è chi fa del male a se stesso, chi tenta strade “innaturali” come farmaci o interventi chirurgici, c’è chi fa investimenti finanziari rischiosissimi, e così via.
Alla base di tutto ciò non c’è però alcun disturbo psicologico, nessun disturbo di adattamento, ma un sentimento di disperazione perfettamente coerente con le proprie verità percepite.
Chi voglia affrontare il problema incel dunque, deve essere in grado di confutare quelle verità. Non c’è altro modo per essere convincente.
Se quelle verità non si possono confutare, allora non c’è psicologia o psichiatria che possa aiutare. L’unico sollievo, probabilmente, dove la persona di sesso maschile non attraente potrebbe trovare conforto è forse nella la religione, perché essa dà un senso alle verità orribili di questo mondo in vista di una felicità ultraterrena.
Gentile dott. Valerio Rosso,
con enorme dispiacere porto a conoscenza che è stato pubblicato un articolo sulla rivista “The Journal of Sexual Medicine” dal titolo “Psychopathology of incel (involuntary celibate): the predictive role of depression, paranoia, and fearful attachment style” scritto, tra l’altro, da professionisti di Università italiane.
Giudico tale articolo assolutamente non condivisibile, per i seguenti motivi:
(a) è un articolo che non reputo scientifico per via della (b) ma che è stato pubblicato su una rivista scientifica, e cioè su una rivista che intende apportare VERITA’ , e, in base a queste verità, viene raccomandato letteralmente quanto segue: “clinicians should consider INCEL people in the light of these psychopathological aspects here describe” e cioè “i clinici dovrebbero considerare le persone INCEL alla luce di questi aspetti psicopatologici qui descritti”;
(b) i parametri per stabilire quali siano i tratti INCEL sono stati presi dall’articolo “Masculinity Threat, “Incel” Traits, and Violent Fantasies Among Heterosexual Men in the United States” pubblicato su “Feminist Criminology (FC)”.
Insomma, trovo che i risultati dell’articolo pubblicato sul “The Journal of Sexual Medicine” siano tutt’altro che scientifici, perché si basano su assiomi (i suddetti tratti INCEL) che a mio avviso non sono affatto totalmente scientifici, ma, quantomeno, parzialmente ideologici; in merito, forse, potrei anche sbagliarmi. Ma se non sono in errore, allora la prego: in scienza e coscienza non prenda in considerazione le persone INCEL alla luce degli aspetti psicopatologici descritti nel suddetto articolo pubblicato su “The Journal of Sexual Medicine”, anzi, in scienza e coscienza, nei limiti delle sue possibilità, scoraggi i suoi colleghi a farlo, e magari, insieme ad essi, divulga il suo dissenso.
Un medico, in quanto tale, in primo luogo deve tener vivo nella propria mente il ricordo del giuramento di Ippocrate, e, in secondo luogo, in quanto scienziato, deve tener vivo nella propria mente il ricordo del principio di Popper.
Alle ideologie le eccentriche tonache dei predicatori, alle verità medico-scientifiche il sobrio camice bianco dei medici.