Patente di guida e malattie psichiatriche, un tema sempre molto caldo e non semplice da capire, ovvero l’idoneità psichica per la guida di un veicolo.
Per chi soffre di un disturbo mentale o per chi, per qualche ragione, sta assumendo psicofarmaci potrebbe non essere infrequente essere valutati da uno psichiatra per fornire alcune informazioni utili ad un rinnovo della patente, oppure per valutare l’idoneità psicofisica alla guida.
In questo post troverete una review completa sul tema del rapporto tra l’idoneità alla patente di guida in relazione alla presenza di un disturbo psichiatrico.
Introduzione su Patente di Guida e Malattie Psichiatriche
È noto che la guida di un autoveicolo per l’uomo si carica di significati personali che vanno al di là dell’atto pratico della guida. La personalità dell’automobilista e le sue motivazioni consce ed inconsce possono essere messe in relazione con determinati atteggiamenti di guida; quindi c’è una stretta correlazione tra il carattere di un individuo e le sue reazioni psicologiche al volante (10). Inoltre i fattori emotivi possono giocare un ruolo diretto od indiretto negli incidenti stradali (3). In tal senso molti studi, nel corso degli anni, hanno cercato di determinare l’influenza delle patologie mentali sulla sicurezza stradale: i principali filoni di ricerca si sono orientati nel tentativo di approfondire se:
- i pazienti psichiatrici sono maggiormente coinvolti negli incidenti stradali rispetto alla popolazione normale;
- ci sono alcune sindromi psichiatriche più coinvolte di altre nell’aumentare il rischio di incidenti;
; gli psicofarmaci usati per curare le varie psicopatologie contribuiscono ad aumentare od a diminuire i deficit di guida nei soggetti psichiatrici.
Alla base di molti lavori vi è il concetto di “accident proneness” coniato da Grenwood e coli, nel 1919 che identificava alcuni soggetti come più “inclini all’incidente” di altri; da allora si è sempre cercato di individuare quali siano le caratteristiche che contribuiscono a tale maggiore vulnerabilità (30). A tale proposito sono stati analizzati fattori di tipo biologico (patologie mediche, uso di farmaci o di sostanze), psicologico (tratti di personalità, stress emotivi), e socioculturali (eventi di vita, valori culturali, funzione sociale) che approfondiremo più avanti.
Bisogna però precisare che negli ultimi anni è stato in qualche modo messo in discussione il concetto di “accident prone”: infatti si è notato che se un soggetto poteva essere definito in un certo periodo (quello dello studio) come “incline agli incidenti”, tale definizione, per lo stesso soggetto, ma in un tempo successivo, poteva non essere più adeguata.
Oggi si tende, perciò, ad affermare che la definizione di Greenwood non è più sufficiente, e che le caratteristiche che rendono un soggetto ad alto rischio di incidenti possono essere potenzialmente modificabili e comunque temporanee, per effetto della interazione di variabili biopsicosociali (ad es. uso di sostanze, psicopatologie, fattori di personalità, fife events) (34).
Patente di Guida e Medicina Generale
Patologie mediche: Molte patologie mediche indeboliscono le capacità di guida; sembra, infatti, che circa la metà degli incidenti con gravi conseguenze coinvolgano guidatori affetti da malattie organiche e/o psichiatriche (29), o, comunque, che almeno il 20% degli incidenti abbia alla base una condizione clinica.
Inoltre la frequenza e le caratteristiche di guida influiscono sulla salute dell’organismo, specialmente con la comparsa di disturbi gastrointestinali, algie muscolo-scheletriche, patologia emorroidale, obesità e, in maniera minore, disturbi cardiovascolari (35).
Uno studio (34) ha preso in esame un campione sano comparandolo con soggetti affetti da patologie croniche suddivise in:
- patologie organiche: epilessia, disturbi cardiovascolari, diabete, ed una miscellanea tra cui disordini motori e parkinsonismo, poliartrosi, difetti visivi, disordini endocrini, S. di Ménière, ritardi mentali, demenze, cefalee;
- patologie psicosociali: disturbi psichiatrici, alcoolismo, abuso di sostanze e farmaci.
I risultati dimostrano che i soggetti con patologie organiche hanno tassi di incidenti e violazioni più alti rispetto a quelli con patologie psicosociali ed al campione sano, specie con il progredire dell’età.
Particolarmente frequente nelle dinamiche degli incidenti effettuati dal campione malato è la perdita di coscienza che coinvolge spesso i soggetti epilettici, diabetici, cardiovascolari, alcoolisti; meno rappresentati i soggetti con psicopatologie, con disturbi isterici (fuga), e di depersonalizzazione.
Da studi (34) effettuati su campioni non psichiatrici, al fine di valutare la relazione fra personalità ed incidenti stradali, è stato riscontrato:
- provenienza da famiglie divise e da classi sociali disagiate;
- caratteristiche di irresponsabilità, immaturità, aggressività, ostilità, iperattività;
- scarso livello intellettivo, scarsi valori religiosi, scarso controllo delle tensioni;
- elevato livello di ansia di separazione e dipendenza.
Da un certo punto di vista si potrebbe dire che un soggetto “guida come vive”.
Patologia psichiatrica ed inclinazione agli incidenti: Molte persone danno per scontato che i soggetti con problematiche di ordine psicologico siano in ogni caso più inclini agli incidenti, proprio in virtù della componente emotiva della loro malattia di base.
In generale sembra che il tasso di morti innaturali (comprese anche quelle dovute ad incidenti stradali) sia maggiore nella popolazione psichiatrica rispetto ad altre categorie (29).
Ma altri studi hanno ribaltato convinzioni consolidate (20); in particolare una ricerca su pazienti psicotici che usufruivano di inserimento lavorativo con l’utilizzo di macchinari industriali ha verificato che non si erano resi responsabili di alcun incidente nel corso di otto anni.
Ciò fa presumere che questo tipo di pazienti, in seguito ad adeguata riabilitazione, possa essere ritenuto un lavoratore forse più sicuro di altri (5). Vari autori ritengono che non vi debbano essere pregiudizi nella riammissione alla guida di pazienti psichiatrici, dopo una temporanea revoca della patente, se essi hanno ottenuto buoni riscontri al riesame della loro pratica (12).
Idoneità alla Guida e Patologie Psichiatriche
Epidemiologia: Per quanto riguarda l’esperienza di guida, qualche autore ha valutato la percorrenza chilometrica media annuale effettuata da soggetti con psicopatologie, sembra che per i maschi si aggiri intorno ai 16500 chilometri, conto i 18000 km dei soggetti che abusano di farmaci, ed i 19650 km del campione sano. Per le femmine i dati sono rispettivamente di 8250 km, 9750 km, e di 7500 km (36).
In uno studio che comparava pazienti psichiatrici con soggetti affetti da patologie organiche, come artrite reumatoide e tubercolosi, ed un campione sano, risultava che, in proporzione, i primi due gruppi (perciò anche quello con pazienti psichiatrici) possedevano un numero limitato di patenti ed avevano minor esperienza di guida annuale (22).
Il dato “grezzo” di molti studi, Crancer (1969), Eelkema (1970), Kastrup (1978) (3), indica una maggiore rappresentazione di pazienti psichiatrici negli incidenti stradali rispetto al resto della popolazione (22); per Waller (1965) il tasso è doppio (36), soprattutto per il sesso femminile, con età compresa tra 25 e 54 anni, spesso alla guida di veicoli noleggiati e rubati e senza una patente valida; frequente la guida in stato di ebbrezza (18).
Nel complesso è stato stimato che più del 25% dei conducenti coinvolti in incidenti avevano deficit di guida dovuti all’uso di alcool, sostanze e farmaci, o concomitanza di disturbi emotivi o stressanti (8). Per quanto riguarda le caratteristiche dell’incidente in cui è coinvolto il paziente psichiatrico risultano sovrarappresentati gli incidenti singoli e le collisioni con pedoni (34).
Problematiche nosografiche: Ma quali sono le categorie diagnostiche più rappresentate negli incidenti stradali? Vi sono categorie nosografiche da considerare particolarmente a rischio?
Per Selzer (1968) sarebbero sovrarappresentati paranoici e depressi (30). Crancer ( 1969) trovò tassi più elevati nei pazienti nevrotici ed in quelli con disturbi di personalità, mentre una percentuale del tutto simile al gruppo controllo avevano gli schizofrenici. Armstrong (1980) non ravvisa specifiche diagnosi psichiatriche associate ad un tasso elevato di incidenti (1). Uno studio condotto su conducenti di autobus che avevano subito ricoveri psichiatrici ha evidenziato, dal punto di vista diagnostico, un’alta frequenza, statisticamente significativa, di disturbi affettivi, disturbi paranoi-dei e disturbi dissociativi psicotici. Meno rappresentati i disturbi maniaco-depressivi ed i disturbi reattivi (27).
Ma recentemente è stato messo in evidenza che molti studi erano per così dire “viziati” dalla scarsa omogeneità ed eccessiva variabilità dei gruppi diagnostici psichiatrici.
In pratica, anche se sembra innegabile che i pazienti psichiatrici abbiano nel complesso un tasso di incidenti maggiore del gruppo di controllo, tale sovrarappresenta-zione sembra dovuta soprattutto a due categorie nosografiche: gli alcoolisti ed i soggetti con disturbi di personalità. In ogni caso può risultare difficile comprendere quali specifiche tipologie psichiatriche siano quelle più a rischio (31).
Vari studi sono perciò arrivati alla conclusione che se si escludessero gli alcoolisti, i soggetti che abusano di sostanze, ed i disturbi di personalità, probabilmente non si riscontrerebbero tassi di incidenti più elevati nei pazienti psichiatrici rispetto al resto della popolazione (29).
Alcuni autori, che non hanno escluso l’importanza dei fattori mentali nella dinamica di molti incidenti stradali, hanno però affermato che spesso questi fattori psicologici non sono comunque da considerare di natura prettamente psicopatologica, ma aspecifici fattori di personalità, disordini della concentrazione e dell’attenzione, eccessiva tensione e sintomi astenici. Tali alterazioni diverrebbero particolarmente significative negli anziani (16).
Rapporto tra Patente di Guida e le varie Patologie Mentali
Sembra che i più rappresentati, nel coinvolgimento in incidenti, siano i soggetti con disturbi di personalità (22%), seguiti da quelli con abuso di alcool e droghe (15%), dalle nevrosi (14%), dai disturbi reattivi brevi (13%), infine i disturbi maniaco depressivi (7,6%), e le sindromi schizofreniche (1,61%) (18).
Inoltre si può considerare che i disturbi di personalità abbiano un tasso di incidenti maggiore, rispetto al controllo, del 144%, le psiconevrosi del 49%, mentre le sindromi schizofreniche hanno tassi sovrapponibili al resto della popolazione (34).
Anche per quanto riguarda le violazioni (guida in stato di ebbrezza, guida pericolosa, collisione e fuga, eccesso di velocità, mancato rispetto della segnaletica, difetti dell’equipaggiamento) i pazienti schizofrenici hanno tassi comparabili con quelli della popolazione sana (7).
Per quanto riguarda gli incidenti fatali sembra che i “Fatal-drivers” accusino psicopatologie più frequentemente (del doppio) rispetto al gruppo controllo: i disturbi maggiormente implicati sarebbero le s. depressive (1:1,9), depressione con intenti suicidari (1:2,2), i disturbi di personalità (1:1,7), la ideazione paranoidea (1:1,5). Molto frequenti anche gli stress sociali con importanti conflitti interpersonali, recenti nuove responsabilità professionali e crisi finanziarie nei dodici mesi precedenti; oppure discussioni col partner o colluttazioni nelle sei ore precedenti (riscontrati nel 19% dei F-drivers) (30).
Ma vediamo nel dettaglio la relazione tra le varie categorie diagnostiche psichiatriche e la sicurezza stradale:
- psicosi organiche: tali pazienti in quanto spesso confusi, disorientati con deficit cognitivi, di attenzione e di giudizio, come nel deterioramento psicorganico senile, sono spesso coinvolti in incidenti e sono da considerare ad alto rischio. Si è notato che gli incidenti provocati dalle persone anziane dipendono spesso dal mancato arresto allo stop, alla scarsa capacità di mantenere la destra nella propria corsia, alla difficoltà di inserirsi correttamente nel flusso viario. Tali errori sembrano dipendere da difficoltà di percezione, di concentrazione, da un certo livello di bradipsichismo, dal facile affaticamento, dalla presenza di tremori e vertigini (29).
- psicosi funzionali: le capacità di guida sono spesso ridotte durante la fase acuta delle psicosi endogene, ma migliorano parallelamente al miglioramento delle condizioni psicopatologiche fino ad un completo ripristino delle abilità precedenti; ciò può avvenire anche indipendentemente dalla effettuazione di terapia psicofarmacologica (15). Nel complesso, perciò, per quanto riguarda le psicosi schizofreniche non vi sono evidenze di un maggior coinvolgimento in incidenti rispetto alla popolazione normale. Lo stesso discorso vale per le psicosi maniaco-depressive, anche se in questo caso i rischi aumentano soprattutto nella fase depressiva per la possibile interferenza di una ideazione suicida. Questo rischio è presente in tutte le sindromi depressive, anche se tale possibilità è stata spesso eccessivamente enfatizzata (in qualche studio veniva valutata presente nel 10% dei guidatori coinvolti in incidenti!) (29).
- sindromi depressive: addirittura il 21% dei guidatori responsabili di incidenti fatali sarebbero clinicamente depressi, spesso con ideazione autolesiva mascherata; bisogna però rilevare, come già detto, che spesso si tratta di speculazioni artificiose sulla correlazione tra alcuni incidenti, specie quelli “singoli”, e forme atipiche di suicidio e di espressione indiretta di autoaggressività (29).
- disturbi d’ansia: sembra che un livello eccessivo di ansia, sia implicato in maniera rilevante nell’aumentare il rischio di incidenti. Al rapporto tra disturbo d’ansia, psicofarmacoterapia, personalità di base e capacità di guida abbiamo dedicato una sezione nella review Psicofarmaci e guida (13). Questo studio è completato, inoltre, da una ricerca pilota sulla idoneità di guida nei pazienti psichiatrici (14).
- disturbi di personalità: sembra innegabile che certi disturbi di personalità, come quello antisociale (in alcuni studi indicato presente nel 24% degli incidenti fatali) e quello borderline, con le caratteristiche di aggressività, iperattività, impulsività, tendenza all’abuso alcoolico (19) sono da considerare a maggior rischio di incidenti. I tratti di personalità che sembrano in qualche modo più legati all'”accident proness” sono il rifiuto dell’autorità e delle responsabilità sociali, l’egocentrismo, l’intolleranza alle frustrazioni, l’ostilità, l’esagerata competitività e ricerca del prestigio e del rischio, l’instabilità emotiva, la bassa autostima, la sensibilità alle critiche, il negativismo (29).
- life events: è un filone relativamente recente e che ha destato grande interesse; oggi, infatti, viene attribuita grande importanza agli aspetti reattivi ad eventi di vita stressanti in quanto spesso sono reperiti nell’anamnesi del soggetto nel periodo precedente all’incidente. Alcuni autori affermano che i life events hanno un valore predittivo sul rischio di incidenti molto maggiore dei tratti di personalità. In un campione circa il 50% degli incidenti è stato preceduto da eventi stressanti nei dodici mesi precedenti, contro un 18% nel gruppo controllo (29). I conflitti personali (32%), e le crisi economiche o vocazionali (35%) sono molto frequenti nei mesi precedenti ad un incidente fatale rispetto ad un gruppo di controllo (8%) (34). È stato notato come il tasso di incidenti aumenti del doppio nei sei mesi precedenti e successivi al divorzio, e come siano molto frequenti le discussioni con il partner nelle sei ore precedenti l’incidente (4). Sembra che nel 20% dei casi di incidenti mortali vi sia un evento “acuto”, come una discussione nelle ore immediatamente precedenti (34).
- alcoolismo: rappresenta il più grande problema per la sicurezza del traffico: gli alcoolisti sono sempre sovrarappresentati in tutti gli studi, e l’alcoolismo è tra le categorie a maggior rischio (38), pur se non da tutti gli autori sempre inserita nei disturbi psichiatrici classici. Sembra che fino al 35% degli incidenti gravi ed al 55% di quelli mortali sia correlato all’abuso di alcool (29). Le abilità psicomotorie e la capacità di critica e giudizio può essere ridotta anche da basse dosi di alcool (15). Inoltre questo può avere attività stimolante o depressogena. Gli alcoolisti presentano, comunque, diverse caratteristiche di personalità, stile di vita e di modalità di abuso, con differenti aspetti di cura e prevenzione (6). Interessante è la relazione tra le malattie psichiatriche e l’uso di alcool (25). Sembra che il disturbo paranoide, la depressione, i disturbi di personalità, la tendenza all’acting-out e l’ansia nevrotica (37) siano più frequentemente correlati all’alcoolismo, anche se permane il dubbio su quale sia, in effetti, il disturbo di base e causa principale degli incidenti. Da un lato vi è chi sostiene che l’abuso di alcool appare come la componente principale nel determinismo dell’incidente a cui può associarsi un certo disturbo psicopatologico; dall’altro lato è possibile che la psicopatologia giochi un ruolo significativo negli incidenti degli alcoolisti e che l’intossicazione alcoolica svolga un ruolo di slatentizzazione della patologia di base (34).
- disturbo da abuso di sostanze stupefacenti e/o farmaci: tra le droghe illegali sembra che siano le amfetamine ad incidere in maniera maggiore sul rischio di incidenti, ed in misura minore marijuana ed oppiacei (34). La marijuana, come l’alcool, possiede attività sia stimolante che depressogena ma permane nell’organismo più a lungo, e può alterare le funzioni mentali (26). Inoltre l’uso di marijuana può aggravare o slatentizzare episodi psicotici o altri disordini emotivi (17). Per quanto riguarda i farmaci psicotropi il problema è di grande rilevanza sociale visto il loro largo impiego nella popolazione generale, specialmente delle benzodiazepine che possono provocare un peggioramento delle abilità motorie e cognitive.
- ideazione autolesiva – suicidio: molto studi si sono incentrati, anche con qualche enfatizzazione eccessiva, sul rapporto tra incidenti (specie singoli) e suicidi mascherati. Sembra, comunque, che tra il 2% ed il 15% degli incidenti singoli siano da considerare suicidi atipici (29), ed è ipotizzabile che gli impulsi autodistruttivi inconsci siano da considerare tra i più importanti nella genesi degli incidenti (34).
Come hanno ben intuito le compagnie assicurative, l’auto può essere considerata un mezzo adatto a dissimulare un suicidio (o un omicidio) tra l’altro più facilmente accessibile, per esempio, delle armi. Le motivazioni suicide sono spesso riscontrate nei pazienti psichiatrici coinvolti in incidenti. Qualcuno parla di un rischio fino a trentaquattro volte maggiore (21). Dal punto di vista diagnostico circa il 25% dei soggetti appartiene a pazienti con disturbi di personalità, specie sociopatico, passivo-aggressivo, isterico; seguono le sindromi depressive, mentre sono poco rappresentati gli psicotici (34). Inoltre nel 50% dei casi il tentato suicidio con l’auto era stato agito impulsivamente dopo una discussione o una lite (21).
Altri studi hanno analizzato la relazione tra incidenti singoli e suicidi. Sembra che fino al 60% delle morti per traffico coinvolga auto singole, e che solo il 15% sia dovuto a difetti meccanici o del fondo stradale (32); inoltre vi è una differenza (5% vs 1%) di presenza di ideazione suicida nei soggetti coinvolti in incidenti singoli rispetto al gruppo di controllo (11).
Di qui l’importanza dello studio dei fattori psicologici incentratosi su due filoni principali: quello che rifacendosi a Freud e Menninger teorizzava che molti incidenti fatali fossero in realtà suicidi mascherati in quanto l’istinto di morte prevaleva su quello di vita, e quello di Dunbar e Alexander che inquadra una personalità accident-prone che reagiva a particolari condizioni di stress potenzialmente pericolosi.
Tali studi hanno evidenziato l’importanza sia dei life events che delle caratteristiche di personalità:
- i soggetti coinvolti in incidenti avevano di recente assunto nuove responsabilità lavorative o familiari (life events); spesso erano iperattivi ed esibizionisti, indipendenti ed alessitimici (personalità) (34);
- i soggetti con precedenti di tentato suicidio avevano di recente subito una perdita, o esperienze di fallimento o rifiuto (life events); erano impulsivi, introspettivi, tendenti all’autopunizione, dipendenti, empatici (personalità);
- in ambedue i casi spesso l’alcool svolgeva un ruolo disinibente (32);
- nei periodi in cui il tasso di suicidi è alto lo è anche il tasso di incidenti stradali,
ma il picco di incidenti è al sabato, quando i suicidi sono al minimo, mentre si abbassa al lunedì quando i suicidi sono al massimo (29). Inoltre il picco dei suicidi è ad aprile, quello degli incidenti a novembre;
- vi è un incremento del 9% del numero di incidenti stradali nella settimana seguente alla pubblicizzazione da parte dei media di un suicidio (34).
Non sembra, comunque, che i pazienti psichiatrici siano coinvolti in incidenti singoli più frequentemente dei soggetti sani (9).
Ricovero e cura: alcuni studi hanno approfondito la valutazione sulla eventuale variazione del tasso di incidenti e violazioni prima e dopo una ospedalizzazione, sia in pazienti psichiatrici che in controlli sani, per evidenziare l’utilità delle cure sul parametro infortunistico. Si è evidenziato che:
- nei pazienti alcoolisti il tasso rimaneva tra i più elevati, rispetto al controllo, sia prima che dopo un ricovero ospedaliero;
- gli psicotici ed i nevrotici avevano tassi abbastanza elevati prima dell’ospedalizzazione, ma i più bassi dopo la dimissione: paiono dunque essere quelli che meglio rispondono al trattamento. Discreta appare anche la risposta dei primi ai trattamenti psicofarmacologici, con miglioramento durante il trattamento con antipsicotici rispetto alle fasi precedenti al trattamento, nelle quali vi era un peggioramento statisticamente significativo del tempo di fermata e delle performances (2);
- i soggetti con disturbo di personalità avevano i più alti tassi prima del ricovero, con una lieve diminuzione dopo (34);
- altre misure più punitive, come revoca della patente o arresto, anche ripetute, nei confronti dei pazienti alcoolisti e dei disturbi di personalità tendono ad avere pochi effetti: tali soggetti possono essere considerati “immuni alla punizione” (11).
Elementi di Prevenzione del Danno
Il medico deve tenere conto che un adeguato inquadramento clinico può essere utile dal punto di vista preventivo: infatti una buona parte di popolazione a rischio come, per esempio, i soggetti con disturbo di personalità antisociale sono giovani guidatori che vengono a contatto con il medico in seguito ad abuso di alcool e droghe, a forti depressioni ed a tentati suicidi a cui dovrebbe seguire un’adeguata presa in carico clinica.
Nei pazienti con disturbo schizofrenico o bipolare, il cui rischio di incidenti non è comunque particolarmente alto, un eventuale scompenso clinico incide negativamente sulle abilità di guida.
In tutte le sindromi depressive andrebbe considerato attentamente il rischio di suicidio, ed eventualmente anche il divieto dell’uso dell’auto. Il medico dovrebbe, inoltre considerare attentamente l’influenza degli eventi di vita stressanti sulla condizione psicologica e sul comportamento di un soggetto (maggiore eccitabilità, instabilità, aumento dell’uso di sostanze), ed informare il paziente dei possibili effetti degli psicofarmaci sulla coordinazione motoria e sull’interazione con alte sostanze (29).
Di conseguenza si rende opportuno identificare quali siano le problematiche mediche o psicopatologiche associate ad un alto rischio di incidenti, tenendo conto che:
- spesso una condotta di guida peggiorata funziona come “campanello di allarme” nei confronti di una malattia ancora paucisintomatica. Infatti si è notato che le persone con una patologia, specie cardiovascolare, iniziano ad avere un certo deterioramento delle funzioni di guida, con un aumento del tasso di violazioni ed incidenti, circa uno o due anni prima della conclamazione clinica. Invece i soggetti che abusano di sostanze e gli alcoolisti vengono precocemente notati dai responsabili di lavoro o dalle forze dell’ordine come persone negligenti, poi come guidatori con frequenti violazioni e solo dopo un certo tempo vengono coinvolti in incidenti (36);
- negli anziani, specie dopo i 72 anni, alcune semplici misurazioni cliniche (es. M.M.S.E.) possono evidenziare un maggior rischio di coinvolgimento in avverse condizioni di guida (24). Nei pazienti affetti da malattia di Alzheimer sembra che i risultati dei test neuropsicologici siano scarsamente predittivi degli incidenti o delle infrazioni. Comunque quasi la metà di tali pazienti smette di guidare spontaneamente prima o poco dopo la formulazione della diagnosi di m. di Alzheimer (33);
- può essere utile valutare più approfonditamente dal punto di vista psicologico quei soggetti coinvolti in incidenti apparentemente casuali e che spesso, invece, vengono rapidamente lasciati andare dagli agenti stradali e dimessi dagli ospedali senza una valutazione psichiatrica. Tra gli indizi particolarmente interessanti per sospettare un intento suicida, manifesto o latente, vi sono la guida pericolosa ed in stato di ebbrezza, il colpo di sonno, la sbandata, l’alta velocità, la sistematica omissione dei controlli meccanici periodici (21).;
- anche gli incidenti “singoli” e quelli dovuti all’uso di alcool potrebbero essere inquadrate come una sorta di richiesta di aiuto, aumentando la possibilità di identificare soggetti ad alto rischio;
- per una guida sicura, oltre al monitoraggio dei deficit sensomotori e dei tempi di reazione, rivestono una grande importanza anche i fattori di personalità ed i life events;
- un’adeguata terapia, anche residenziale, della patologia mentale risulta benefica per le abilità di guida. Invece i soggetti con disturbo di personalità sono meno sensibili al trattamento. Per quanto riguarda gli alcoolisti bisogna distinguere i “social drinkers”, che spesso hanno un buon miglioramento, ed i “problem drinkers”, tra cui anche molti soggetti con disturbi di personalità, per i quali le cure e le punizioni hanno scarso effetto (“immuni ai trattamenti”) (11).
Costo sociale: È stato valutato che un incidente stradale provoca, oltre ad un danno fisico e psichico, anche una serie di conseguenze economiche e sociali sulla popolazione.
Circa un quinto dei soggetti coinvolti accusa una sindrome da stress acuta caratterizzata da labilità emotiva, ricordi angoscianti, ansia diffusa.
Un decimo del campione accusa invece l’insorgenza di un certo grado di ansia fobica negli spostamenti per circa un anno. Tali condizioni sono frequentemente disabilitanti (23).
Sembra che circa il 39% dei soggetti coinvolti in incidenti possa sviluppare, secondo i criteri del DSM III-R, un disturbo post-traumatico da stress con un certo peggioramento delle capacità sociali (lavorative, scolastiche, relazionali, in termini di spostamenti autonomi) rispetto alla popolazione sana. I principali fattori di rischio per il suo sviluppo sembrano essere precedenti episodi di depressione maggiore o precedenti sviluppi di D.RS. associati a disturbi dell’umore, di ansia, ossessivi compulsivi (3).
Lo stato psicologico dopo tre mesi è altamente predittivo dello stato ad un anno dall’incidente (23).
Tale disturbo, provocando un elevato livello di ansia prodotta ed una notevole difficoltà a mantenere il proprio ruolo sociale, genera in una grande percentuale di popolazione varie problematiche socio-assistenziali spesso ignorate (4).
Conclusioni
Si parte dalla considerazione che purtroppo solo una parte degli autori, come accennato nel paragrafo delle problematiche nosografiche, ha sistematicamente fatto una diagnosi psichiatrica metodologicamente valida nei guidatori coinvolti in incidenti. Probabilmente questo aspetto, associato alla inclusione di soggetti alcoolisti e con disturbo di personalità, specie antisociale, ha in qualche modo “viziato” il campione psichiatrico lasciando ancora nell’incertezza di quale sia esattamente l’importanza della patologia psichiatrica sulla sicurezza stradale (29).
Sembra un dato acquisito che i pazienti psichiatrici sono più coinvolti in incidenti rispetto alla popolazione normale, ma è stato comunque chiarito che non sempre e non tutti tali soggetti siano da considerare “accident prone” in quanto bisogna tenere conto anche delle variabili temporali e biopsicosociali (30).
In effetti attualmente si pensa che una persona, in un certo momento della sua vita, può essere resa particolarmente vulnerabile agli incidenti per effetto della interazione di fattori:
– biologici: patologie mediche e psichiatriche organiche, uso di sostanze e farmaci, psicofarmacoterapie;
- psicologici: certi tratti di personalità (come impulsività, aggressività, dipendenza, immaturità, esibizionismo, iperattività), psicopatologie funzionali (specie i disturbi di personalità, l’ideazione paranoidea, le sindromi depressive; meno rappresentate le sindromi schizofreniche). In particolare le motivazioni suicide, specie negli incidenti singoli, per lungo tempo ritenute molto frequenti, non sono state in seguito sempre confermate anche se rimane innegabile un certo uso dell’auto nell’acting-out autodistruttivo (34). Un dato realistico parla di una percentuale del 5% di suicidi mascherati con incidenti singoli (29);
- socioculturali: attaccamento a valori estetici e materiali, scarso rispetto delle autorità, eventi di vita stressanti, incidenza delle terapie riabilitative (30).
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Salve, se prima prendevo il risperidone, mi hanno fatto durare la patente di categoria B 1 anno e 5 mesi da quando l’ho ottenuta, ora mi scadrà a fine marzo, quanto me la faranno durare?