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Valerio Rosso

Psichiatria, Salute Mentale e Neuroscienze

Tagliarsi…. Perché i nostri figli si tagliano?

20/02/2022 da Valerio Rosso Lascia un commento

Tagliarsi, perché? Comportamenti compulsivi basati su forme di piacere autolesionistico sono in aumento epidemico nel corso degli ultimi anni.

L’autolesionismo basato sull’infliggersi varie forme di tagli sulla pelle rappresenta un disturbo comportamentale caratterizzato da una sua specifica natura che è insieme drammatica, bizzarra, sorprendente e insolita.

Non avendo mai parlato ne sul blog e neppure sul mio canale YouTube di questo dilagante fenomeno adolescenziale mi pare giunto il momento di rimediare dedicando a questo tema una riflessione che voglio condividere con tutti voi che mi seguite e che, magari, avete dei figli che si tagliano….

Identikit dell’autolesionista che ama tagliarsi

Quali sono le caratteristiche tipiche delle persone che si tagliano?

Si tratta frequentemente di donne (ma anche gli uomini lo fanno), l’età può variare dai 18 ai 30 anni (ma abbiamo frequentemente persone di età superiore o inferiore).

L’Osservatorio Nazionale Adolescenza riferisce, però, che tale comportamento sia sempre più precoce, iniziando alle volte anche a 11 anni, e sembra diffondersi sempre di più: due adolescenti italiani su dieci manifestano comportamenti esplicitamente autolesionistici.

La gran parte delle volte il comportamento autolesionista, come ad esempio il tagliarsi la pelle, avviene in segreto senza che i famigliari si accorgano di nulla anche per molto tempo.

È presente un buon livello di intelligenza ed un livello di istruzione medio-alto.

Nella storia di queste persone risultano spesso presenti traumi fisici, emotivi, sessuali o esistenziali.

Da un punto di vista psichiatrico possono essere presenti disturbi del comportamento alimentare, disturbi affettivi (depressione o disturbo bipolare) e, molto frequentemente, sarà possibile rilevare un Disturbo della Personalità (Borderline, Istrionico, Narcisistico, Evitante, o altro).

Spesso queste giovani persone arrivano all’autolesionismo in modo spontaneo, mediante sperimentazioni e tentativi sul loro corpo anche se, senza dubbio, il web ed i social media hanno creato delle community in cui avviene il sostegno reciproco in tali attività, ci si scambia fotografie e consigli per migliorare le varie tecniche di autolesionismo.

Ancora un dato importante: pare che il 50 per cento degli adolescenti che si tagliano (ovvero che praticano il “cutting”) sia vittima di bullismo o cyberbullismo.

Infine c’è una certa correlazione tra autolesionismo e suicidio per cui, specialmente in età adolescenziale, conviene tenerne conto.

Perchè alcuni adolescenti e giovani adulti amano tagliarsi?

L’adolescenza è quel periodo della vita in cui “tutto cambia“, avviene la trasformazione da bambini ad adulti.

Questo passaggio è arduo per ognuno di noi ma per alcuni lo è di più.

La dimensione della morte (quella che Sigmund Freud chiamava Thanatos, o istinto di morte) è presente diffusamente nell’immaginario dell’adolescente forse perché è il momento della perdita dell’identità infantile, che rappresenta una specie di “morte”, e la successiva acquisizione di una nuova identità adulta.

In questo contesto difficile i comportamenti autolesivi possono rappresentare una possibile strategia di sopravvivenza, alleviando una pena (le trasformazioni adolescenziali e l’aspro contatto con la realtà) attraverso un’altra pena ma di intensità minore, come ad esempio tagliarsi la pelle degli avambracci.

La messa in atto di autolesionismo consente, in ultima analisi, di focalizzare completamente la propria attenzione sul dolore fisico, allontanandola da altre rimuginazioni o memorie maggiormente difficili da tollerare.

Questa perversa strategia per far fronte al dolore psichico è talmente efficiente che rapidamente diventa una vera e propria dipendenza.

Per chi non ne ha mai sentito il bisogno, l’autolesionismo può sembrare una follia ma, in realtà, è solo la punta di un enorme iceberg di sofferenza.

Con il passare del tempo il tagliarsi la pelle ha a che fare con un elemento di rassicurazione: l’autolesionismo può diventare un rituale e i rituali sono rassicuranti, e funzionano bene a ridurre lo stress dell’ambiente in cui si vive.

In fin dei conti il fumare tabacco, una delle attività che per moltissime persone nel Mondo è molto rilassante ed antistress, rappresenta senza ombra di dubbio un rituale autolesionistico.

Infine bisogna anche ricordare che, nella storia dell’Umanità sono state molte le pratiche lesionistiche e autolesionistiche che hanno riguardato gli esseri umani: dai salassi della medicina del passato, alle pratiche di flagellazione della chiesa cattolica, sino ad arrivare ad attività sportive e fisiche in cui si hanno frequentemente esiti traumatici.

È anche curioso osservare le attenzioni che anche alcuni studiosi hanno dedicato alla pratica dell’autolesionismo come effettiva forma terapeutica: secondo uno studio russo del 2005, la flagellazione porterebbe sollievo alla depressione, diminuirebbe i pensieri suicidi ed potrebbe essere utile per contrastare le dipendenze.

Come accorgersi se un figlio o una figlia si tagliano?

L’attività del tagliarsi la pelle può essere nascosta anche per moltissimo tempo.

Accorgersi che un adolescente stà attuando rituali autolesionistici può essere anche molto difficile e, alle volte, è anche presente una forma di negazione da parte del genitore.

È davvero importante approcciarsi alla persona con modalità empatiche e mai con aggressività, cercando di passare più tempo possibile con lui o lei.

Le parti maggiormente afflitte da gesti di autolesionismo sono gli avambracci, l’interno coscia, alcune parti dei piedi o i genitali.

Inoltre la persona che si taglia manifesta frequenti cambiamenti d’umore, con passaggi improvvisi dalla rabbia o nervosismo, alla tranquillità.

Infine un altro fattore da non sottovalutare è il tempo che i ragazzi trascorrono chiusi nel bagno o nella propria camera, soprattutto dopo litigate che in qualche modo potrebbero “autorizzare” un certo periodo di isolamento.

Che cosa fare per aiutare una persona autolesionista?

L’unica cosa che ha senso fare per aiutare una persona autolesionista è quella di metterla in contatto con un centro specialistico che abbia tutte le professionalità adeguate (psicologo, psichiatra, educatore e altro) per aiutarla ad uscire da questo problema.

Quindi il mio consiglio è quello di andare, in primis, a chiedere un consiglio al proprio Medico di Medicina Generale il quale potrà mettervi in contatto con il Centro di Salute Mentale più vicino a voi, se il paziente è maggiorenne, oppure con la Neuropsichiatria Infantile nel caso di minori.

Magari, inizialmente, può recarsi a fare un primo colloquio con uno, o meglio, ambedue i famigliari per ricevere consigli e strategie su come favorire l’incontro del paziente con chi lo potrà aiutare.

Si potrà anche privilegiare un professionista privato (psicologo o psichiatra) anche se, a mio parere, le risorse presenti in un centro pubblico (minore spesa, maggiori professionisti coinvolti) potranno essere vincenti nel lungo periodo.

Certamente è molto importante fare in modo di favorire un aiuto il più possibile rapido e competente.\

Come fare ad approfondire il tema dell’Autolesionismo e del Tagliarsi?

A questo punto vi voglio consigliare alcune letture per approfondire il tema dell’autolesionismo e del tagliarsi la pelle da parte degli adolescenti.

A mio parere i migliori libri sul problema del tagliarsi tra i giovani e dell’autolesionismo sono questi:

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CEO a valeriorosso.com
Mi chiamo Valerio Rosso e sono un medico, psichiatra e psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico. Da anni divulgo i principali temi della Salute Mentale, delle Neuroscienze e della Medicina Digitale come blogger e come YouTuber. Alcune persone mi conoscono anche come musicista (cercatemi su Spotify, iTunes e YouTube Music).
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